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Tour de France 2014: Kittel, a Parigi un altro brindisi - Il tedesco vince sui Campi Elisi per il secondo anno consecutivo

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Marcel Kittel esulta per il secondo anno consecutivo sui Campi Elisi © teamgiantshimano.com

Ventidue giorni fa il Tour de France era partito da Leeds e la prima tappa, con traguardo ad Harrogate, aveva visto il successo di Marcel Kittel, oggi il tedescone della Giant-Shimano è andato a prendersi di forza anche il traguardo conclusivo di Parigi: è il secondo anno consecutivo in cui Kittel apre e chiude la Grande Boucle con un successo di tappa, e l'anno scorso come quest'anno in mezzo c'erano stati altri due successi parziali. Al momento non esiste confronto tra Kittel e tutti gli altri velocisti, quando il corridore della Giant è della partita è praticamente imbattibile e non poteva fallire su uno dei traguardi più ambiti dagli sprinter.

Quest'ultima tappa, partita da Évry, s'è svolta come da classico copione con tanta tranquillità e rilassatezza per circa un'ottantina di chilometri, poi una volta che il gruppo è entrano sul circuito dei Campi Elisi s'è cominciato a fare sul serio ed è stata corsa vera, con tanti attacchi e anche qualche brivido. Il primo scatto è arrivato subito dopo il primo passaggio sotto al traguardo, a 54 chilometri dall'epilogo: a muoversi è stato Sylvain Chavanel della IAM che però è stato raggiunto quasi subito. Ai meno 48 invece è uscito dal gruppo l'eterno Jens Voigt (Trek) che al suo ultimo Tour de France ha avuto l'onore di transitare per primo al traguardo volante di oggi: il grande Jens ha voluto salutare i tifosi a modo suo, attaccando, ed è stato curioso vedere che ad un certo punto s'era mosso al suo inseguimento l'altro classe 1971 del gruppo, Chris Horner.

In un contesto fatto di attacchi e alte alte velocità qualche rischio c'è sempre anche se si sta correndo l'ultima tappa e a 43 chilometri dall'arrivo a prendersi un enorme spavento sono stati Jean-Christophe Péraud e tutta l'AG2R: il secondo della classifica generale infatti è caduto trascinandosi dietro anche Samuel Dumoulin, Martin Elmiger e Cheng Ji; in classifica generale Thibaut Pinot era staccato di appena 32" ma per fortuna Péraud non ha riportato serie conseguenze in questa caduta ed è riuscito a rientrare in gruppo - anche grazie ad un rallentamento lì davanti - nel giro di circa 6 chilometri.

Proprio mentre Péraud ritrovava la scia del plotone è riuscita ad avvantaggiarsi una fuga di quattro uomini che è restata fuori abbastanza a lungo pur guadagnando un vantaggio massimo di appena 26": a muoversi sono stati Richie Porte (Sky), José Serpa (Lampre), Michael Morkov (Tinkoff) e Armindo Fonseca (Bretagne) anche se quest'ultimo non è riuscito a tenere il passo degli altri tre e s'è staccato ai meno 25. Richie Porte, voglioso di riscattare un Tour deludente per lui e per tutta la Sky, ci ha provato ancora da solo ai meno 12 ma è stato raggiunto definitivamente poco prima dell'inizio dell'ultimo giro, a 7.5 chilometri dalla fine. Da quel punto in poi è stato uno spettacolare monologo dei treni dei velocisti, interrotto breve da un allungo di Simon Clarke ai meno 5.

Negli ultimi chilometri a prendere in mano le operazione è stata la Giant-Shimano oltre a uomini di grande valore ha dalla sua uno studio e una preparazione praticamente perfetta per questi finali: pur essendo a fine Tour la squadra olandese non poteva sbagliare in una tappa senza alcuna difficoltà; ad affiancare il treno bianconero ci hanno provato sia la Omega Pharma-Quick Step che la Europcar ma nessuna è stata in grado di scalzare la Giant dalla testa. Un lavoro spettacolare invece l'ha fatto Jack Bauer della Garmin che ha risalito molte posizioni con a ruota il compagno di squadra Ramunas Navardauskas e poi s'è lanciato all'interno dell'ultima curva andando a porsi in seconda posizione tra Marcel Kittel ed il suo ultimo uomo, Tom Veelers: questa mossa ha scompigliato un po' i piani della Giant-Shimano e cambiato un po' la fisionomia dello sprint visto che la velocità di lancio è inevitabilmente calata.

A tentare di approfittare di questa situazione che s'era venuta a creare sono stati Ramunas Navardauskas e soprattutto Alexander Kristoff con il norvegese che partendo un po' lungo ha subito preso la testa: lo sprinter della Katusha se l'era anche giocata bene ma ugualmente non ha avuto scampo quando Kittel ha cambiato marcia, l'ha affiancato e poi superato. Magari Kristoff può recriminare anche per una foratura ai meno 23 che gli può aver fatto sprecare qualche energia, ma difficilmente si può pensare che questo piccolo incidente possa essere stato decisivo. Bravissimo il lituano Navardauskas che pur non essere un velocista puro è riuscito a chiudere al terzo posto davanti ad André Greipel, Mark Renshaw, Bernhard Eisel, Bryan Coquard e Alessandro Petacchi, ottavo e primo degli italiani; solo nono Peter Sagan che ha approcciato lo sprint un po' troppo arretrato e che così chiude il suo Tour de France con la maglia verde (e il record di punti, 431) ma senza mai vincere.

Tra gli uomini di classifica c'è stato anche chi ha provato ad approfittare dei buchi per vedere se era possibile riuscire a recuperare una posizione in extremis: Romain Bardet ha chiuso la tappa al 18° posto a 4" da Kittel ma Tejay Van Garderen, che nella generale era avanti di appena 2", lo ha seguito come un'ombra senza farsi sorprendere e ha mantenuto così la sua quinta posizione finale. La classifica generale è quindi rimasta invariata come posizioni anche se c'è stata qualche piccola modifica nei distacchi poco rilevante nella sostanza ma comunque interessante per le statistiche: nonostante la caduta Péraud ha recuperato 15" su Nibali e chiude a 7'37", Pinot invece di secondi ne ha recuperati 9 e ha portato il suo ritardo complessivo a 8'15". In coda invece il cinese Cheng Ji è riuscito a sfondare il muro delle 6 ore ritardo chiudendo la tappa ultimo e doppiato a 9'25" da Kittel: il corridore della Giant ha impiegato 6h02'24" in più di Nibali per terminare il 101° Tour de France.

Sebastiano Cipriani

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