Giro Rosa 2015: Una corsa per tutte le ruote - Salita, una vera crono, tanti trabocchetti. E Marianne Vos non ci sarà
Versione stampabiledal nostro inviato
Lubiana-San Domenico di Varzo, questo il viaggio che proporrà il Giro Rosa dal 3 al 12 luglio. La corsa a tappe più importante (e varia, e ricca di spunti o trabocchetti) non solo del calendario femminile italiano, ma dell'intero panorama ciclistico, si è presentata nella tarda mattinata odierna a Genova, nella splendida cornice di Piazza De Ferrari. Sarà un Giro Rosa per due giorni sloveno, con tra piattoni ed un unico, vero arrivo in salita: quello di San Domenico di Varzo. Chi sarà in rosa lì, succederà alla vincitrice del 2014, Marianne Vos. Anche perché a San Domenico il Giro si concluderà.
Il via da Lubiana, al terzo giorno salita verso San Fior
Un Giro Rosa lungo 889.4 km, che prenderà il via per la prima volta nella sua ancor breve vita dall'estero. Sarà Lubiana la prima sede di tappa, con la crono nel centro storico della capitale slovena a far da apertura. Un prologo di 2 km, in notturna: sarà un avanti e indietro nel corso, arrivo e partenza a Kongresni trg, una delle piazze centrali della città. Roba per specialiste, per chi corre in apnea e dà tutto nella breve distanza. L'indomani prima tappa in linea, sempre in terra slovena, per un totale di 102.5 km: si parte da Kamnik, nella Slovenia centro-settentrionale, e si arriva ancora a Lubiana. Un piattone spezzato solo da un Gpm facile facile, poi sarà volata. Chi tra le donne veloci avrà fatto bene la sera prima, potrà pensare ad indossare la maglia rosa. Anche perché dal terzo giorno di gara si cambia Paese e musica: il Paese è l'Italia, dove si ritornerà, la musica sarà dolcissima per le scalatrici. La seconda tappa metterà infatti alla prova chi sa arrampicare, volare nelle discese e tenere un buon passo. Saranno 121.5 km quelli che separano Gaiarine da San Fior, tappa tutta trevigiana, quasi la stessa dello scorso anno. Nel 2014 fu un assolo di Emma Pooley, partita sulle prime salite, rivista dalle avversarie dopo il traguardo. Prima parte di corsa non troppo difficile, ma dopo 71 km si arriva a Conegliano e si sale. Le salite di Rua di Feletto (terza categoria), San Lorenzo e Piai (Entrambe di seconda) scremeranno il plotone, con la salita di Calvario (già metà gruppo trema...) a 8 km da San Fior, dove la maglia rosa sarà vestita senz'altro da chi la classifica la vorrà curare bene.
Dopo due tappe per velociste, ecco Aprica e Morbegno
Dopo la prima scrollata alla classifica generale, due frazioni per velociste purissime. La terza, 130 km da Curtatone a Mantova, ha solo un Gpm di terza categoria in mezzo, per il resto è un biliardo. La quarta, 95 km da Pioltello a Pozzo d'Adda, non avrà nemmeno mezza salita. Sarà una lunga, velocissima attesa dello sprint finale. Mercoledì 4 luglio si ripartirà da Trezzo d'Adda, dove nel 2014 prese il via la tappa conclusiva del Giro, con conclusione alla Madonna del Ghisallo (tappa ad Emma Pooley, maglia rosa a Marianne Vos). Stavolta però la direzione presa sarà quella della Val Camonica, ed una volta giunti ad Edolo si tirerà dritto verso Aprica. La strada è quella vista mille volte nel Giro d'Italia maschile, pendenze abbordabilissime, da rapporto. Diverso discorso se fosse stata percorsa la strada vecchia, che qualche muretto in più rispetto alla nuova lo presenta. Ad Aprica, nonostante manchi una salita a due terzi di tappa, si farà un'ulteriore selezione, ma la giornata successiva sarà forse peggiore. Si andrà da Tresivio a Morbegno, 102.5 km tutti su e giù. In partenza subito salita verso Teglio, non un Mortirolo ma può già far esplodere il gruppo. Si scende ancora verso Sondrio, dove inizia la seconda salita di giornata, quella di Mossini. Non si scollinerà subito, ma si resterà a mezza costa, prima della picchiata su Berbenno di Valtellina. Ultima ascesa di giornata quella di Caspano, con discesa a Morbegno e 10 km pianeggianti prima dell'arrivo: sembra innocua, farà male. Anche perché il giorno dopo non si scherzerà (in questo Giro Rosa, dal punto di vista altimetrico, ci si rilassa poco davvero), ma si andrà in Liguria.
Una tappa in Liguria, dove la pianura non esiste...
La regione che accoglierà la Grande partenza del Giro d'Italia professionisti e che nel 2016 vorrebbe ospitare due frazioni del Giro Rosa, è nota per il suo mare e le sue montagne: nessuno ha mai osato abbinare la parola pianura a Liguria. Naturale, quindi, che la Arenzano-Loano non sia una passeggiata sul lungomare. E sì che si prenderà il via dal lungomare di Arenzano, affrontando la vecchia ferrovia, ora divenuta passeggiata, prima del via ufficiale. Si va verso Savona, poi su per Naso di Gatto, come nella tappa del Giro d'Italia 2014 (vinse Michael Rogers): già qui il gruppo sarà spaccato, viste alcune rampe al 12%. Beh, si scenderà verso il mare, dopo tanta fatica. Nossignore, nossignorine! Si prosegue verso Altare ed un altro Gpm, quello di Melogno, prima della discesa verso Finale Ligure. Ora sì che si andrà su lungomare, per chiudere a Loano dopo 89.7 km. Potrebbe uscire una bella fuga oppure rimescolarsi la classifica. Ciò che è certo è che siamo a fine Giro, le energie inizieranno a scarseggiare e le prove da superare saranno ancora ardue: una cronometro ed un arrivo in salita.
Finalmente una crono vera! Sono 21 km di passione
La cronometro: finalmente! Finalmente una vera, intendiamo. Negli ultimi anni si è sempre corso su distanze ridicole, quasi da prologo, e le passiste non hanno mai avuto davvero un loro spazio. Da Pisano a Nebbiuno, 21.7 km sulle strade del Vergante e del Lago Maggiore. È una distanza importante: per trovare l'ultima prova contro il tempo sopra ai 20 km bisogna tornare al Giro Donne 2003: a Venezia furono 22.9 km tragici per Edita Pucinskaite, che in classifica si vide sorpassata all'ultimo giorno di gara da Nicole Brändli (la vittoria parziale andò ad una giovane Loes Gunnewijk). Nel Giro Donne 2004 c'era stata anche la cronoscalata a squadre di Leukerbad, 45 km che videro la vittoria della Let's Go Finland di Fabiana Luperini. Ora, tornando all'oggi (o meglio, al domani), questi 21.7 km faranno la felicità delle specialiste. Non sarà una crono piatta, a dire il vero: dopo i 4.2 km da Pisano a Massino Visconti, discesa verso Lesa e risalita a Carpugnino. Da lì al traguardo saranno altri 6 km fino al traguardo, in una prova che forse non rivoluzionerà la classifica generale, ma la modellerà di sicuro. Quel che è certo è che le ragazze non potranno permettersi di dare tutto, visto che il giorno dopo il Giro Rosa chiuderà in bellezza.
Epilogo in salita, a San Domenico di Varzo
L'ultimo traguardo è arcinoto: San Domenico di Varzo verrà toccata per la terza edizione consecutiva. La partenza da Verbania, il traguardo volante di Ornavasso, giusto per ricordare agli smemorati dov'è nata Elisa Longo Borghini, poi giunti a Varzo ecco l'ultima, durissima salita. Sono più di 9 km al 9% di pendenza media; non finiscono mai, difficile prendere dei riferimenti. È un'ascesa da scalatrici vere e basta andare a vedere chi ci ha vinto negli anni scorsi - Mara Abbott nel 2013, Emma Pooley nel 2014 - per averne conferma. Sarà l'ultima fatica di un Giro Rosa duro, decisamente duro, ma molto bello. Lassù sapremo chi vestirà definitivamente la maglia rosa.
Giro Rosa equilibrato, per tutti i corridori
Un Giro ben disegnato, con tappe per tutti i gusti e dislivelli importanti. Non per scalatrici, attenzione, ma per chi va bene in salita, certo. Saper salire con le migliori e scendere con scaltrezza, andar forte sul passo (21 km di crono si faranno sentire) e tenere i nervi saldi sia nelle tappe mosse - quella ligure e quella della Valtellina su tutte - sia negli arrivi all'insù, con mezione particolare per la salita finale di San Domenico di Varzo. L'identikit di un corridore così, al momento, ci ha portati a pensare ad una Rabo Liv.
L'identikit della vincitrice? Pauline Ferrand-Prévot
Bella scoperta, si potrà obiettare. Già, scopriamo l'acqua calda, la formazione olandese guidata da Koos Moerenhout è inarrestabile e già vediamo in azione il trenino arancione su salite pedalabili come quella dell'Aprica. L'identikit sopra citato ci porta però a pensare che questo Giro Rosa sia adattissimo ad Anna Van Breggen e perfetto per Paupau, ovvero Pauline Ferrand-Prévot, iridata sia su strada che nel ciclocross. La francese, nouvelle cannibale du cyclisme, già nel 2014 fu seconda per ordini di scuderia: avesse potuto darci dentro a tutta, avrebbe sicuramente staccato la capitana, tal Marianne Vos, strappandole la maglia rosa, ma le è toccato agire da gregaria. Nel 2015, su un tracciato così intrigante, la Ferrand-Prévot potrebbe tingere di rosa l'iride, sicuramente ben supportata da Anna Van der Breggen, potenzialmente un'altra capitana, e dall'emergente polacca Katarzyna Niewiadoma, scalatrice di razza.
Assente Marianne Vos. MTB verso i Giochi di Rio 2016
Dire chi sarà della partita e chi no a metà marzo, quando si parla di una corsa di luglio, è difficile. Sicuramente non troveremo al Giro Marianne Vos. Nessun refuso, Marianne Vos non correrà il Giro Rosa da lei vinto tre volte (2011, 2012 e 2013). La fuoriclasse di Meeuwen, attualmente alle prese con un infortunio al bicipite femorale (salterà per certo Fiandre e Cittiglio), sta invecchiando; sportivamente, sia chiaro, visto che all'anagrafe è ancora una splendida 27enne. E però gli sforzi di una carriera si fanno sentire, gli obiettivi vanno selezionati con cura: sa come fare, può permetterselo. Vuole correre ai Giochi Olimpici di Rio 2016 nella MTB (il desiderio è arrivare a fine carriera con tre ori in tre Olimpiadi, conquistati in tre discipline diverse: in pista a Pechino, su strada a Londra ed in MTB a Rio), deve fare punti, esperienza ed allenamento per il mondo delle ruote grasse. Obiettivi, quelli dell MTB, che vanno a cozzare, per forza di cose, con la strada, ed allora arrivederci Giro. Non troveremo al via di Lubiana, a meno di cambi di programma dell'ultim'ora, nemmeno Emma Johansson. La svedese, uscita con le ossa rotte dal fine settimana olandese (non nel senso di sconfitta, ma proprio infortunata: frattura alla clavicola per lei, addio classiche), ha dato precedenza al Thüringen-Rundfahrt. Ora, la gara a tappe tedesca è ravvicinata al Giro Rosa, correre bene entrambe non è semplice. La Johansson lascerà perciò l'Orica senza una vera e propria donna da classifica, ma con tante cacciatrici di tappe. Su tutte Valentina Scandolara, in platea alla presentazione del Giro Rosa con la Campionessa italiana Elena Cecchini ed Anna Trevisi.
L'Italia senza rosa dal 2008. Longo Borghini dopo Luperini?
Le nostre ragazze, in ottica classifica generale, sono obbligate a far bene: non vinciamo il Giro dal 2008, quando una 34enne Fabiana Luperini ottenne la quinta maglia rosa, a distanza di dieci anni dall'ultima vittoria in Italia. A luglio tutti gli occhi saranno puntati su Elisa Longo Borghini, che correrà in una Wiggle-Honda con Mara Abbott, già due volte vincitrice della maglia rosa. L'ornavassese sa sacrificarsi e correre da capitana: conosce bene le strade del Giro, specie gli angoli decisivi, quelli finali (crono e San Domenico), dove si allena quasi ogni giorno. Migliora anno dopo anno, sarà salita di un altro gradino? È la speranza (mezza certezza) di tutti. Anche Tatiana Guderzo (Hitec), alle ultime pedalate della carriera, potrebbe far bella figura, e Francesca Cauz si ritrovasse, sarebbe una bella notizia. La ragazza di San Fior è passata dalla Top Girls alla Alé-Cipollini. Nel 2013 diede filo da torcere alle migliori in salita, Abbott esclusa. Quest'anno di salite ce ne sono a bizzeffe, ma c'è anche una lunga crono, e questo non la favorisce molto. E Rossella Ratto? Alle tappe da velociste non punterà, perché non è rapida come le migliori sprinter, mentre in salita verrà regolarmente staccata da chi ha più propensione per le scalate. È la storia della sua vita ciclistica, e perciò la ragazzina di Colzate proverà a regalare all'INPA-Bianchi una vittoria di tappa. Un Giro Rosa per tutti i tipi di corridore, un Giro Rosa con molte assenti illustri, senza la detentrice al via, senza un faro vero e proprio. Situazione inedita e - si spera - divertimento assicurato.