Gand-Wevelgem 2015: Una corsa con mille colpi di scena - Cronaca di una giornata indimenticabile
- Gent - Wevelgem 2015
- BMC Racing Team 2015
- Etixx - Quick Step 2015
- Lotto Soudal 2015
- Team Katusha 2015
- Team Lotto NL - Jumbo 2015
- Topsport Vlaanderen - Baloise 2015
- Wanty - Groupe Gobert 2015
- Albert Timmer
- Alex Dowsett
- Alexander Kristoff
- Alexey Tsatevich
- Alexis Gougeard
- André Greipel
- Arnaud Démare
- Björn Leukemans
- Bradley Wiggins
- Daniel Oss
- Edward Theuns
- Filippo Pozzato
- Geraint Thomas
- Greg Van Avermaet
- Jens Debusschere
- Jens Keukeleire
- Jesse Sergent
- John Degenkolb
- Jürgen Roelandts
- Luca Paolini
- Maarten Tjallingii
- Manuel Quinziato
- Marco Marcato
- Mark Cavendish
- Matteo Trentin
- Mirko Tedeschi [1989]
- Nacer Bouhanni
- Niki Terpstra
- Pavel Brutt
- Peter Sagan
- Sep Vanmarcke
- Stijn Vandenbergh
- Tim Kerkhof
- Zdenek Stybar
- Uomini
Una di quelle giornate in cui l'ultima cosa che si avrebbe voglia di fare è mettere il naso fuori di casa. Pensa la prospettiva di affrontare quasi 240 km di gara nell'uragano. E invece i 200 corridori impegnati nella Gand-Wevelgem hanno accettato la sfida, si sono messi in sella, i più credenti si saranno fatti il segno della croce tre o quattro volte, e via ad affrontare il proprio destino di faticatori indefessi.
Qualcuno di loro l'avrà fatto con gran malavoglia, ma molti avranno intravisto da subito la possibilità di essere protagonisti di una giornata di sport memorabile, e vorremmo riuscire ad essere più sobri e distaccati nel raccontarla, ma lo spettacolo cui abbiamo assistito oggi non è tanto facile a vedersi nelle corse ciclistiche di questi anni. Guardacaso, spesso è il maltempo a dare quel quid in più, a ricreare condizioni primordiali in cui l'uomo è solo contro le avversità, e può contare sulle proprie gambe e su poco altro per portare la bici al traguardo.
Non è un caso che la corsa l'abbiano conclusa solo in 39. Le condizioni erano davvero inclementi, e alcuni di quelli che non erano direttamente coinvolti nella lotta per il successo hanno optato per una più comoda risalita in ammiraglia; qualcuno ha dovuto farsi da parte a causa di cadute o guai meccanici vari, anche perché una volta che ti staccavi era quasi impossibile recuperare, in certi tratti del percorso, i più esposti al vento.
Ai 39 vanno comunque tutti i complimenti di questo mondo, perché è vero che a vincere è stato solo Luca Paolini, ma oggi - come si diceva un tempo - arrivano tutti primi al traguardo del nostro cuore.
Subito fuga, subito tempesta
In condizioni da immediata selezione naturale, la fuga del mattino non ci ha messo molto a formarsi, con Albert Timmer, Alexis Gougeard, Alex Dowsett, Pavel Brutt, Jesse Sergent, Tim Kerkhof e anche l'italiano Mirko Tedeschi della Southeast. I 7 hanno guadagnato in fretta, arrivando ad avere 9' sul gruppo (cronometraggio del km 48), mentre la media era tenuta bassa dal vento contrario: 39 km/h la prima ora, solo 34 la seconda.
Il vento faceva già danni, intanto: più e più volte il gruppo si è frazionato in vari tronconi, ma in questa fase iniziale non c'era grande volontà di farsi del male, sicché ogni volta c'erano dei rallentamenti che permettevano a chi aveva perso terreno di rientrare. Tanto bastavano e avanzavano le cadute (causate proprio dalle folate, e dall'asfalto bagnato) per sfoltire i ranghi. Tanto che dopo 100 km di gara ben due camion-scopa (ovvero i mezzi che caricano i corridori ritirati) erano già pieni, e l'organizzazione si è dovuta attivare per reperirne altri.
A tenere un minimo di andatura per non far allontanare troppo i fuggitivi ci ha comunque pensato la Etixx, che come sempre ragiona da padrona di casa quando si corre a queste latitudini; la fatica dei battistrada ha fatto il resto, sicché la loro azione si è esaurita con la stessa rapidità con cui si era gonfiata: già al km 80 il loro vantaggio era tornato a 5', dopodiché ci ha messo non più di 30 km (dal km 95 al km 125) per azzerarsi del tutto.
Praticamente un uragano sulla corsa
Mentre la fuga veniva riassorbita, la carovana era su un rettilineo interminabile su cui abbiamo visto di tutto: corridori sospinti di peso verso il lato sinistro della strada, qualche caduta, qualche foratura, e il gruppo parcellizzato in 30 pezzetti, un pluriventaglio di proporzioni bibliche nel quale era difficile per chiunque raccapezzarsi.
Tra i tanti attardati in questa fase, John Degenkolb è stato tra i primi a rientrare, poi abbiamo visto rifarsi sotto un gruppo con Greg Van Avermaet (e Daniel Oss a supporto), André Greipel, Arnaud Démare, Björn Leukemans, poi anche Nacer Bouhanni con Niki Terpstra, poi ancora Jens Debusschere. In totale, tra i -125 e i -95 km il gruppo dei migliori è tornato a contenere quasi tutti i protagonisti più attesi. Mancavano Mark Cavendish, finito chissà dove dopo una foratura (Stijn Vandenbergh gli ha dato la ruota, dopodiché lui è rientrato, il suo capitano no...) e Bradley Wiggins, tra quelli che avevano preferito ritirarsi. Non l'avevamo ancora scritto, ma pure Filippo Pozzato si era ritirato (già al km 70), ma aveva la scusante del virus che l'ha debilitato nei giorni scorsi.
Tjallingii all'attacco, la gara si anima
Nel frattempo però la gara andava avanti, e il gruppo aveva già iniziato ad affrontare i primi muri: doppio Casselberg (su cui si è visto in evidenza Jürgen Roelandts, ben marcato da Matteo Trentin), poi Catsberg ai -96. Al comando della corsa c'era in quel momento Maarten Tjallingii, che era evaso ai -102 e aveva messo insieme addirittura un minuto di vantaggio.
Il gruppo aspettava salite più significative, intanto Luca Paolini è finito per le terre (ma si è subito rialzato ed è rientrato nel giro di un paio di chilometri), e Jens Keukeleire ha contrattaccato, restando per qualche chilometro tra Tjallingii e il plotone.
Intorno al Baneberg (-86) i primi movimenti di un certo spessore hanno visto impegnati i BMC, prima con Manuel Quinziato (stoppato da Vandenbergh), poi con Daniel Oss, che si è inserito insieme a Roelandts in un contropiede promosso da Edward Theuns. I tre hanno raggiunto Keukeleire, ma poi ancora Vandenbergh ha ricucito, riavvicinando tutti gli altri; è stato questo l'unico frangente in cui Peter Sagan ha dato un segno di esistenza, figurando tra i primi (con Alexey Tsatevich, Sep Vanmarcke e Niki Terpstra) ad essersi riportati su Vandenbergh e gli altri.
Giacché era lì Vandenbergh ha tirato il gruppo pure al primo passaggio sul Kemmelberg, impedendo che qualcuno evadesse. Ma quello che non è stato possibile fare sulla salita, sarebbe diventato - come vedremo - azzardabile sulla successiva discesa.
Il volo pindarico di Roelandts
La discesa del Kemmelberg, a 78 km dal traguardo, ha visto Roelandts partire come un piccolo fagiano. Forse l'intento del capitano Lotto Soudal era solo di fare la discesa in testa per evitare rischi, fatto sta che a fine picchiata si è ritrovato con qualche metro sugli avversari, e allora ha deciso di insistere.
Molto rapidamente Roelandts ha preso Tjallingii, poi l'ha pure staccato in vista del Monteberg, e dopo questo muro, ai -75, si è ritrovato con oltre 40" di vantaggio sugli inseguitori. Niente male per un'azione nata forse per caso.
Mentre Zdenek Stybar faceva i conti con una foratura, il suo compagno Vandenbergh ha deciso, così su due piedi, di proporre un contrattacco. Mancavano 69 km al traguardo, l'intensità del vento era calata, e si poteva finalmente pensare qualche azione ben strutturata. A far la differenza, ci avrebbe pensato poi la grande fatica, visto che già a quel punto della corsa i mal di gambe imperversavano in gruppo.
Oss è stato bravo a prendere la ruota di Vandenbergh, e lo stesso hanno fatto Vanmarcke e Geraint Thomas: dimostrazione che nonostante mancasse tantissimo alla fine, c'era la chiara percezione che qualsiasi attacco - in quelle condizioni - potesse risultare decisivo. Il quinto uomo a balzare sul nuovo drappello è stato Jens Debusschere, campione nazionale belga nonché compagno di squadra di Roelandts.
Il gioco di squadra della Lotto Soudal
Mossa azzeccatissima, quella di Debusschere: uno veloce come lui era la seconda punta ideale per colpire in caso Roelandts fosse stato ripreso. La grande rivale della Lotto Soudal, la Etixx, si trovava peraltro in inferiorità numerica, col solo Vandenbergh (tra l'altro molto lento per un eventuale sprint ristretto). Ecco allora la necessità, per l'ammiraglia di Wilfried Peeters, di spingere un altro uomo a portarsi su questo drappello. La scelta è andata su Terpstra, il più adatto a chiudere il gap di quasi un minuto che intanto si era aperto tra i contrattaccanti e il gruppo.
Prima ancora di Terpstra, però, c'era stato un altro corridore che era riuscito a saltare dal plotone e a raggiungere il "drappello Vandenbergh": Luca Paolini, che tra i -64 e i -60 ha compiuto tale importante azione. Terpstra avrebbe imitato il milanese dai -57 ai -52, andando a rinfoltire un gruppetto che in quel momento pagava 1'44" a Roelandts. In tale gruppetto, peraltro, avevamo assistito poco prima a una goffa quanto spettacolare caduta di Thomas: trascinato dal vento, il gallese è carambolato sull'erba, fortunatamente senza farsi male, ed è poi rapidamente risalito in sella riportandosi nel gruppetto nel giro di un paio di chilometri.
Il gruppo tira i remi in barca
A 50 km dal traguardo, Roelandts continuava a volare, con ben 2' sugli immediati inseguitori (che riepiloghiamo: Oss, Vandenbergh, Terpstra, Debusschere, Vanmarcke, Thomas e Paolini); il gruppo, cronometrato a 3'40" dal battistrada, aveva chiaramente tirato i remi in barca.
Le forze, nel plotone, erano quelle che erano; ma era soprattutto la presenza di avversari troppo veloci (Kristoff, Degenkolb...) a convincere le squadre più folte (la Topsport, la Wanty) che non era il caso di sfiancarsi per inseguire per poi mettere la vittoria su un piatto d'argento per altre formazioni. Dal canto loro, team come Etixx, BMC, Katusha, Lotto Jumbo e Lotto Soudal, avendo il loro rappresentante davanti, si guardavano bene dal muovere le loro pedine in gruppo. Il distacco dai primi ha così iniziato a salire esponenzialmente, e molti - in questa fase - hanno preferito farla finita, ritirandosi da una corsa che per loro non aveva più grossi significati.
Una nuova tornata di muri e Roelandts sfiorisce
Il giro dei muri (nell'ordine: Baneberg-Kemmelberg-Monteberg) era di nuovo in programma tra i -50 e i -35 all'arrivo. È in questo frangente che il sogno di Roelandts ha iniziato a perdere cromatismi. Ancora sul Baneberg le incredibili trenate di Vandenbergh non hanno decurtato di troppo il distacco dal visionario leader della corsa; ma già sul muro successivo il vantaggio del belga della Lotto Soudal ha iniziato a ridursi, per poi scendere a un solo minutino dopo il Monteberg.
Una fase che non è stata certo indolore anche per altri dei protagonisti di giornata: sul Kemmelberg il solito Vandenbergh ha imposto un ritmo che solo Thomas ha saputo tenere senza problemi; Vanmarcke e Terpstra hanno perso qualche pedalata (ma si sono subito riaccodati in cima), Oss e Debusschere ci hanno rimesso bei metri, e quello che pareva star peggio di tutti era proprio Paolini, sensibilmente staccato.
Luca ha però compiuto qui uno dei molti capolavori della sua giornata perfetta: si è gestito sapientemente, ha evitato di andare nel panico e di fare fuorigiri inutili, ha - come dire - salvato la gamba, ben sapendo che la corsa non finiva su quel muro.
Debusschere, poco dopo aver scollinato, ha staccato Oss ed è rientrato sul "gruppetto Vandenbergh". Il trentino invece è praticamente scoppiato qui, poco dopo è stato ripreso e staccato pure da Paolini, e pur rimanendo per diverso tempo a distanza non esagerata dal drappello, non è più riuscito a chiudere quel gap. La corsa a eliminazione ha così perso un altro protagonista a 35 km dalla fine.
Un colpo di scena dietro l'altro
Proprio mentre Oss prendeva coscienza del fatto che per lui non c'erano più speranze, Paolini rientrava su Vandenbergh e soci, proprio sul Monteberg.
La furia del lungagnone della Etixx produceva i frutti attesi: il vantaggio di Roelandts scemava rapidamente, 40" ai -26, 20" ai -20. Il bravo Jürgen, a questo punto, ha pensato bene di gestirsi in qualche modo, di non finirsi, hai visto mai che tornasse utile tenere qualche goccia di energia da parte per dare una mano a Debusschere nel finale.
Negli ultimi 20 km, un colpo di scena dietro l'altro hanno dato alla Gand 2015 ulteriori coloriture. Ai -19, foratura di Terpstra. Ai -18, Roelandts si è rialzato lasciandosi riassorbire. Ai -16.5, Terpstra (con un non trascurabile aiuto della sua ammiraglia, leggi alla voce "dietro macchina") è rientrato sul gruppetto, e subito è partito in contropiede, provando a sorprendere tutti. Paolini, attentissimo, ha immediatamente preso la ruota dell'olandese, facendo capire a tutti che non era certo lui l'uomo con meno chance di vittoria a quel punto.
Costui (l'uomo con meno chance di vittoria, intendiamo) era invece Roelandts, che al primo colpo di frusta di Thomas, ai -15, è andato in apnea e si è staccato definitivamente.
Paolini padrone della situazione
Un Thomas col sangue agli occhi ha fatto di tutto per chiudere su Terpstra e Paolini, e con un nuovo uno-due ha staccato Vandenbergh, Vanmarcke e Debusschere e si è riportato sui battistrada ai -13. Paolini allora ha accennato un mezzo allungo, ma con poca convinzione; probabilmente, solo per saggiare la reazione altrui.
Ai -10 l'infaticabile Vandenbergh (uno dei vincitori morali della corsa di oggi) si è riportato sul terzetto di testa, e ai -8 sono infine rientrati anche Debusschere e Vanmarcke; quindi Vandenbergh ha avuto un problema alla catena e ha perso metri, ma di nuovo l'ammiraglia Etixx ha dato un contributo un po' esagerato, sicché Stijn si è rifatto sotto, andando di nuovo a tirare.
A questo punto, era chiaro che non ci sarebbe stata volata, perché troppa era la voglia dei più lenti di anticipare lo sprint, e troppa la stanchezza in generale per prevedere grossi lavori di ricucitura. Paolini (e chi sennò?) ha letto splendidamente la situazione e ha agito di conseguenza: prima punturina di spillo ai 6.5 chilometri, nessun risultato. Secondo affondo (stavolta ben più deciso) ai -6.1, e stavolta il progetto ha preso la precisa forma della vittoria.
Un vantaggio subito incolmabile, un successo indimenticabile
I due Etixx della compagnia hanno cincischiato un attimo di troppo, e Paolini ha preso subito il largo. Nel giro di due chilometri, il lombardo della Katusha ha guadagnato 15", e a quel punto, a 4 km dalla fine, chi poteva più pensare di recuperarglieli?
Ci ha sperato Terpstra, che ai 3.5 km è partito portandosi dietro Thomas, mentre Vandenbergh rimaneva con Debusschere, e Vanmarcke, esausto, era ancora più indietro. Malgrado gli sforzi, però, Terpstra e Thomas non hanno ottenuto quanto avrebbero voluto. Paolini ha condotto quegli ultimi chilometri con la crescente certezza di un'impresa ormai compiuta, e con grandissimo merito è andato a prendersi questa memorabile vittoria.
Al traguardo ha indicato se stesso, o meglio il proprio cuore e la propria testa, sintesi perfetta di quello che c'è alla base di questa affermazione; e ha raccolto un'ovazione unanime dallo sportivissimo pubblico di Wevelgem.
A 11" da Luca, Terpstra ha battuto Thomas nello sprint per il secondo posto; a 18" è arrivato Vandenbergh, che si era sbarazzato di Debusschere all'ultimo chilometro; quinto posto a 26" per Jens. Vanmarcke ha chiuso sesto a 40" da Paolini, Roelandts settimo a 1'51", Oss ottavo a 4'15".
Il gruppo, con Kristoff che ha battuto Sagan e Theuns per la platonica volata del nono posto, è giunto a 6'54". Al suo interno, tra gli altri, Marco Marcato, Matteo Trentin e Manuel Quinziato. L'ultimo dei 39, cronometrato a 7'06", è stato il combattente Tjallingii. Per tutti, applausi e festa grande. Quindi il meritato riposo. Domani giorno di scarico, da martedì a giovedì qualcuno si cimenterà nella Tre Giorni di La Panne. Domenica prossima, fiato alle trombe: il Giro delle Fiandre aspetta tutti gli eroi di questa indimenticabile Gand-Wevelgem.