Vuelta a España 2014: Bouhanni veloce come il vent(agli)o - Tappa frizzante, Nacer batte Matthews, Sagan e Degenkolb
- VUELTA A ESPAÑA 2014
- Cannondale Pro Cycling Team 2014
- FDJ.fr 2014
- Omega Pharma - Quick Step 2014
- Orica - GreenEDGE 2014
- Team Giant - Shimano 2014
- Tinkoff - Saxo 2014
- Trek Factory Team 2014
- Alberto Contador Velasco
- Alejandro Valverde Belmonte
- Christopher Froome
- Daniel Martin
- Daniel Moreno Fernández
- Daniel Navarro García
- Daniele Bennati
- David Arroyo Duran
- Elia Favilli
- Fabian Cancellara
- Fabio Aru
- Gregory Henderson
- Jasper Stuyven
- Javier Aramendia Llorente
- Joaquim Rodríguez Oliver
- Johan Esteban Chaves Rubio
- John Degenkolb
- Julián David Arredondo Moreno
- Jurgen Van den Broeck
- Kristian Sbaragli
- Michael Matthews
- Nacer Bouhanni
- Nairo Alexander Quintana Rojas
- Nikolas Maes
- Peter Sagan
- Robert Gesink
- Robert Wagner
- Roberto Ferrari
- Ryder Hesjedal
- Sergio Pardilla Bellón
- Tom Boonen
- Warren Barguil
- Wilco Kelderman
- Uomini
A guardare l'altimetria della Baeza-Albacete, ottava tappa della Vuelta, veniva un po' di sconforto pensando a una frazione così insulsa piazzata di sabato. Una giornata semplicemente dedicata ai velocisti, e un chilometraggio (si sforavano - per la prima e penultima volta nelle tre settimane iberiche - i 200 chilometri) che avrebbe potuto essere messo a disposizione di un percorso ben più interessante.
Ma se le gare si giudicassero solo dal profilo altimetrico e dall'ordine d'arrivo, si rischierebbe di prendere grossi granchi: oggi la vittoria di Nacer Bouhanni - la seconda alla Vuelta - in volata su Michael Matthews, Peter Sagan e John Degenkolb farebbe pensare per l'appunto ad uno svolgimento di gara banale: fuga da lontano ripresa in prossimità del traguardo, quindi volatone. Sia la fuga del mattino, sia lo sprint, ci sono effettivamente stati; ma tra l'una e l'altro ci siamo potuti godere una trentina di chilometri appassionanti, grazie a due elementi: la forza del vento e quella di alcune squadre interessate a sorprendere gli avversari.
I peones della fuga oggi rispondevano ai nomi di Elia Favilli e Javier Aramendia: partiti al primo chilometro, hanno fatto presto a mettere tanto fieno in cascina (7'14" il vantaggio massimo toccato al km 34), ma quando a quel punto il margine non è più aumentato, anzi ha già iniziato a contrarsi, si è capito che non c'erano grandi speranze per i due coraggiosi. Previsione puntualmente avveratasi a 40 km dalla fine, quando l'azione dell'italiano e dello spagnolo si è spenta, e la corsa è tornata compatta.
Non per molto. La Tinkoff (quale squadra, sennò?) in quel momento era già al comando delle operazioni, e lavorava per un fine ben preciso: creare il ventaglio. Operazione riuscita ai -26, dopo che la Trek di Fabian Cancellara e la Omega Pharma di Tom Boonen (e non citiamo a caso il nome dei due mostri sacri del pavé, visto che proprio loro in prima persona hanno dato un impulso fondamentale all'azione) avevano offerto la propria collaborazione (nella squadra di Riis un ruolo di primo piano l'ha giocato nell'occasione Daniele Bennati).
Il gruppo, spaccato subito in quattro tronconi, ha evidenziato chiaramente che, nonostante la portata dell'attacco di squadra dei team appena citati, non c'erano uomini di classifica disposti a lasciarsi distrarre: tutti i nomi principali erano infatti nel primo troncone, e si contava tra i tanti che perdevano terreno solo qualche esponente di seconda - classifica alla mano - schiera (Pardilla, Navarro, Hesjedal, Arredondo, Van den Broeck, Arroyo, Dani Moreno...).
Ma non era finita lì: la BMC, ingolosita dal trovarsi in forze nel primo spezzone del plotone, ha a sua volta dato luogo a una nuova rasoiata, a 11 km dalla fine, aprendo un nuovo ventaglio davanti. In questo caso i nomi finiti in trappola erano abbastanza altisonanti, sia per la generale (Quintana, Aru, Dan Martin) che per la vittoria di tappa (Degenkolb). La presenza del tedesco circondato da diversi uomini Giant è stata una mano santa per Quintana e soci, che hanno potuto approfittare del gran lavoro dei bianconeri per evitare di perdere secondi: a 4 km dal traguardo il secondo drappello è rientrato sul primo, e a quel punto non rimaneva che organizzare la volata con chi c'era (ovvero un gruppo di una sessantina di unità).
La Giant, spremutasi per riportare dentro Degenkolb, ha lasciato il suo capitano a far da sé; intorno a John, la Cannondale operava per Sagan e soprattutto la Orica prendeva la testa del plotone, in prospettiva dello sprint di Matthews. Ai 500 metri è stata la Omega ad anticipare, con l'ultimo uomo del treno, Maes, uscito fortissimo per lanciare Boonen. Ma l'azione OPQS è partita troppo presto, e altrettanto presto si è conclusa in un nulla di fatto, allorché ai 200 metri Bouhanni, bravissimo a prendere la ruota di Degenkolb che stava risalendo le prime posizioni, ha saltato il tedesco e si è involato.
Matthews è stato il primo a cercare la scia del francese, ma lo spunto del corridore della FDJ è stato irresistibile e ha condotto dritto dritto alla seconda vittoria in volata per Nacer in questa prima settimana di Vuelta: non senza un quid di mestiere, che ha suggerito al ragazzo di deviare un po' la traiettoria (nei limiti del consentito) per far fare più metri all'australiano. Alle sue spalle Matthews, Sagan (che si è inserito nella contesa ma non ha mai dato l'impressione di poter vincere), Degenkolb (che ha chiuso visibilmente in riserva), Henderson, Wagner e poi due italiani, Kristian Sbaragli e Roberto Ferrari, davanti ancora a Boonen e Stuyven, che chiudono la top ten.
Computati i ritardi da ventaglio dei corridori citati più su, si nota come nessuno dei primi 14 della generale abbia perso terreno. Valverde continua a guidare con 15" su Quintana, 18" su Contador, 20" su Froome, 41" su Chaves, 45" su Rodríguez, 55" su Gesink, 58" su Aru, 1'02" su Barguil e 1'06" su Kelderman. Classifica ancora cortissima, domani si allungherà senz'altro dopo l'arrivo in salita di Aramón Valdelinares, che dovrebbe smuovere le acque ancor più di quanto accaduto l'altro giorno a La Zubia.