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Scheldeprijs 2015: Kristoff, una serie spaventosa - Una caduta fa fuori i nostri, alla fine vince sempre lui

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Con la Scheldeprijs sono 11 i centri stagionali di Alexander Kristoff © Bettiniphoto

Dobbiamo fare un po' di conti. Analizziamo la stagione 2015 di Alexander Kristoff nelle classiche. Anticipiamo che è qualcosa di spaventoso: il norvegese della Katusha nelle gare in linea disputate (e tutte portate a termine) quest'anno è finito solo una volta fuori dai 10; è accaduto alla Omloop Het Nieuwsblad, gara in cui finì appena... 11esimo.

Quella era pure la sua prima classica stagionale, e a quel punto dell'anno aveva già assommato 4 vittorie (tre tappe in Qatar e una in Oman); successivamente, Kristoff ha messo in fila: secondo posto alla Kuurne, secondo alla Sanremo (persa veramente per un'inezia), quarto ad Harelbeke, nono alla Gand, primo (strepitoso) al Fiandre. Nel frattempo, tanto per gradire, una vittoria alla Parigi-Nizza e 3 più la classifica finale alla Tre Giorni di La Panne.

 

Una costanza mostruosa
In pratica, ovunque gareggi, lascia il segno. E non si ritira praticamente mai: l'ultima volta che in un ordine d'arrivo al suo nome è stata accostata la sigla DNF (ovvero ritirato) è stata la Roubaix 2014; un solo ritiro anche nel 2013 (Plouay), uno nel 2012 (Parigi-Nizza, ultima tappa), uno nel 2011 (Roubaix). Non una gran cabala, in vista della corsa in programma domenica prossima (appunto, la Roubaix)...

Ma tornando ad oggi, chi si poteva stupire del fatto che Alexander Kristoff fosse il favorito dello Scheldeprijs (anche noto come GP de l'Escaut)? E chi, alla fine della corsa fiamminga, si è stupito per aver visto effettivamente il norvegese trionfare? La supremazia dell'uomo Katusha è quasi imbarazzante, in questo periodo. Vince con una naturalezza disarmante, con una forza invidiabile, con una tenacia ammirevole. E ovviamente, in tutto questo suo attivismo vincente, si sta conquistando un discreto stuolo di tifosi.

Risultato notevole per un corridore che quando, appena più di un anno fa, vinse la Sanremo, sollevò qualche perplessità per il fatto che l'albo d'oro della Classicissima annoverava con lui l'ennesimo nome poco noto. 12 mesi e mezzo dopo quella vittoria, nessuno nel ciclismo può dire di non sapere bene chi sia Alexander Kristoff.

 

Copione standard per una corsa piattissima
Non si offenderanno gli organizzatori se consideriamo il piattissimo Scheldeprijs l'episodio più trascurabile dell'intera campagna fiamminga. Schiacciata tra due mostri sacri come Fiandre e Roubaix, la corsa di Schoten è la più facile tra tutte quelle di questa zona, e vede praticamente sempre un epilogo allo sprint, condito da cadute più o meno gravi: stavolta non si è fatta eccezione.

La gara ha visto un'interessante fuga a 7 partita al km 31 (sui 200 totali) e composta dai belgi Frederik Backaert (Wanty), Kenneth Van Bilsen (Cofidis) e Laurens De Vreese (Astana), dall'olandese Huub Duyn (Roompot), dallo statunitense Tanner Putt (UnitedHealthcare), dal francese Vincent Jérôme (Europcar) e dall'italiano Matteo Busato (Southeast).

Il drappello ha avuto un vantaggio massimo di 4'30" al km 43, dopodiché il gruppo ha rimesso gli attaccanti nel mirino. Troppo presto, a dire il vero, visto che a 122 km dalla fine il margine era già stato ridotto a 2'30"; si è così deciso di lasciare di nuovo un po' di spago all'azione, tanto era chiaro che alla lunga sarebbe stata annullata senza grossi patemi.

 

Annullata la fuga, pronta la caduta
I 7 però hanno dimostrato buona predisposizione, e hanno resistito uniti fino a 8 km dalla fine. A quel punto, con 15" rimasti sul plotone (tirato per gran parte del tempo dalla Katusha), l'accordo tra i 7 è sfumato. Busato si è staccato, poco dopo De Vreese ha tentato la soluzione personale; su di lui si è portato Duyn, ma si trattava ormai di cartucce a salve. E il gruppo, senza batter ciglio, ha ripreso anche questi ultimi due superstiti a 4 km dalla fine.

La Sky ha lavorato per Elia Viviani fino praticamente al triangolo rosso dell'ultimo chilometro, dopodiché è stata sopravanzata dal trenino Katusha; ma appena superato lo striscione dei mille metri finali, la temuta caduta ha avuto fragorosamente luogo.

A innescare il tutto, la volontà di Andrea Guardini di guadagnare posizioni. Il veneto dell'Astana si è inserito tra Sam Bennett e Tom Van Asbroeck, e un contatto con l'irlandese ha causato il capitombolo. Siccome i tre (tutti andati giù) erano nelle prime posizioni del gruppo, in tanti sono stati coinvolti, a partire proprio da Viviani.

 

Uno sprint quasi senza storia
Dopo la caduta, a sprintare sono rimasti veramente in pochi. Meglio di tutti era posizionato il trenino FDJ, con Mickaël Delage pronto a lanciare Marc Sarreau. Ai 200 metri però le speranze del francesino si sono dovute scontrare con la dura realtà determinata dal ritorno prepotentissimo di Kristoff, che è uscito dalla sua ruota andando a vincere nettamente.

Sulla sinistra stava sprintando Matteo Trentin, ma ha chiuso in calando, mentre per vie centrali è emerso anche un ottimo Edward Theuns, infilatosi tra Sarreau e Danny Van Poppel e andato a inserirsi in seconda posizione, davanti a Yauheni Hutarovich, che aveva cercato fortuna per vie esterne, sul lato destro della strada. Quarto il 21enne della FDJ, quinto Van Poppel, per Trentin solo la sesta posizione davanti a un altro italiano, Nicolas Marini del Team Nippo.

La top ten è stata completata da Michael Van Staeyen, Tyler Farrar e Christoph Pfingsten. Dodicesimo un uomo venuto (temporalmente) da lontano, Alessandro Petacchi; al 19esimo posto si è piazzato Jacopo Guarnieri, al 22esimo Francesco Chicchi.

Marco Grassi

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