Vuelta a España 2014: Il bluff di Alberto, la caduta di Nairo - Contador in roja, Quintana vola a terra. Crono a Martin
- VUELTA A ESPAÑA 2014
- Astana Pro Team 2014
- Lampre - Merida 2014
- Movistar Team 2014
- Omega Pharma - Quick Step 2014
- Team Katusha 2014
- Team Sky 2014
- Alberto Contador Velasco
- Alejandro Valverde Belmonte
- Christopher Froome
- Damiano Caruso
- Fabian Cancellara
- Fabio Aru
- Jesse Sergent
- Joaquim Rodríguez Oliver
- Nairo Alexander Quintana Rojas
- Rigoberto Urán Urán
- Robert Gesink
- Tony Martin
- Vasili Kiryienka
- Warren Barguil
- Winner Anacona Gomez
- Uomini
Hombre, senza tanti giri di parole, ci hai bellamente preso per i fondelli. Come quella volta, nel 2008, che la tua Astana non doveva nemmeno partecipare al Giro d'Italia, venne chiamata all'ultimo minuto e tu, che avevi altri programmi, avresti ammesso candidamente: «Ero in vacanza, in spiaggia, quando il mio team manager mi ha chiamato per dirmi di preparare le valigie per l'Italia. Ho pensato che si stesse prendendo gioco di me». Inutile dirlo, quel Giro l'avresti vinto: dalla spiaggia, magari con sabbia rosa, alla maglia rosa.
Stavolta il gioco è un bel po' diverso: in quel Giro l'Astana venne invitata al posto della NGC Medical-OTC, mentre fino a ieri a bloccare (sì, certo) Contador non era la burocrazia ciclistica, ma una microfrattura alla tibia. Microfrattura rimediata al Tour, nella tappa della Planche des Belles Filles, quando un recupero nei confronti di Nibali, già con due minuti di vantaggio sul campione di Pinto, era molto difficile ma non impossibile. Il ritiro era stato bagnato dalle lacrime, Alberto ci credeva, nel Tour.
Era il 14 luglio, Bjarne Riis ce lo raccontava «mentalmente distrutto». Il giorno dopo il volo a Madrid, dal Dottor Leyes, le valutazioni sull'operazione ed uno spiraglio: «Il punto non è se sarò in grado di prendere il via alla Vuelta, ma se potrò esserci per vincerla». Spiraglio chiuso proprio da Manuel Leyes: «Il Dottore mi ha detto che l'operazione aumenterebbe il trauma al ginocchio e dilazionerebbe ulteriormente i tempi di recupero. I dottori mi hanno detto che correre la Vuelta sarà praticamente impossibile, ma vedremo come starà la gamba e fin dove riuscirò ad arrivare».
Insomma, se non si chiamava fuori, quasi, pur facendo notare che ci credeva. Lo spiraglio diveniva muro il 23 luglio, quando il fuoriclasse di Pinto comunicava il suo rammarico: «Brutta giornata oggi, la guarigione delle ferite è complicata, non ho una data per il ritorno in sella. Adiós Vuelta». E mentre già gli avversari si fregavano le mani, consci che uno come Alberto è meglio non averlo tra i piedi durante un GT, un video sconvolgeva l'ambiente ciclistico. Manco fosse Bin Laden, alla vigilia di Ferragosto Contador annunciava che sarebbe stato alla partenza della Vuelta.
Bluff o non bluff, s'è capito subito che uno come lui non corre un GT a caso solo per qualche tappa, come invece aveva detto Alberto. E s'è capito subito, sin dalla rampa di La Zubia, quando Contador aveva tenuto il ritmo di Froome e Valverde, quel giorno superbo, che le ambizioni erano ben più che un successo parziale, per il malato immaginario. Ad Albacete giù di ventagli con i fidi Tosatto e Bennati («È un'assicurazione sulla vita), a Valdelinares Alberto ha visto un Froome non proprio pimpante, diciamo pure in difficoltà, ed ha attaccato. Nairo Quintana e Joaquim Rodríguez l'hanno raggiunto, lui ancora si nascondeva: «Mi manca ancora forza in questi attacchi». S'era visto, ma s'era notato parimenti che la gamba non era proprio quella di chi veniva da un brutto infortunio alla tibia.
Alberto ha trascorso un giorno di riposo tranquillo, ed alla prima tappa, alla ripresa, zac! Maglia roja conquistata. Una consuetudine per lui, che la Vuelta l'ha vinta due volte (2008 e 2012), prendendo sempre la maglia nella prima tappa dopo il riposo. Nel 2008 vinse sull'Angliru e non la mollò più, nel 2012 ripartì con la vittoria di Fuente Dé: non era il più in forma - quello era Joaquim Rodríguez - era il più affamato. Veniva dalla squalifica per la positività al clenbuterolo, in Spagna tornò a vincere.
In questa Vuelta, a dire il vero, gli avversari principali di Contador erano Quintana, Rodríguez, Froome. Nomi pesanti, difficili da battere, specie venendo da un infortunio. E invece... La crono della decima tappa, 36.7 km da Santa María de Veruela a Borja ci restituisce una classifica generale completamente nuova. Della vittoria parziale non dovremmo nemmeno parlare: Tony Martin vince la sua settima crono del 2014, l'ennesima della carriera. Un mostro di tecnica, forza, potenza. Una classe cristallina. Poco da dire, precede un Rigoberto Urán in grande spolvero, dietro al compagno di squadra di soli 15", e Fabian Cancellara, l'avversario di sempre, ad oggi superato di molto.
In pratica per la crono non c'è storia, da quando Tony Martin taglia il traguardo di Borja staccando un 47'02" che sa di perfezione. Dietro era molto più avvincente la lotta tra i big, dove il sentore che Froome potesse ribaltare il risultato uscito da Valdelinares (28" da recuperare alla maglia roja, il suo compagno Nairo Quintana) c'era, ma non così marcato come in altre stagioni ed occasioni. Mentre Urán era l'unico dei big a guadagnare, staccando un 36"21' al secondo intermedio, stesso tempo di Martin, e chiudeva a 15", Joaquim Rodríguez cambiava bici sull'Alto del Moncayo, senza trarne però beneficio. Froome faceva paura a molti, è vero, ma il britannico partiva troppo forte. Risultato? Alle prime rampe dell'Alto del Moncayo risultava impallato, nella discesa non era lucidissimo, sbagliava diverse traiettorie (ma questo fa parte del bagaglio tecnico dell'anglo-kenyano), pagava un bel po'.
Sulla strada, nel frattempo c'erano Winner Anacona (vincitore a Valdelinares e bellamente ignorato dalla regia, così come Fabio Aru), Alejandro Vlaverde, Alberto Contador e Nairo Quintana. Valverde transitava sull'Alto del Moncayo con 3" di vantaggio su Samuel Sánchez, che avava fatto segnare il miglior tempo, ma Contador era già sulle rampe dell'aspra salita. Il madrileno salita con il suo stile, come saltellando sui pedali, l'impressione era buona. Così buona che Alberto segnava il miglior intertempo, 19'29".
A proposito di brillantezza, Nairo Quintana, pur con uno stile completamente diverso rispetto al Pistolero, saliva senza difficoltà: il suo ritardo da Contador era di 20", la maglia roja virtualmente sfilata al colombiano dal fuoriclasse di Pinto. Mancavano però altri 25.5 km che favorivano i passisti più che gli scalatori. I Froome più che i Contador, e pure i Quintana, oltre agli Urán (che già faceva vedere come la crono di Barolo al Giro non fosse un episodio). Froome però pareva imballato, non riusciva a mulinare le gambe a quelle frequenze che gli sono abituali.
Mentre Contador rifilava un a quarantina di secondi a Froome, una maglia, decisamente rossa, finiva a terra. Nairo Quintana, appena scollinato, si aggiustava lo scarpino, impostava una stretta curva a destra ma valutava in modo pessimo la traiettoria: non era infatti un curvone veloce ma una striscia d'asfalto che costeggiava il monte ed i suoi capricci. Direzione guard rail per il campesino della Movistar, poi un volo pazzesco, ma gli andava ancora bene. Una gran botta alla schiena, al ginocchio ed al piede sinistro; restava a terra un paio di minuti, poi ripartiva, portando con sé dolori e ritardi.
Sul traguardo, mentre l'Omega Pharma-Quick Step già esultava, piazzando ai primi due posti Martin ed Urán, mentre Cancellara veniva penalizzato di 6" per scia (aveva chiuso a 11", sarà terzo a 17"). Alberto Contador era quarto a 39", seguito da Samuel Sánchez, che pagava 48", uno meno di Cadel Evans. Settimo Vasili Kiryienka a 58" con Alejandro Valverde a 1'01", Jesse Sergent a 1'13", Chris Froome a 1'32". Più lontano Joaquim Rodríguez, 17° a 1'49", giusto davanti a Robert Gesink, distanziato di 2'01". Fabio Aru era 21° a 2'03", Nairo Quintana chiudeva a 4'07". La corsa alla roja, per il vincitore del Giro d'Italia, si complica.
La classifica generale dopo la crono vede Contador in testa con 27" su Valverde e 59" su Urán. A 1'12" Anacona, a 1'18" Froome, a 1'37" Joaquim Rodríguez, a 1'41" un ottimo Samuel Sánchez, a 2'27" Aru, a 2'38" Gesink, a 2'59" Damiano Caruso. Quintana ora è 11° con 3'25" da recuperare e botte da riassorbire.
Il terreno, per un recupero, non mancherà: sei arrivi in salita ed una tappa, quella di Obregón, che tutto è fuorché pianeggiante possono permettere al colombiano di rifarsi sotto, ma contro questo Contador sarà possibile recuperare tre minuti e mezzo? Difficile dirlo, anche perché la maglia roja bluffa di continuo e tanto farà sino a Santiago de Compostela.
Da domani, con l'arrivo in salita di San Miguel de Aralar, capiremo che dieci giorni ci aspettano. Non che pensassimo che Alberto Contador sarebbe venuto alla Vuelta a España in gita di piacere, ma bisogna ammetterlo: anche questa volta il Pistolero - o Bagnino, come lo chiamava Riccardo Riccò durante quel Giro 2008 - ci ha davvero fatto uno scherzo mica male.