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Il mio Giro - di Paolo Viberti: Là dove piansero i Cannibali - Eddy Merckx, le lacrime di Albissola '69, una positività che resta un mistero | Cicloweb

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Il mio Giro - di Paolo Viberti: Là dove piansero i Cannibali - Eddy Merckx, le lacrime di Albissola '69, una positività che resta un mistero

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Paolo Viberti, classe 1956, 35 anni a Tuttosport, un palmarès visivo ed emotivo di nove Olimpiadi, 28 Giri d'Italia, 8 Tour de France, innumerevoli Mondiali o Europei di ciclismo, basket, sci, fondo, slittino, baseball... Innamorato della bici, ha scalato da solo tutte le vette di Giro e Tour. Ha scritto quattro libri per la Sei: L'Ultimo Avversario, Coppi Segreto, Storia delle Olimpiadi e Storia delle Olimpiadi invernali. Si è visto riconoscere i seguenti attestati: - Premio Coni Ussi 2013 per la "stampa scritta-cronaca e tecnica" - Premio Coni per la saggistica 2012 per il libro "Storia delle Olimpiadi, gli ultimi immortali" - Premio Coni-Primo Nebiolo 2012, Regione Piemonte, quale miglior giornalista - Premio Fisi-Coni, premio Sala Stampa 2004 quale protagonista del giornalismo degli sport invernali. Oggi è freelance, ha adottato un cane da un canile e ha iniziato la seconda parte della sua vita, quella della testimonianza.

 

 

ALBENGA. Lungo la tabella di marcia della Albenga-Genova, odierna e seconda tappa del 98° Giro d'Italia, compare anche Albissola Marina, ridente centro della ceramica, posto a pochi chilometri da Savona. Proprio là, in un rinomato albergo, il primo giorno di giugno del 1969 si consumò uno dei drammi più misteriosi della storia del ciclismo, la presunta ma provata positività al doping del più forte di tutti i tempi, il belga Eddy Merckx.

Al termine della Parma-Savona del sedicesimo giorno di corsa, il Cannibale stava dominando quell'edizione in rosa con 1'41" di vantaggio sull'eterno rivale, il bergamasco Felice Gimondi. Ma proprio ad Albissola esplose lo scandalo: il responsabile dell'antidoping, il dottor Genovese, parlò di "un importante protagonista trovato positivo".

Si scatenò la caccia al colpevole che fu identificato addirittura in Eddy Merckx, anche se l'ufficialità di ebbe soltanto il mattino seguente, il 2 giugno, quando un impareggiabile Sergio Zavoli portò le telecamere Rai all'interno della stanza d'albergo dove il povero Eddy stava piangendo come un bambino.

 

Il fiammingo aveva monopolizzato la primavera di quel 1969, vincendo la Milano-Sanremo con un allungo lungo la discesa del Poggio, replicando nel Giro delle Fiandre sul Muro di Grammont e anche nella Liegi-Bastogne-Liegi. In merito al fattaccio di Albissola Eddy si è sempre dichiarato innocente e vittima di un complotto.

L'imbarazzo per quell'episodio fu enorme, anche perché Merckx stava letteralmente dominando la Corsa Rosa, nel corso della quale aveva già ottenuto quattro successi di tappa, compresa la tragica volata di Terracina, durante la quale una tribuna provvisoria cedette sotto il peso di troppa gente ospitata, schiacciando mortalmente un ragazzo che si era infilato sotto la struttura per poter vedere anche solo per un attimo i beniamini in bicicletta.

Il doping di Merckx portò a una vera e propria crisi politica fra Italia e Belgio: l'Ambasciata d'Italia a Bruxelles e il nostro Governo dovettero lavorare a fondo per evitare un incidente diplomatico tra i due Paesi. Un eccelso statista come Pietro Nenni, allora Ministro degli Esteri, si scusò a lungo con i politici di una Nazione dove il ciclismo è considerato uno degli sport più popolari, se non il primo assoluto della lista.

 

Le lacrime di Eddy Merckx ad Albissola durante il Giro 1969 © www.reportciclismo.com

 

Quale fu il prodotto trovato nelle urine di Merckx? Si parlò di Fencamfamina, stimolante presente in un farmaco proveniente da Johannesburg, in Sud Africa. Il Governo belga accusò il Giro di provvedimento infondato, visto che Merckx venne escluso dalla corsa nonostante "l'assoluta infondatezza delle accuse", come sostennero i fiamminghi.

Si arrivò anche a ipotizzare che gli italiani volessero favorire Gimondi, che poi in effetti vinse quel Giro. Tutto ciò provocò una vera reazione xenofoba in Belgio verso tanti nostri connazionali che lavoravano lassù. Merckx fu cacciato, anche se la Fencamfamina era da considerare una sostanza assai "tiepida" rispetto agli ormoni sintetici che sarabbero stati introdotti qualche anno più tardi.

 

Doping? Mistero? Dolo? Complotto? Dopo vent'anni da quel fattaccio, Eddy Merckx si sfogò fornendo la sua versione dei fatti, per certi versi davvero inquietante: «Quel prodotto mi è stato messo nella borraccia o in qualche piatto servito nel corso della cena. Due giorni prima, infatti, avevo ricevuto offerte da un corridore tedesco per perdere il Giro. E in una valigetta c'erano tantissimi soldi. Risposi con sdegno, dicendo che avrei fatto di tutto per vincerlo, quel Giro. Fu una delle pagine più amare della mia carriera».

Chi fece da intermediario? Non Gimondi, come più volte ripeté lo stesso Merckx, ma forse Rudy Altig, compagno del bergamasco alla Salvarani. Come detto, proprio Gimondi vinse quel Giro d'Italia del '69 davanti a Claudio Michelotto (a 3'35") e Italo Zilioli (a 4'48").

 

E Merckx? Come dettava il regolamento di quei tempi, fu costretto a uno stop di un mese per poi ripresentarsi alle corse affrontando il primo Tour della sua carriera, nel quale sfogò la sua rabbia con incredibile impeto. Dominò la Grande Boucle dalla prima all'ultima tappa (ne vinse sei), lasciando il secondo posto al francese Roger Pingeon, staccato di 17'54", e il terzo all'intramontabile limousino Raymond Poulidor, a 21'13".

Solo quarto Felice Gimondi, a 29'24". Al termine di quell'edizione del Tour accadde un evento unico: l'inferocito Eddy Merckx si aggiudicò non solo la classifica generale ma anche le graduatorie del Gran Premio della Montagna, della Classifica a Punti, della Combattività, della Classifica a Squadre e, se ci fosse stata, anche quella dei Giovani. Quello strapotere non fu mai eguagliato. E fu nel Tour di allora che Eddy diventò il "Cannibale".

Paolo Viberti

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