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Vuelta a España 2014: Froome e il ritorno del super frullatore - Soffre, ma nel finale stacca Contador e gli altri | Cicloweb

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Vuelta a España 2014: Froome e il ritorno del super frullatore - Soffre, ma nel finale stacca Contador e gli altri

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Verso La Camperona Froome accelera, Contador boccheggia, Aru desiste © BettiniphotoAndate pure, non mi aspettate. Davvero, io salgo del mio passo... Impossibile non aver mai sentito una di queste frasi (con molte varianti) nei gruppi di ciclisti della domenica. Se però ci si trova alla Vuelta a España ed uno dei principali avversari dell'attuale maglia roja sale davvero del suo passo, il discorso cambia. Chris Froome è così, prendere o lasciare. Corridore computerizzato e teleguidato (da SRM, direttori sportivi, non di rado Michelle Cound, la compagna-twittatrice-acida) oppure fenomeno che interpreta il ciclismo in una maniera fino ad oggi mai vista, ossia tenendo conto dei dati mentre scala rampe al 16%? Difficile dirlo, probabilmente tutt'e due.

Per quello che abbiamo visto finora, nella sua vita sportiva ed in questa Vuelta, il metodo Froome, se così si può definire, spesso funziona. Non che non capiti di trovarlo di punto in bianco in affanno, ma ciò accade perché l'anglo-kenyano è un uomo, non una macchina. In queste settimane l'abbiamo visto andare più piano del solito, provare una nuova esperienza: non arrivare al GT in piena forma ma cercarla strada facendo. La domanda è: la sta trovando, Froome, questa forma?

Dalla salita de La Camperona, 8 km di orrendo garagismo, parrebbe proprio di sì. Certo, a vederlo sulle prime, Froome sembrava uno stupidotto che aveva fatto lavorare la sua Sky negli ultimi 15 km di corsa per poi staccarsi alla prima accelerata di Alejandro Valverde, che in cima risulterà colui che aveva fatto male i calcoli. Froome, come quasi tutti, non conosceva questa salita, essendo inedita. L'ha affrontata come se fosse una cronometro, esercizio nel quale se la cava (anche se dalla prova di Borja non lo diresti).

Così, mentre davanti Valverde scattava, Contador, Rodríguez, Moreno e Giampaolo Caruso (che presto salteranno) e Fabio Aru poco dopo, si davano battaglia, Chris Froome saliva del suo passo, senza badare a scatti nei denti tra chi si gioca l'ultimo GT stagionale. Non sembrava in crisi, ma nemmeno in grado di poter replicare a quel paio di attacchi seri che Valverde avrebbe portato a Contador. E invece, ai -2, si materializza in testa al gruppo dei migliori il peggior incubo di chi, banalmente, piazza degli scatti micidiali su rampe assurde, per poi respirare. Si materializza Chris Froome con il suo frullino nelle gambe.

Sale seduto - siamo oltre il 16% - mette in riga Contador, Rodríguez ed Aru. La maglia roja tenta di resistere al frullino ma ai 200 metri, quando all'ennesima rampa Froome procede spedito, deve rialzarsi. Si rifarà sotto con Joaquim Rodríguez, sfruttando l'ormai celeberrimo scatto dei 150 metri del catalano, ma Froome non lo fermano nemmeno abbattendolo, e così sul traguardo i secondi, seppure pochi, separeranno l'anglo-kenyano da Rodríguez e soprattutto Contador. Ok, la condizione di Froome sta crescendo eccome, nelle prossime due tappe, prima dell'ultimo riposo, sarà difficile gestirlo.

È sicuramente il vincitore morale di giornata, lui che dopo la crono di Borja, dove andò maluccio per i suoi canoni, era dato per spacciato, senza contare che 1'20" di ritardo da Contador poco non era, ma con questa gamba si può recuperare. La rampa di garage de La Camperona dice poco, ma ci restituisce un Froome più che mai determinato a detronizzare un Contador che pareva già mezzo incoronato. Eppure guardando la classifica generale di ieri ed oggi, sembrerebbe proprio il fuoriclasse di Pinto quello che ha tratto maggior giovamento e vantaggio dalla tappa odierna.

I distacchi ci dicono che ha tolto di mezzo, almeno per ora, un fastidioso Alejandro Valverde, partito con 20" da recuperare, ora a 42" dalla roja, ma sempre secondo. Senza guardare il dito di Valverde, puntiamo però l'attenzione sulla luna di Froome. Stamane era quarto a 1'20", adesso, dopo un bel dispendio di energie, ha limato 7" al Pistolero. È terzo a 1'13". Dice: poco cambia. Forse sì, ma l'impressione avuta oggi è che Contador, oltre un certo numero di scatti e di secondi, non sia in grado di tenere la ruota dell'anglo-kenyano. Sulla salita secca potrebbe essere un problema, considerando anche che Froome avrà dalla sua la crono finale di Santiago de Compostela (son solo 9.7 km, ma chiissà quanto dovrà recuperare allora... E se dovrà recuperare).

Insomma, questo Froome ammirato (ognuno ha le sue perversioni) verso La Camperona, potrebbe seriamente impensierire Contador. Il madrileno, liberatosi di Valverde, disinnescato Joaquim Rodríguez, che per aver preparato la Vuelta non sembra poi così brillante (si trova in quarta posizione a 1'29" dalla roja), con Urán prevedibilmente indietro (ha perso un minuto ed è a 2'07") e Fabio Aru nella posizione giusta (nonostante il ritardo di 2'15", il sardo dell'Astana in salita conferma di essere all'altezza dei migliori al mondo), dovrà tener d'occhio la Sky. Squadra programmata e certo non capace di azioni a sorpresa, da lontano, ma che supporta un capitano con un incredibile motore (nel giorno di Hesjedal, l'assist era troppo succoso), piaccia o meno, convinca, lasci perplessi.

Ricorda, questa Vuelta, quella del 2011, quando Chris Froome subì il primo torto dalla dirigenza Sky e da Bradley Wiggins. Era il più forte, avrebbe vinto con ogni probabilità, fu messo a fare da ultimo uomo al Sir, che era in roja e su cui Dave Brailsford riponeva tutta la sua fiducia. Quando però Juan José Cobo - non certo Alberto Contador, quindi - vinse sull'Angliru e svestì Wiggo, fu Froome il primo Sky al traguardo, con un ritardo di 48" (Wiggins avrebbe chiuso 33" dopo). Da lì la scuderia britannica intuì che il cavallo su cui puntare non faceva Bradley di nome, e Froome rosicchiò quello che poteva a Cobo, arrivandogli a 13" in quel di Madrid.

Allora come oggi, l'anglo-kenyota corse una Vuelta all'insegna della crescita, con esplosione nell'ultima settimana. Per motivi diversi, chiaro: nel 2011 Wiggins frenò un corridore che in pochi sapevano essere così forte, ad oggi la forma con cui Froome ha preso il via da Jerez de la Frontera era il freno. Se ne sta liberando, potrebbe rosicchiare altri secondi a Contador tra i Lagos de Covadonga, Lagos de Somiedo, Monte Castrove, Puerto de Ancares e Santiago, impossibile capire se riuscirà a ribaltare la situazione attuale, visto che il madrileno non sembra certo finito.

Ecco, Contador non sopporta (atleticamente, sia chiaro) le accelerate di Froome, ma agli allunghi di Joaquim Rodríguez e di Fabio Aru, oltre che ad Alejandro Valverde, sa rispondere benissimo. Il punto è che la lotta per il podio è ancora aperta, almeno fino al sesto, Fabio Aru. Se stasera Froome ha ragione di credere di poter staccare di almeno 31" Valverde nelle prossime tappe, dietro c'è Joaquim Rodríguez che spera in un cedimento di Valverde sulle prossime montagne, magari già da domani, ed è determinato ad agguantare almeno il terzo posto.

Stasera Purito è a 16" dal terzo gradino del podio. Più complicata la situazione di Rigoberto Urán, che sta correndo come al Giro: messo da parte un tesoretto nella cronometro, oggi ha subito una discreta batosta, chiudendo a 1'06" da Froome. Il terzo posto dista ora 54", difficile che recuperi, non così impossibile.

Discorso diverso per Fabio Aru, a 1'02" dal terzo posto e comunque già in un'ottima posizione, essendo sesto. Lo scalatore di Villacidro, tappa dopo tappa, si rivela per quello che è: l'unico dei nostri che in salita è in grado di star dietro a corridori come Contador, Valverde, Froome e Rodríguez. Bene così, se poi arrivasse una top five o addirittura un podio, anche meglio. Per chi segue la situazione è più complicata: parliamo di Samuel Sánchez, Robert Gesink, Winner Anacona, Daniel Martin, Damiano Caruso, tutti con tre minuti e mezzo, quando non quattro, anche di più, da recuperare. Correranno epr i piazzamenti, con ogni probabilità.

Quello che resta oggi è Froome che prova a rovesciare una Vuelta iniziata male. Non è detto che ci riuscirà, ma quei 7" lasciati per strada da Contador fanno male, sanno di inizio di rimonta (se non altro di un tentativo). Bizzarro che accada proprio nel giorno in cui, in modo innocuo, come primo colle della tappa, si scalava la Collada de la Hoz, laddove nel 2012 il fuoriclasse di Pinto tese un memorabile trabocchetto a Purito Rodríguez, che lì perse la roja, la Vuelta e forse anche un bel po' di fiducia in se stesso. Legge del contrappasso, avvenimento insignificante o semplice mal di gambe, a forza di provare a stare in scia al Froollino?

Francesco Sulas

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