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Lo speciale: 10 foto per un Tour da 10 - Vincenzo Nibali ed una meravigliosa cavalcata tutta tinta di giallo

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Una cavalcata trionfale, un dominio assoluto, un trionfo che nemmeno i migliori sceneggiatori hollywoodiani si sarebbero mai sognati di tratteggiare così. Per la vittoria di Vincenzo Nibali al Tour tante parole si sono spese, tanto entusiasmo, a poco a poco che si capiva l'importanza dell'impresa, s'è diffuso per il Paese. Guardando indietro di tre settimane ripercorrere la Grande Boucle di Vincenzo Nibali attraverso dieci momenti parrà riduttivo: l'appuntamento veniva preparato dal messinese da almeno un anno, per non dire dal 2012, quando si trovò sul podio dietro a Wiggins e Froome, ma capì che un giorno non molto lontano sarebbe stato lui al posto di quell'eccentrico britannico coi basettoni. Una preparazione lunghissima per arrivare lassù, dove pochi son capaci di giungere. Questo (ma molto altro) è Vincenzo Nibali, questa è la sua meravigliosa Grande Boucle. Dieci foto, insomma, per un Tour da 10 (e lode).

 

1 - Leeds, la presentazione, il Tricolore di Nibalinejad...

Nibali e Scarponi capeggiano l'Astana alla presentazione di Leeds © Bettiniphoto

Si parte dalla Leeds Arena, nella città dello Yorkshire. La sera del 3 luglio, un giovedì, le squadre si presentano ad una folla oceanica (che rimarrà tale nei tre giorni di gara in terra d'Albione). Vincenzo ha un'Astana forte ma non esagerata, Vanotti come angelo custode, Scarponi uomo di fiducia per le grandi salite. Ma è la prima uscita in maglia tricolore e l'impressione non è esattamente delle migliori. Bandiera troppo piccola, messa così sembra quella dell'Ungheria - anzi no, dell'Iran - troppo turchese, troppo Kazakistan, troppo Astana. Lo stesso Michele Scarponi sembra sfottere a modo suo Vincenzo per quella bandierina, con lo stesso titolare che non pare eccessivamente soddisfatto...

 

2 - Primo colpo a Sheffield, gli altri boccheggiano

A Sheffield è subito vittoria, subito maglia gialla © Bettiniphoto

Il problema Tricolore, Nibali, ragazzo del fare (!), lo risolve subito a modo suo: siamo solamente al secondo giorno di gara, si arriva a Sheffield ma non sarà volata, si corre infatti una Liegi in miniatura. Sulla Côte de Jenkin Road restano in pochi, nel finale Nibali allunga, Sagan non lo segue, Froome ci prova ma alza bandiera bianca. Vincenzo si aggiudica la prima tappa al Tour e per 2" veste la sua prima maglia gialla. Le discussioni sulla bellezza del tricolore e su Nibalinejad vengono sostituite da un problema (piacevolissimo, s'intende) ben più importante, ben più tosto.

 

3 - Arenberg, volti (e avversari) distrutti. Ma Vincenzo vola

Vincenzo vola sul pavé e resta con i migliori specialisti © Bettiniphoto

Se nelle prime tappe l'Astana e Nibali avevano mostrato sicurezza nel gestire il peso del primato, il quinto giorni Vincenzo vola letteralmente. È la tappa che tutti hanno visionato almeno una volta, quella che termina ad Arenberg dopo nove tratti di pavé. Piove, e pure tanto, così due settori vengono tagliati. Nei restanti però c'è da pedalare e pregare di rimanere in piedi. Vincenzo s'improvvisa uomo del Nord, stacca subito Contador (al traguardo pagherà 2'54"), mentre Froome, caduto e malconcio, non c'è nemmeno salito su quei ciottoli maledetti (o benedetti, dipende). Nibali non cade, scansa i compagni che scivolano, tiene il passo di gente come Vanmarcke, Cancellara e Boom, che poi vincerà la tappa. Se prima era una speranza, ora è una certezza: è l'uomo da battere.

 

4 - Mollo? Ma cosa vuol dire "mollo"? Sarai mollo tu semmai...

A Gerardmer Contador attacca, Nibali non molla © Bettiniphoto

Memore della lezione malesaniana, sabato 12 luglio Vincenzo assaggia i Vosgi. L'ottava tappa termina a Gerardmer, con una rampa breve ma spaccagambe. Kadri, in fuga, è già al traguardo ma dietro Contador prova a recuperare terreno nei confronti della maglia gialla. Uno scatto, due, tre, infiniti, ma la maglia gialla non molla la ruota del madrileno. Sembra addirittura gestirsi, Vincenzo, ma potrebbe attaccare lui, se ne avesse davvero la necessità. Contador proverà fino all'ultimo metro a staccare Nibali, ed alla fine tre secondi li rosicchierà, ma tanta è la forza di Vincenzo quanto la botta psicologica che Contador deve aver subìto. Il messaggio è chiaro: la gialla non me la levi, Alberto.

 

5 - Altro capolavoro a La Planche des Belles Filles

Seconda vittoria di tappa a La Planche des Belles Filles © Bettiniphoto

14 luglio, festa nazionale francese, mezzo lutto spagnolo. Nella decima tappa Alberto Contador cade, si rialza con una microfrattura ad una tibia, lascia la Boucle. Vincenzo non può essere felice, ma la pressione su di lui è un po' minore. Ha lasciato la maglia gialla al transalpino Tony Gallopin, che festeggia con indosso le insegne del primato, ma salendo a La Planche des Belles Filles è Vincenzo il migliore. Altra vittoria, si riprende la maglia gialla dopo un solo giorno, ha oltre 2' sul secondo, Porte. Inizia la parte più esaltante della cavalcata.

 

6 - La prima vittoria in giallo a Chamrousse

A Chamrousse il primo centro in maglia gialla © Bettiniphoto

Cercansi avversari per Vincenzo, giacché siamo arrivati ormai sulle Alpi. Tredicesima tappa, da Saint-Étienne a Chamrousse, arrivo in salitam fa caldo. Così caldo che in molti, da Porte in giù, si sciolgono. Attacca Valverde, a cui Vincenzo non deve ancora aver perdonato la condotta tattica nel Mondiale fiorentino. La ,aglia gialla non lascia un metro agli avversari, così quando parte Pinot, giovane rampante ma ancora non in grado di impensierire Nibali, approfitta per agganciarlo e quindi allungare. Vincenzo riprende Majka e König, li lascia sul posto, trionfa in solitaria. È la prima vittoria in maglia gialla, la terza in una Boucle che si sta rivelando magica.

 

7 - Risoul e quel succhiaruote di Péraud...

Nibali davanti, Péraud sempre a ruota salendo verso Risoul © Bettiniphoto

Vincenzo è un ragazzo semplice, misurato, determinato, certo, ma solitamente posato. Eppure quel sabato trova un vecchitto che lo fa spazientire. È un piccolo primato. Nella 14a tappa si scalano Lautaret, Izoard ed infine si arrriva a Risoul. Davanti c'è Majka, dietro la maglia gialla approfitta per guadagnare ancora un po' di terreno sui diretti rivali (è solo un modo di dire). Il vecchietto di cui sopra è Jean-Christophe Péraud, che s'incolla alla ruota di Vincenzo, non dà cambi e pretende pure. Vincenzo lo punisce rifilandogli 2" di distacco sul traguardo. A sera il secondo nella generale (Valverde) sarà a 4'37". Parigi è sempre più vicina, anche se mancano i Pirenei...

 

8 - Vosgi, Alpi e Pirenei: il sigillo anche ad Hautacam

Hautacam e una cavalcata trionfale © Bettiniphoto

Superate indenne le frazioni di Bagnères-de-Luchon e quella nettamente più impegnativa che termina a Pla d'Adet, nella 18a tappa Vincenzo si trova di fronte alle ultime due montagne. Ma che montagne! Tourmalet ed Hautacam sono nomi noti anche a chi il ciclismo non lo mastica. Giù dal Tourmalet attacca Valverde, ben consapevole che in salita non potrà fare la differenza. L'Astana lavora per chiudere sia sul murciano che sulla fuga. È chiaro: dopo Inghilterra, Vosgi ed Alpi, Vincenzo vuol lasciare il segno anche sui Pirenei. E lo lascia, puntualissimo. Scatta subito dietro ad Horner, in un remake della sfida perduta nell'ultima Vuelta. Ai -11 se ne va da solo, iniziando una cavalcata splendida, che si conclude con la quarta vittoria di tappa, forse la più bella, di sicuro non quella che decide le sorti del Tour, semmai dà più valore al trionfatore. Parigi è ormai dietro l'angolo.

 

9 - Crono decisive al Tour? Vincenzo sta molto sereno

Vincenzo lanciatissimo nella crono di Perigueux © Bettiniphoto

Fino ancora allo scorso anno un Tour lo si vinceva andando forte dappertutto, ma se non siera bravi a crono si era fregati. Spesso le lunghissime prove contro il tempo hanno assegnato dopo una settimana la maglia gialla, rendendo la Boucle di fatto poco interessante. In un Tour tutto trabocchetti e montagne, la crono giunge all'ultimo sabato, soli 54 km da Bergerac a Perigueux. Vincenzo ci arriva con quasi 8' di vantaggio sul secondo e può rilassarsi. Tra virgolette, perché pur non spingendo come all'inverosimile sfodera una prestazione maiuscola, chiudendo 4° a 1'58" da un certo Tony Martin. È fatta, se lo lascia scappare anche Vincenzo: «Ho vinto il Tour de France». E ancora forse non ci crede...

 

10 - Dopo 16 anni torna il Tricolore sugli Champs-Élysées

Vincenzo Nibali sul podio degli Champs-Élysées: il Tour de France è suo © Bettiniphoto

Alla fine di un viaggio eterno, iniziato anni prima, durato tre settimane lampo, Vincenzo si ritrova a brindare, ad abbracciare i compagni, le altre maglie, il corregionale Giovanni Visconti, Vinokourov, chi più ne ha più ne metta. E poi Parigi, il circuito dei Campi Elisi, chi se ne importa di Kittel, ho vinto il Tour! E l'amata Rachele, la piccola Emma Vittoria, i genitori in lacrime, così come i compagni di squadra, il massaggiatore-ombra Michele Pallini, un fiume tricolore ad attenderlo ai piedi del podio. Già, il podio... E l'inno, cantato da ogni corridore italiano, l'emozione che traspare da quegli occhietti, il discorso pronunciato a tratti con voce rotta, il giro d'onore sui Campi Elisi, sotto l'Arco di Trionfo (ma Vincenzo preferisce definirlo "del Trionfo". Il suo). Tutte emozioni che non vivevamo da 16 anni e che solo un giovane proveniente dalla Sicilia, cresciuto ciclisticamente in Toscana, a poco a poco affermatosi ha saputo restituirci.

Francesco Sulas

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