Un anno di ciclismo: 2014, 12 scatti e una treccia - Vos, Cecchini, Armitstead, Pooley... E Ferrand-Prévot mattatrice
Versione stampabileAndando a rivivere i momenti memorabili del 2014 per quanto riguarda il ciclismo femminile, non abbiamo potuto evitare di constatare un fatto: è stato l'anno della Treccia. Con la maiuscola, che nel gruppo equivale a dire Pauline Ferrand-Prévot. Una che spazia dal ciclocross alla MTB, fino a vincere, su strada, Freccia Vallone, Emakumeen Bira, quasi un Giro Rosa ed infine il Mondiale di Ponferrada. Potevano essere dunque 12 momenti di Pauline, ma naturalmente c'è spazio anche per tutte le altre, siano esse splendide rivelazioni oppure solide conferme. Ripercorriamo dunque la stagione femminile che ci siamo lasciati alle spalle, toccando le corse su strada (in grande maggioranza) pur senza trascurare il ciclocross oppure la pista. Certi lampi e certi numeri li abbiamo ancora negli occhi, ma ne pregustiamo già di nuovi ed ancor più entusiasmanti per la stagione 2015 che è ormai alle porte. Ai lettori, siano essi assidui frequentatori del femminile o spettatori occasionali, buona lettura e buone feste con Cicloweb.it!
12 - Eva Lechner, la prima donna. Una leonessa d'argento
Inizia febbraio ed Eva Lechner diventa la prima italiana ad aggiudicarsi una medaglia ai Mondiali di ciclocross. Hoogerheide, Olanda: Marianne Vos, da naturale favorita, si prende la settima iride, a suggellare la sua sconfinata classe. La Lechner però non demorde, né si arrende subito alla fuoriclasse di Meeuwen. Giro dopo giro, dovrà accettare il piazzamento, ma la seconda piazza contro cotanta avversaria è come una vittoria per l'altoatesina. La quale, dividendo la stagione tra cross, molta MTB ed un po' di strada, può ritenersi più che soddisfatta. Un punto di partenza per migliorare: e sopra all'argento c'è solamente quel metallo...
11 - Lizzie Armitstead sboccia al Drenthe e si prende la Coppa
Ci sono corridori che attraversano diverse fasi prima di affermarsi definitivamente. Lizzie Armitstead fa parte di questo gruppo e nel 2014 è finalmente stata in grado di competere con le migliori. Alla Ronde Van Drenthe, corsa olandese che apre la Coppa del Mondo, la britannica è andata dapprima in fuga con la pur fortissima Anna Van der Breggen, quindi l'ha superata senza troppi patemi in una volata a due già scritta. Primo sigillo pesante, propedeutico alla prima Coppa del Mondo, che a fine anno è andata appunto tra le braccia della bella e brava atleta di Otley. Vittoria annunciata, vittoria meritata.
10 - Catch 'em if you can! Il quartetto delle invincibili
Dedicato a quelli che la pista (e la polivalenza) non serve, o addirittura è deleteria. Dedicato a quelli che ci sono i cicli vincenti, i periodi di transizione, ma che non tutte le squadre sono uguali. Dedicato a quelle federazioni che nella pista più di tanto non investono (o non credono? O tutt'e due?). La Gran Bretagna non può certo riconoscersi in nessuna di queste categorie, men che meno se si parla di Inseguimento a squadre femminile. C'era un terzetto, ora divenuto quartetto (non per giocare, è solo mutato il regolamento), ad oggi composto da Katie Archibald, Laura Trott, Elinor Barker e Ciara Horne (ma ne fa parte anche Joanna Rowsell). Bene, questa squadra non perde in competizioni ufficiali dal dicembre 2010. L'ultima affermazione il 5 dicembre scorso, nella prova casalinga di Coppa del Mondo, a Londra, dove le reginette hanno regolato australiane e canadesi. Chi potrà metterle in difficoltà è già nato?
9 - Il Fiandre di Van Dijk: pennellate di una grande passista
Se Antoon van Dyck è stato un grande pittore fiammingo, Ellen Van Dijk è una formidabile passista olandese. Le Fiandre accomunano i due, visto che il primo vi è nato, la seconda vi corre regolarmente e, come lo scorso 6 aprile, compie imprese mica da poco. Visto che di donne veloci ne aveva almeno due davanti (Armitstead, che però è sua compagna di team, e Johansson), la possente Ellen è andata via da sola sul Paterberg, ultimo muro di giornata. La ritroveranno sul podio, quindi sotto la doccia, la brava Ellen, che a Ponferrada non confermerà il titolo mondiale a crono, ma può archiviare la sua stagione con il trionfo nella classica dei muri. La nostra Elisa Longo Borghini, che sul Giro delle Fiandre puntava molto ed è stata alquanto attiva, chiuderà al quarto posto, proprio come dodici mesi fa. Pian pianino...
8 - Specialized e Brennauer, quelle crono al gusto d'iride
Nell'Inseguimento femminile le ragazze britanniche sono inarrivabili: l'equivalente su strada è probabilmente rappresentato dalla Specialized-Lululemon. Nelle tre cronosquadre iridate disputate hanno sempre centrato l'oro e durante la stagione non si fanno certo sopravanzare, salvo rarissime occasioni. Anche a Ponferrada hanno rifilato 1'17" all'Orica-AIS, rischiando addirittura di giungere ad una storica tripletta grazie a Lisa Brennauer. La forte tedesca ha vinto infatti anche la cronometro individuale, mentre nella corsa in linea ha colto solamente un argento. Solamente, già...
7 - Ceck in volo verso uno splendido tricolore
Già nel 2009 Elena Cecchini aveva vinto un Campionato Italiano, ma tra le Juniores. In questa stagione la friulana s'è meritata il titolo di miglior italiana tra le Élite. È successo il 29 giugno a Varese, durante un momento di forma che la Ceck ha saputo sfruttare alla grandissima. Sotto il diluvio universale, la Cecchini ha preferito anticipare la volata, consapevole che in uno sprint - sia su pista o su strada - i millimetri possono dare oppure togliere. Ha agito bene, Elena, relegando alla piazza d'onore una Valentina Scandolara davvero affamata e che solamente una settimana prima aveva fatto suo il Giro del Trentino. Elena, dopo questo colpo di mano, andrà vicino al Campionato Europeo in linea, a Nyon. Un'esultanza precoce e l'olandese Stultiens la trafiggerà. Esempio lampante di errore da cui imparare per il futuro.
6 - Dominio Rabo (anche) in Spagna: fotografia di una stagione
Sono 48, mica 3, le vittorie ottenute nel 2014 dalla Rabo Liv. Lo squadrone di Marianne Vos, ma anche di Pauline Ferrand-Prévot, Anna Van der Breggen, talvolta vittorioso addirittura con gregarie come Iris Slappendel o Lucinda Brand, è stato lo spauracchio per tutti e tutte. All'Emakumeen Bira la formazione olandese è partita subito con il turbo, facendo il vuoto nella prima tappa ed arrivando al traguardo in parata. Vincerà la Ferrand-Prévot, nonostante sia la Van der Breggen ad esultare (furbata della francesina?). Dominio che rispecchierà il podio finale dell'Emakumeen Bira stessa e che proseguirà al Giro Rosa, con Vos, Ferrand-Prévot e Van der Breggen sopra a tutte. Prima di loro, nella corsa rosa, l'Alfa Lum di Somarriba, Bubnenkova e Veronesi. Era l'edizione 1999.
5 - Giro e Thüringen: Evelyn Stevens s'inventa un GT
Chi l'ha detto che nel femminile non esistono i GT? Certo, non si corrono più quelle Grande Boucle con vette mitiche, ma volendo si possono infilare diversi giorni di gara consecutivi, estraendo dal cilindro un piccolo GT. È quello che ha fatto Evelyn Stevens, insieme alla compagna di squadra Trixi Worrack. Prima il Giro Rosa, poi il Thüringen-Rundfahrt, per un totale di 17 giornate di corsa. E se la Stevens al Giro non ha certo brillato (mai veramente in luce, ha chiuso comunque al 15° posto), in Turingia è stata capace di farsi valere: vittoria di tappa a Saalfeld e classifica finale davanti a Lizzie Armitstead e Lisa Brennauer. Una lunga e sfiancante prestazione che da sola potrebbe valere una stagione intera.
4 - Freccia Vallone, la prima conquista di Pauline Ferrand-Prévot
Nel 2012, al primo anno tra le Élite, Pauline Ferrand-Prévot aveva chiuso al 7° posto in cima al Muro di Huy. Interessante. Quest'anno, sfruttando una gamba da favola ed il gregariato della rientrante Marianne Vos, è andata su per quelle ripide pendenze con lo scopo di cogliere il bersaglio grosso: fatto. La ragazzina di Reims ha distanziato sia la leader di Coppa, Lizzie Armitstead, che la nostra Elisa Longo Borghini. È una vittoria simbolica per la Ferrand-Prévot: rappresenta la prima veramente pesante, almeno su strada, e soprattutto la lancia verso altri trionfi. Magari quelli a cui ad inizio anno, un po' per scaramanzia ed un po' per eccesso di realismo, in tanti faticavano a credere.
3 - Pooley, Pooley e ancora Pooley! Come ti chiudo la carriera
Emma Pooley ci era mancata lo scorso anno, così come ci mancherà nel 2015, visto che la bici l'ha ormai appesa al chiodo. Per non farsi dimenticare, la biondina di Norwich ha buttato sul tavolo una terna di vittorie mica male. Giro Rosa, tre tappe, le più dure: San Fior, San Domenico di Varzo e Madonna del Ghisallo. Roba da gente seria. Nella prima la Pooley s'è sciroppata ben 84 km di fuga, riuscendo a mantenere il vantaggio sulla Rabo Liv della maglia rosa Marianne Vos. Una vera e propria impresa, di quelle che ai giorni nostri stentiamo a vedere. Negli arrivi in salita di San Domenico di Varzo e del Ghisallo ha semplicemente staccato le migliori scalatrici del lotto, da Mara Abbott in giù. Peccato non aver potuto lottare per la maglia rosa, dopo la perdita di tempo nelle frazioni iniziali. Emma avrebbe voluto chiudere la sua prestigiosa carriera con un oro ai Giochi del Commonwealth, in quel di Glasgow; però sia il 31 luglio, nella crono, che il 3 agosto, nella gara in linea, arriveranno due argenti e tante, tante lacrime.
2 - Marianne Vos, volata di potenza sugli Champs-Élysées
C'è questa nuova corsa e Marianne Vos non se ne fa scappare una, ormai il concetto è chiarissimo. Figurarsi se la gara in questione - parliamo de La Course by Le Tour de France - è stata voluta anche da lei e si conclude in un luogo prestigioso come gli Champs-Élysées, a Parigi. Sulla carta il rettilineo finale era adatto più ad una sprinter potente come Kirsten Wild, che forse sentiva già la prima edizione de La Course in tasca. E invece... E invece la Vos, con la scaltrezza che da sempre la contraddistingue, ha speso il minimo indispensabile, affiancando sul traguardo un'incredula Wild, già proiettata verso il successo. Dovrà accontentarsi del secondo posto, l'olandese della Giant-Shimano; per il semplice motivo che a Marianne Vos questa corsa mancava nel palmarès.
1 - Il Mondiale alla Ferrand-Prévot. Non poteva che finire così
Per Pauline Ferrand-Prévot la vittoria del titolo mondiale a Ponferrada è stata la naturale conclusione di un'annata a dir poco incredibile. Dalla Freccia Vallone all'Emakumeen Bira, passando per quel secondo posto al Giro Rosa che sa tanto di gentile omaggio alla capitana Vos (e nella realtà lo è). Dai titoli francesi (strada, crono, ciclocross e MTB) alle ruote grasse, dove s'è presa l'Europeo, due tappe di Coppa del Mondo (Nove Mesto ed Albstadt) e la maglia iridata nel Team Relay, ad Hafjell. Questo solo per citare le vittorie più importanti. A Ponferrada s'è aggiudicata una volata che definire strana è dire poco, con la compagna di club durante l'anno, Marianne Vos, palesemente stanca e quasi rassegnata a passare la mano, favorendo (ma c'è chi usa il verbo vendere...) proprio Pauline. Alla fine la medaglia d'oro, l'ennesima della sua ancor breve carriera, l'ha morsa la giovane remoise (mentre Giorgia Bronzini s'è mangiata le mani per un 4° posto al millimetro). Sì, è stato decisamente l'anno della Treccia. Di una treccia in particolare, quella di Pauline Ferrand-Prévot (o PFP).