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La presentazione: Luisiana pone le basi per i futuri successi - La Pegoraro al timone dell'astigiana Servetto-Footon

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Luisiana Pegoraro rimbrotta le sue atlete durante l'allenamento © Francesco Sulasdal nostro inviato

Asti, nebbia, freddo. L'accoglienza che la graziosa cittadina piemontese riserva ai forestieri non è certo delle migliori. C'è una cadenza strana, in questo angolo di Piemonte: è veneta. Quella inconfondibile di Luisiana Pegoraro da Bassano del Grappa, professione (soprattutto passione) direttore sportivo. E che ci fa ad Asti una come lei? Semplice: si trova al timone della nuova Servetto-Footon. Luisiana, che fino all'anno scorso era ds della Alé-Cipollini, inizia qui una nuova avventura. Dei direttori sportivi al femminile è: la migliore? Sicuramente va sul podio. La più motivante? Probabile. La più rigida? No, solo molto esigente. Dalle sue atlete, delle professioniste (anche se lo status per le ragazze è quello di dilettanti, va sempre ricordato), vuole sempre tirar fuori il massimo, il meglio. Luisiana, nota a tutti come Pego, rappresenta senza dubbio il miglior acquisto messo a segno dal team manager Dario Rossino e dal presidente Stefano Bortolato.

La classica casetta, un caldo ed accogliente appartamento poco fuori dal centro di Asti, è la sede del ritiro. Sei le ragazze che stanno facendo gruppo: Vittoria Bussi, Veronica Cornolti, Elena Franchi, Riccarda Mazzotta, Michela Pavin e Manuela Sonzogni. Manca all'appello il blocco russo (Tatiana Antoshina, Elena Kuchinskaya, Marina Likhanova ed Anna Potokina, tutte a Cipro), Silvia Folloni, la finlandese Sari Saarelainen e Luisa Zenna. Poche ma volenterose, queste sei. Non un top team, la Pego lo sa benissimo, e questa è una sfida che l'alletta: costruire una squadra quasi da zero, con un paio di capitane, e la prospettiva di un progetto futuro esistente la motiva ad andare avanti.

L'orologio segna ormai le dieci, le sei sono pronte a subire le torture, meglio note come allenamenti, della Pego; Vittoria Bussi è ancora in pigiama (si rivelerà uno dei tanti personaggi di questa piccola realtà), le altre sono quasi pronte. Arriva il meccanico, Edmil Albertone (podista di tutto rispetto, oltre che frequentatore di diversi ciclocross), un caffè rigorosamente senza zucchero e si parte.

Il programma prevede quattro ore di allenamento. La Pego guarda le sue ragazzine con fiducia, consapevole che la strada da percorrere sarà molta, e spesso dura. Utilizza Michela Pavin, classe '94 nativa di Schio, come regista in allenamento. A lei impartisce gli ordini per le altre, spesso e volentieri dialogano in veneto. Iniziano i sei minuti al medio, Vittoria Bussi non si vede più. Per la romana è come trovarsi in fuga: le altre viaggiano ad oltre 30 km/h, lei supera tranquillamente i 40 km/h. Sembra quasi non far fatica: «Sono fredda, oggi non vado proprio...». Come no. Finiti i sei minuti, il gruppo si ricompatta. Il tempo di fare pipì, poi si salicchia su queste dolci colline, verso il sole. C'è chi deve prendere ancora qualche chilo, chi invece deve smaltirlo; chi, come la Bussi, deve semplicemente imparare a guidare meglio la bici.

Svolta verso Cocconato, paesino in cima ad un poggio. Veronica Cornolti, Elena Franchi e Vittoria Bussi vengono messe a scandire il ritmo. Le tre salgono bene, mentre Sonzogni, Pavin e Mazzotta vanno del loro passo: le ultime due hanno fastidio ad un ginocchio, la prima non sta bene. Veronica Cornolti, più che disinvolta nelle discese fin qui affrontate, zampetta. Vittoria Bussi sale senza problemi, forse con un rapporto troppo duro (a fine seduta avrà qualche dolorino alla schiena), ma tiene benissimo. Elena Franchi, peso piuma del team insieme alla Sonzogni (rispettivamente 47 kg e 44 kg), corre dietro ad ogni allungo delle due compagne.

Inizia l'agonismo: «Ora le dico 'brava', vedrai che si gasa», afferma la Pego, osservando le movenze disinvolte della Franchi. La 18enne di Fiorenzuola d'Arda, al primo anno da Élite (proviene dalla Valcar), scatta non appena vede un tornante, arriva per prima in cima al Gpm, davanti alla Bussi («Ahò, 'sta salita 'a voglio rifa'!») ed alla Cornolti. Discesa, con Vittoria Bussi leggermente staccata dalle altre: la Pego la incita a modo suo. Il tempo di un bel dietro macchina per Cornolti e Pavin, da tirare a lucido in vista della trasferta in San Luis, Argentina, quindi si sale nuovamente.

Stavolta la meta è il paese di Albugnano. Poco più di 4 km di ascesa, pendenze pedalabili, da passo. Manuela Sonzogni, che viene dalla Granfondo (ormai è stata ribattezzata la Regina, appunto delle GF), già prima non si sentiva bene, ora fatica molto. Le vien da vomitare, la Pego le allunga le chiavi di casa, se ne torna indietro anzitempo. Le chiavi del ritmo elevato vengono invece consegnate alle solite Cornolti, Franchi e Bussi. La Pavin aumenta un po', nelle retrovie, con Riccarda Mazzotta (che la Pego chiama semplicemente «svizzera», vuoi mettere la comodità) a ruota. Davanti la Franchi è ancora scatenata e risponde ai due, tre, quattro allunghi della Bussi. «Vediamo se con un punto di riferimento la stacca, Vittoria...», e la Pego si mette davanti alla romana proveniente dalla Michela Fanini. Questo dietro macchina in salita distrugge la povera Franchi, che alza bandiera bianca dopo pochi metri. Vittoria Bussi invece arriva in cima per prima, sempre viaggiando sui 20 km/h.

Si torna verso Asti, il tempo di altri lavori dietro macchina, prima con tutte le ragazze, poi con la sola Bussi («Ieri mi aveva detto che non aveva faticato abbastanza...», ridacchia la sadica Pego), sfortunata anche nella foratura («È la seconda volta che buco in vita mia!», impreca), e sono le 14. Rieccoci in casetta. Doccia veloce, pasta (in bianco o con i fagioli) e cavolo cappuccio, quattro chiacchiere. Arriva l'esile Franchi (che in quest'occasione scopre l'esistenza del cavolo cappuccio), molto brava sulle salitelle astigiane, adatta a percorsi duri come Cittiglio. Erre moscia, gamba forte: sogna in grande, sogna il Tour de France. Lo scorso anno, oltre alle buone prestazioni in salita, ha aiutato Claudia Cretti (di cui è ottima amica) negli sprint. Una mingherlina tuttofare, tutta sorrisi, tanto magra («Di solito sono sui 47 kg, dopo stamattina sarò anche 46.5...»).

Manuela Sonzogni, la Regina, mette tavola, lava pentole, butta la pasta. Regina anche in cucina, «mi hanno ingaggiata apposta!», scherza. La Mazzotta è stanca, va e viene, parole poche, parla bene italiano ma si sente che è svizzera. Michela Pavin, taglio di capelli da maschiaccio, giunge al terzo anno da Élite: dovrà farsi vedere sin da subito, i presupposti sono buonissimi. Capofila in discesa, capotavola a pranzo, la biondissima Veronica Cornolti, l'unica delle sei che faceva già parte del gruppo Servetto-Footon. Sicuramente, per tirare fuori tutto il suo valore, nel 2015 dovrà cambiare marcia. La Pego è la donna giusta per motivare la bergamasca ed in questi giorni la sta facendo faticare come forse mai le era capitato in vita sua; non può che far bene, alla Vero. I risultati si vedranno più avanti.

Ora, con tutte queste ragazze davvero particolari, molti personaggi, cosa si potrebbe chiedere di più? In teoria nulla, in pratica c'è Vittoria Bussi. Testa decisamente tra le nuvole, ma ben giustificata: la ragazza con la parlata romana appena accennata (ma proprio poco...) porta con sé una storia interessantissima. La Pego semplifica: «Studia le galassie». Vittoria - un nome, un perché - ha iniziato con danza, poi nuoto, quindi atletica, «mo' adesso quest'affare qua». Ossia il ciclismo. Ferma non ci sa proprio stare.

Ha studiato al liceo classico, si laurea a La Sapienza in Matematica pura, emigra ad Oxford, Dottorato di ricerca, sempre in Matematica. Le vicende della vita la riportano in Italia, ma il Dottorato lo prosegue a Trieste, «bella città anche per andare in bici. Pensavo ci fosse troppa bora, invece le colline del Carso sono carucce». Nel frattempo s'è buttata nel triathlon, poi nel duathlon, è stata notata da Flavio Zappi, che a sua volta l'ha segnalata a Giuseppe Lanzoni, ds della Michela Fanini. Gareggia in bici da due annetti, ha imparato da poco - e quasi per caso - che le levette sul manubrio sono quelle del cambio.

Agonista in qualsiasi iniziativa intraprenda - dal ciclismo a parlare inglese meglio del suo ragazzo - sa illustrare alla perfezione la Teoria delle stringhe. Le hanno dato un ciclomulino per allenarsi al coperto. Ha calcolato che il mezzo non simula affatto una pendenza del 7% e dovrà essere tarato meglio. A Vittoria nulla sfugge. Ammette di non conoscere troppo bene il ciclismo femminile, ha un motore straordinario ma teme le curve, né vuol rischiare in discesa (e per questo spessa viene spronata della Pego).

Sa di doversi mettere a disposizione in Servetto («Mi hanno detto che c'è quest'Antoshina, mo' vediamo... Ancora non la conosco...»), ma nelle crono vuol dire la sua, visto che lo scorso anno è stata medaglia di bronzo al Campionato Italiano («Però la Longo Borghini ha vinto dandomi un minuto di distacco...»). Record dell'Ora? Magari! A lei piacerebbe la sfida, alla Pego ancor di più. Se farà questo tentativo, sarà tra due anni, non certo prima.

Per dire quant'è grande la devozione verso il ciclismo di questa ragazza, ecco una sua giornata tipo: sveglia e via con quattro ore di bici, nel pomeriggio si lavora. Durante i fine settimana, con il suo ragazzo, prende padronanza del mezzo: in bici su e giù da un marciapiede («La Pego mi ha detto che in gara può capitare di dover saltare improvvisamente uno spartitraffico»), si butta nella gimkana, cerca di migliorare la presa al volo di una borraccia. Se fa le cose, le fa a modino. Le piace anche correre in pista («Volevano che mi buttassi in quella cosa, 'o scracce» - e stiamo parlando di Scratch - «ma ho preferito l'Inseguimento»). Dalla Teoria delle stringhe agli allenamenti per prendere una borraccia, questa è Vittoria Bussi. Una che stima e teme la Pego (elemento che accomuna tutte le sei del ritiro) ma mette lo zucchero nel caffè.

Cosa potrà combinare Vittoria, così come il resto della Servetto-Footon, lo sapremo tra qualche mese. Troppo presto ora per giudicare, ma di sicuro avere in ammiraglia una come Luisiana Pegoraro è un bel valore aggiunto. Si vedrà già a marzo, oppure a giugno («Magari con qualche piccolo rinforzo», si lascia sfuggire la ds), forse tra una stagione, chi emergerà. Vedremo chi uscirà idealmente dalla nebbia che avvolge Asti in una fredda serata dicembrina.

Francesco Sulas

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