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Giro d'Italia 2015: Elia, ti vogliamo troppo bene! - Pista+strada: Viviani è un fenomeno come pochi

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Per Elia Viviani una meritatissima vittoria a Genova © Bettiniphoto

Oggi è il giorno in cui finalmente una parte ultraminoritaria degli appassionati italiani può gioire in maniera speciale, intima, profonda, e lo può fare con (e soprattutto grazie a) Elia Viviani.

O voi amici della pista, destinati a condividere con quasi nessuno il piacere del ciclismo indoor, obbligati a parlare al vento quando citate materie oscure come Inseguimento, Scratch, Keirin, talmente marginali (in un target non certo maggioritario come quello dei ciclofili) da sembrare addirittura snob, oggi a Genova con Viviani c'eravate anche voi.

Voi che non perdete una tappa di Coppa del Mondo su pista (immalinconendovi ogni volta per il declino di quella manifestazione), che d'inverno scambiate la notte col il giorno per seguire gli appuntamenti in Colombia o in Messico, che a ogni Mondiale di specialità sperate che l'Italia torni a vincere un oro, che alle ultime Olimpiadi avete palpitato con il nostro unico rappresentante nel settore (sempre Viviani, of course), oggi state vivendo un piccolo riscatto.

 

Un campioncino sdoppiato
Elia Viviani ha 26 anni, da diverse stagioni lo aspettiamo come uno dei protagonisti del nostro ciclismo, si è fatto le ossa nella Liquigas (poi Cannondale) e quest'anno è approdato alla Sky. Destinazione ideale per uno come lui.

Uno come lui, ovvero uno dei pochissimi che si dividono tra ciclismo World Tour e pista ai massimi livelli. La Sky ce l'ha nel dna, l'attitudine per i velodromi, e non ha impedito al veronese di proseguire a impegnarsi su entrambi i fronti.

E così, avendo campo più o meno libero, il buon Elia si è preparato a puntino per il Mondiale, e lì a Saint-Quentin in Francia, qualche mese fa, ci ha fatto sognare e divertire, conquistando nella settimana iridata due medaglie gagliarde e meritate; e anzi avrebbe meritato forse pure qualcosa in più. Terzo nell'Omnium (ovvero la prova multipla che comprende 6 gare), secondo (con Liam Bertazzo) nella Madison, battuto solo all'ultimo respiro dalla coppia francese Coquard-Kneisky (ecco, Bryan Coquard è un altro dei pochissimi a fare un'eccellente doppia attività in maniera continuativa).

 

La strada, tassello finora mancante
Più di qualcuno, in questi anni, ha criticato la propensione di Viviani a spendersi per la pista. Troppe energie (fisiche e mentali) da dedicare a quella/quelle discipline, col risultato che qualcosa vien tolto al ciclismo "più importante", quello su strada, e i risultati grossi non arrivano né di qua né di là.

Il 2015 del ragazzo di Isola della Scala sta zittendo i criticoni. Le citate medaglie mondiali hanno rappresentato una fondamentale boccata d'ossigeno per la pista azzurra, premiando oltre ogni misura una Federazione (non parliamo dei tecnici ma dei piani alti) che non merita la generosità di Elia.

La vittoria di oggi a Genova (ottenuta - certo! - soprattutto grazie alle esperienze maturate in pista) è invece una sorta di compimento della maggiore età su strada, per il ragazzo. Inseguito da anni, annunciato da molte affermazioni in corse minori, eppure sempre sfuggito, questo benedetto successo "di peso" era un vuoto gravoso ormai come un fardello, nel variegato palmarès del veneto.

 

Perché Viviani è un piccolo fenomeno
Ora che Elia si è sbloccato, viene spontaneo aspettarsi altre vittorie già in questo Giro d'Italia (anche se l'obiettivo minimo dichiarato - indossare la maglia rosa vincendo con la Sky la cronosquadre - sfuggito ieri, è stato ampiamente superato oggi). Ma anche non giungessero, il bilancio sarebbe ampiamente positivo.

Non ha bisogno di vincere 5 tappe in un GT, Viviani, gli vogliamo più bene se continua così come ha fatto finora: alle medaglie in pista si sommano alcuni bei successi su strada, di caratura crescente (oggi ha rotto il ghiaccio in un grande giro, domani - chissà - potrebbe ambire a una Sanremo o a qualche altra bella classica), e va benissimo così.

Nel panorama ciclistico internazionale sono già tanti i velocisti in grado di conquistare caterve di tappe, per cui ci sentiamo di salvaguardare in toto la scelta di Elia di differenziarsi, di non omologarsi. Finché continuerà questo doppio percorso in parallelo, saremo sempre dalla sua parte.

Anche perché, si noti bene: gli avversari che Viviani ha battuto oggi (specialisti delle volate su strada), in febbraio erano in ritiro da qualche parte, oppure impegnati in garette di secondo piano. Parimenti, gli avversari con cui si misurava ai Mondiali in pista in febbraio (specialisti dei velodromi), oggi sono in ritiro da qualche parte, oppure impegnati in garette di secondo piano.

Basta questo fattore per capire quanto sia meritato, per il simpatico Elia, l'appellativo di "piccolo fenomeno". Basta questo fattore per spingere qualche appassionato in più a seguirlo, tra qualche mese, anche nelle prossime avventure che si concederà in pista.

Marco Grassi

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