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Il Lombardia 2014: Aru prova a dare la frustata ai grandi - Ma nelle Monumento italiani a digiuno dal 2008 | Cicloweb

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Il Lombardia 2014: Aru prova a dare la frustata ai grandi - Ma nelle Monumento italiani a digiuno dal 2008

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Fabio Aru scatta sulla Boccola © Bettiniphoto

Strappo della Boccola: ciottolato e pendenze interessanti. Chi spicca il volo verso Bergamo Alta, spicca un mezzo volo verso l'edizione numero 108 di un Giro di Lombardia invero un bel po' moscio. Tutti, sulla Boccola, aspettano al varco un Purito Rodríguez, che seppur non in perfetta forma ha vinto gli ultimi due Lombardia. Si attende poi Valverde, favoritissimo della corsa, per non parlare di Philippe Gilbert, per il quale quel tratto finale sembra davvero disegnato. Non c'è l'iridato Kwiatkowski, che ha ceduto ai crampi, ma il Campione del Mondo passato, Rui Costa, va tenuto in considerazione.

E Contador? Parliamo di Alberto Contador? Ha saltato il Mondiale, vinto una Vuelta, vuole una Monumento. Sono tutti nomi altisonanti, quelli sopra citati. E invece chi ti va a sgranare il gruppo dei migliori? Uno che ad inizio stagione poteva essere definito campioncino in erba, ma adesso è una solida realtà sempre alla scoperta di nuovi limiti, semplicemente di se stesso. Nome breve e semplice: Fabio Aru da Villacidro. Veste il turchese dell'Astana, va via a tutti, fa dimenticare gli assenti che hanno sempre torto, pure se tengono famiglia (e gli sponsor chiamano).

Strano a dirsi, ma Fabio Aru per quei trenta secondi fa dimenticare che l'italiano più importante per il nostro movimento è altrove, in Kazakistan, ad Almaty. Ha già gareggiato, chiudendo la stagione con un 10° posto. Aru è in piena trance agonistica, sulla Boccola: non gli tiene testa nessuno dei big sopra menzionati, e non è questione di calcoli ed abbuoni, come alla Vuelta. Non lo tengono, Fabio. D'accordo, Rui Costa si porterà alla ruota del sardo e l'azione sulla Boccola sarà fine a se stessa (Aru sul traguardo è solo 9°), ma intanto il sardo dell'Astana ha dimostrato di che pasta è fatto (e molti già lo hanno capito: alcuni tremano...).

Chi si aspettava Valverde, Purito o Contador a tirare il collo agli avversari sull'ultimo strappo di un Lombardia normalissimo, è rimato deluso. O forse, un po' per scaramanzia, un po' per la giovane età (stiamo sempre parlando di un classe '90 a confronto con dei colossi!), tutti aspettavano questa stoccata micidiale di Aru, nessuno lo diceva. Lo scatto di Fabio Aru sulla Boccola è il sunto di una stagione: il giovane sardo che pian piano si prende le prime responsabilità, dopo i grandi successi da dilettante. Poi quel pian piano diventa sempre più veloce, come una valanga di emozioni che più procede, più diventa impossibile da fermare. Terzo al Giro con vittoria a Montecampione, come quello là, poi la Vuelta, e giù altre due tappe. Un bel Mondiale, il tentativo di correre il Lombardia per vincerlo, non per onor di firma.

Ha provato, Fabio, a vincere la sua prima Classica Monumento: è andata benissimo, nonostante il risultato. Aru ha dimostrato che la selezione la fa, non la subisce; in secondo luogo, ha fatto capire che la prima classica - monumento o meno, importa poco adesso - è a portata di mano. Già l'anno prossimo saranno gli altri a dover temere Aru quando la strada salirà, non Aru a dover dimostrare di poter stare con Valverde, Contador, Purito o Gilbert.

Non c'è solo Fabio Aru al capitolo "italiani", visto che nella fuga del mattino (e pure del pomeriggio) c'erano Tiziano Dall'Antonia, Angelo Pagani e Francesco Gavazzi, il primo a transitare sul Ghisallo. E c'era Andrea Fedi, ultimo a cedere sulle rampe del Berbenno. È stato staccato più volte e sempre è tornato in testa alla corsa: alla fine Fedi ha dovuto cedere. Sia alle forze, che dopo una lunga fuga e le salite principali del Lombardia superate, si son fatte sentire, che al Tinkoff-Saxo, Sergio Paulinho, in fuga certo non per sé, ma per Contador. Vai a sapere che sul più bello El Pistolero s'ammoscia.

A proposito di fughe, s'è visto, ma solo per poco, Alessandro De Marchi: il Rosso di Buja, già protagonista a Ponferrada, ha tentato di evadere dal gruppo con l'austriaco Zoidl. Sicuramente anche per dare un bel ricordo alla Cannondale, all'ultima Monumento, almeno sotto la gestione di Roberto Amadio. Ormai De Marchi è conosciuto, dagli due metri e si prende la corsa. Niente via libera, quindi. S'è visto bene Giampaolo Caruso, gregario esemplare: una vita al servizio degli altri, mercoledì ha vinto la Milano-Torino. Poteva chiedere di fare la sua corsa oggi, invece zitto e testa bassa, a tirare per Purito Rodríguez, a chiudere su Hermans e Weening, che pericolosi non erano, ma meglio limitarli.

Il Lombardia è sinonimo di finale di stagione, ed il finale di stagione, per ciò che riguarda le monumento, ci vede ancora sconfitti. Non solo non ne vinciamo una da anni (l'ultima il 18 ottobre 2008, proprio il Lombardia a firma Cunego Damiano), ma non finiamo a podio dal 22 aprile 2012: era la Liegi-Bastogne-Liegi, Vincenzo Nibali ed Enrico Gasparotto furono rispettivamente secondo e terzo dietro a Maxim Iglinskiy, che raggiunse e superò lo Squalo proprio quando costui sembrava destinato a prendersi la prima Monumento.

Al momento, uomini da Classiche non se ne vedono, escludendo quel Vincenzo Nibali che a volte tira fuori la prestazione - o almeno ci prova - nella Sanremo o nella Liegi di turno. Non parliamo di pietre, visto che tra Fiandre e Roubaix il miglior piazzato dei nostri, in quest'annata, è stato Filippo Pozzato (17° sui muri, 50° sul pavé). L'ultimo podio in una di queste due bellissime Classiche risale ancora al 2012, quando proprio Pozzato e Ballan si arresero a Boonen nel Fiandre, con Ballan ancora terzo una settimana dopo alla Roubaix.

Se escludiamo Matteo Trentin (che finché resta in OPQS troverà sì i suoi spazi, ma non nella Settimana Santa), quel Diego Ulissi che dovrà uscire dal vortice dell'antidoping (in una Classica, comunque la si giri, ha un 20° posto come miglior risultato) e qualche altro campioncino davvero molto in erba, cosa ci riserva il futuro per le Monumento?

Quest'anno i migliori, ovvero quelli che ci hanno provato, sono stati Giampaolo Caruso, 4° alla Liegi, con Domenico Pozzovivo 5°, Sonny Colbrelli 6° alla Sanremo (lì Modolo fu 8°), Damiano Caruso ed Alessandro De Marchi, Davide Formolo e Davide Villella, che stanno crescendo bene (oggi ottimo 16°), magari Giovanni Visconti, e poco altro per ora. E Fabio Aru, che trova un Lombardia tutto sommato semplice, sa che nel finale c'è una rampa per finisseur à la Gilbert e prova comunque a far saltare il banco. Coraggio e pazienza, servono per risalire, ed anche un po' di fortuna, che male non fa.

Francesco Sulas

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