Vuelta a España 2014: I tre tenori steccano ancora - La Spagna arriva al Mondiale di casa sotto i peggiori auspici
Un nostro vecchio Presidente del Consiglio, oggi pregiudicato, ci aveva abituato ad accusare la stampa estera in malafede. Per una volta il paradigma si ribalta ed è uno spagnolo a lamentarsi della stampa italiana: due giorni fa la Gazzetta dello Sport ha pubblicato un commento abbastanza malizioso a margine della rinuncia di Contador ai Mondiali, giustificandola con attriti verso gli altri spagnoli di punta (Valverde e Purito Rodríguez). È vero che la rinuncia di Contador è piuttosto strana: la candidatura di Ponferrada fu inoltrata nel momento d'oro del madrileno e tanta era la volontà di vederlo vincere un titolo iridato che gli organizzatori pensarono a qualcosa di assurdo: una crono iridata di 40 km con gli ultimi 10 in salita (vera, al 6% di media). Abbastanza assurda da ricevere il niet dell'UCI, per una serie di motivi abbastanza condivisibili (a cominciare dalla scarsa partecipazione di specialisti). Inoltre, il Pistolero partecipò e si mise in evidenza, solo due anni fa, in un Mondiale come quello di Valkenburg, con appena metà del dislivello di Ponferrada: dunque la scusa «non è un Mondiale per le mie caratteristiche» non sta in piedi.
Fatto sta che Contador ci ha tenuto a smentire queste dichiarazioni, affermando che i rapporti con i due connazionali sono comunque buoni. Peccato che di ciò non ci sia evidenza, né nelle dichiarazioni, tanto meno nei fatti: pare che Purito abbia rapporti peggiori con Contador che con Valverde ed è tutto dire, se consideriamo che il catalano ed il murciano l'anno scorso hanno mandato in vacca un Mondiale. Oggi, sulla salita di Monte Castrove, i tre si son trovati a un certo punto insieme e da soli ad inseguire Aru e Froome, dando sfoggio di una serie di dispettucci e mancanze che hanno vanificato un inseguimento possibile.
È stato Purito il primo a muoversi dei tre, il più interessato a difendere la sua posizione in classifica da Aru; prima ha sfibrato Dani Moreno, poi si è mosso in prima persona. Peccato che nell'avvicinamento ci sia anche Froome, lesto a riportarsi sul sardo e a ripartire in prima persona. Se tra Aru e Froome la collaborazione è stata ottima fino al traguardo, tra i tre tenori del ciclismo spagnolo, come previsto, si sprecano le comiche. Purito si mette in coda e non tira un metro, Valverde tira a mezzo gas, Contador aspetta che Aru e Froome guadagnino 15" per fare una sfuriata delle sue, riportarli a vista, e poi fermarsi di nuovo. Come a dire: caro Alejandro, io controllo Froome, ma se vuoi prenderti la tappa te la devi sbrigare da solo. Finisce che giungono all'arrivo con 13" di ritardo, con Purito che rinviene e per poco non frega anche l'abbuono a Valverde.
Al di là della Vuelta, che probabilmente terminerà con queste posizioni, il Mondiale casalingo della Spagna (che difficilmente avrà eredi in tempi recenti, vista la crisi economica del ciclismo spagnolo) parte sotto i peggiori auspici. Sono sempre i più forti al via nel complesso, ma mai come quest'anno partono divisi, tra il blocco Movistar e il resto degli spagnoli. Valverde, stando alle dichiarazioni ufficiali, dovrebbe essere capitano unico, e già questo non si era mai sentito per la nazionale spagnola, abituata ad avere al massimo un uomo di riferimento (a lungo questo ruolo è stato di Freire). Può darsi che a Ponferrada ci sarà davvero da divertirsi: chissà che Valverde non incrementi il suo record di mondiali a podio senza vincere.