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La Course by Le Tour de France WE 2014: Chi poteva vincere se non la Marianne? - A Parigi Vos su Wild e Kirchmann

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Marianne Vos batte Kirsten Wild sugli Champs-Élysées © raboliv.comE chi poteva vincerla, se non chi l'aveva chiesta, promossa, spinta fino alla realizzazione, La Course by Le Tour de France? Marianne Vos, ovviamente.

Le manca giusto una vittoria su Marte, dove correrebbe in casa, altrimenti ha messo in saccoccia tutto quello che poteva mettere. Gli Champs-Élysées erano una grandissima passerella per il ciclismo femminile.

Per questo ASO ha organizzato una corsa in circuito proprio là, dopo che il 12 luglio 2013 Marianne Vos, Emma Pooley, la ciclista, triatleta, scrittrice, regista ed editorialista di ESPN Kathryn Bertine (tesserata per l'occasione con la Wiggle Honda ma ritiratasi) e Chrissie Wellington, altra triatleta, avevano fatto la voce grossa, chiedendo più visibilità di ripristinare il Tour de France per le ragazze.

Per ora hanno ottenuto La Course, in futuro chi lo sa. Su quegli 89 km, un circuito (il circuito, quello degli Champs-Élysées) di 6.85 km da ripetere 13 volte volata doveva essere, volata è stata. Senza una minima asperità, con il rettilineo finale che si confà ad atlete potenti. Identikit perfetta per Kirsten Wild, olandese, un armadio a quattro ante: 177 cm per 63 kg sulla carta, un po' la Marcel Kittel della Giant-Shimano femminile.

E la Wild, a parrte una foratura dopo tre quarti di gara, è restata sempre in gruppo, aspettando la volata. Persino Marianne Vos nelle volate contro di lei ha avuto più volte problemi, non senza riuscire a batterla, chiaro. Però Kirsten ha un'occasione d'oro a portata di mano, vuoi che le sfugga? Le sfugge, ma è la prima delle umane a tagliare il traguardo.

Davanti a tutte, come detto, Marianne Vos. Uno sprint degno del palcoscenico su cui viene effettuato, una volata giusta come tempistiche, potenza sprigionata, calcolo della distanza da coprire, dei metri utili a rimontare e superare di gran lunga la povera Wild. È la Vos, bellezza.

Percorso senza asperità, è quello che i professionisti percorreranno una volta entrati a Parigi. La media è subito altissima, attorno ai 44 km/h, gli scatti pochi ed impossibili. Tenta l'allungo una passista come Ellen Van Dijk (Boels Dolmans), che lavora per Lizzie Armitstead, cacciatrice di classiche, leader di Coppa del Mondo ed atleta indubbiamente veloce. La Van Dijk, iridata contro il tempo, guadagna non più di 35", poi escono dal plotone Charlotte Becker (Wiggle Honda) e l'enfant du pays, la Campionessa di Francia Pauline Ferrand-Prévot.

Il plotone si ricompone ed i numerosi scatti e controscatti vengono sempre chiusi dal gruppo. Ai -12.3 se ne va però un gruppetto interessante, composto da Anna Van der Breggen (Rabo Liv), Amy Pieters (Giant-Shimano) e Fiona Dutriaux (Francia). Guadagnano qualche secondo ma il gruppo chiude ancora. Nell'ultima tornata ci riprova Pauline Ferrand-Prévot, che sotto sotto un successo a Parigi vestendo il tricolore lo vorrebbe eccome, ma alla fine lavora per Marianne Vos.

Alla ruota della giovane di Reims si piazza Amy Pieters, gregaria di lusso per Kirsten Wild. Prendono una decina di secondi al gruppo ma la Alé-Cipollini-Galassia tira per Shelley Olds (la statunitense corre con un dito rotto) e chiude sule due fuggitive. È allora che la Rabo Liv di Marianne Vos si piazza in testa, Van der Breggen prima, poi Ferrand-Prévot a dettare il ritmo, elevatissimo. Nell'ultimo chilometro proprio la Ferrand-Prévot cade male contro le transenne, tirando giù anche Lizzie Armitstead, che lottava per portarsi avanti.

È volata. Si presentano in prima linea Wild, Vos e la canadese Leah Kirchmann. Alle loro spalle fatica la Campionessa tedesca Lisa Brennauer, poi c'è un piccolo buco. Wild sembra poter vincere facile, piazzandosi al centro e andando in progressione. Vos invece risale sulla sinistra, e risale tanto, fino a superare la Wild. Il colpo di reni è il colpo di grazia, inutile, visto che Marianne dà a Kirsten più di mezza bici. Terzo posto per Leah Kirchmann, con Lisa Brennauer al quarto posto.

A seguire Shelley Olds, Coryn Rivera, Jolien D'Hoore, Emma Johansson, Simona Frapporti (prima italiana al traguardo) e Roxane Fournier. Giorgia Bronzini chiude a ridosso della top ten, undicesima, mentre la Campionessa italiana Elena Cecchini, recente vincitrice del Campionato Europeo su pista (specialità Corsa a Punti), è quattordicesima. Delude un po' Chloe Hosking, una che potenzialmente aveva modo di entrare nelle prime cinque ed invece è solo ventesima.

Marta Tagliaferro della Alé-Cipollini-Galassia torna da Parigi con la sua maglia verde personale, avendo vinto la classifica a punti stilata dopo i traguardi volanti. Alle sue spalle la bielorussa Alena Amialiusik (Astana BePink) e la transalpina Audrey Cordon (Hitec).

La prima edizione è andata, il successo c'è stato, chissà se negli anni a venire i progetti ASO metteranno in atto qualcosa di più grande (un Tour, diciamo pure). La direzione che tutti auspicano è quella, intanto godiamoci la vittoria sugli Champs-Élysées di Marianne Vos.

Sarà noiosa (ma anche no), cannibalesca, concederà pure poco o nulla alle avversarie, ma è la più forte ciclista in circolazione, simbolo di un movimento che vuole crescere, che ci prova. E simbolo della Francia, quindi chi se non lei poteva imporsi su un traguardo tanto prestigioso?

Francesco Sulas

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