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Tour de France 2014: Velocità foTonyca e Nibali sul velluto - Crono a Martin su Tom Dumoulin. Bene Vincenzo | Cicloweb

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Tour de France 2014: Velocità foTonyca e Nibali sul velluto - Crono a Martin su Tom Dumoulin. Bene Vincenzo

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Tony Martin sulla nuovissima bici che Specialized ha realizzato apposta per lui © Bettiniphoto

Oddio, un nuovo pezzo su Tony Martin che vince una cronometro. Cosa si può aggiungere rispetto a quanto scritto in occasione delle precedenti 36 prove contro il tempo da lui vinte nelle ultime 7 stagioni (comprese tre valevoli per il titolo mondiale di specialità, da lui tuttora detenuto)? Poco, chiaramente. Siamo di fronte a un cronoman di valore assoluto, che oggi non ha rivali e che coi suoi successi in serie sta scalando l'empireo dei principali esponenti storici della categoria.

In un Tour povero di chilometri contro le lancette (solo i 54 di oggi tra Bergerac e Périgueux) l'atavica fame di successi del tedesco della Omega Pharma l'ha portato ad anticipare i tempi, andando a prendersi già una vittoria spettacolare con lunga e indomita fuga tra Gérardmer e Mulhouse, alla nona tappa. Ha pure indossato per un giorno - lui che così poco digerisce le salite - la maglia a pois di migliore scalatore, e ha tentato altre azioni da lontano, riuscendo a essere in lizza per il titolo di supercombattivo della Grande Boucle (e invece è stato premiato, con ampio merito, Alessandro De Marchi), e al contempo a risultare prezioso per la squadra, quando chiamato a lavorare per la causa comune.

Insomma, un protagonista a tutto tondo, e non solo il classico cronoman che vedi giusto quando si lotta contro il tempo. Un personaggio che vuole (e che soprattutto è capace di) prendersi la scena appena possibile, che accetta le sfide e che paradossalmente risulta tra gli uomini più spettacolari in gruppo, lui che potrebbe accontentarsi di aspettare il proprio turno quando arrivano le cronometro. Perché poi lì resta insuperabile, e oggi l'ha dimostrato una volta di più: non c'è stata praticamente lotta, e il buon Tony (che essendo indietro in classifica gareggiava molto prima dei big) è stato un paio d'ore ad attendere la fine della crono degli altri, buono buono sul trono del leader provvisorio, sul quale sin da subito s'è intuito che si era seduto già il leader definitivo.

1h06'21" per lui per coprire, a 48.3 di media, i 54 km della tappa, piuttosto vallonati anche se privi di salite significative. Il secondo, il giovane e interessante Tom Dumoulin (uno dei tanti della nidiata Giant) ci ha impiegato 1'39" in più, e il già più esperto Jan Barta con il terzo posto di giornata a 1'47" dal vincitore ha tenuto in alto la NetApp, peraltro gratificata anche (e soprattutto) da una grande prestazione di Leopold König, capace di chiudere al quinto posto la prova (a 2'02" da Tony) e di scalare in questo modo ben due posizioni nella top ten: chiude al settimo posto, il ceco, a 14'41" dalla maglia gialla, e senza quasi rendercene conto siamo già passati a parlare di uomini di classifica (non prima di menzionare nell'ordine d'arrivo odierno l'ottavo posto di Sylvain Chavanel, il nono di Markel Irizar e il decimo di un ottimo Daniel Oss).

Vincenzo Nibali era atteso a una prova di primissimo livello, inutile nascondercelo. Anche dalle sue dichiarazioni della vigilia trapelava la volontà di esprimere un'altra prestazione importante, e considerando l'impossibilità di misurarsi col supereroe di Cottbus, il secondo posto era un obiettivo da perseguire con ragionevole ottimismo. Non ci è andato lontano, Vincenzo, visto che il suo tempo di 1h08'19" (a 47.4 di media), che gli è valso il quarto poston a 1'58" da Martin, è stato di soli 19" peggiore rispetto a quello di Dumoulin (e 11" rispetto a quello di Barta). Ha pagato un inizio non scintillante, il siciliano, che poi è uscito alla distanza, recuperando posizioni su Van Garderen e König, ma non riuscendo a salire oltre.

Va comunque bene così, anche pensando al fatto che chi puntava a questa crono ha potuto risparmiare la gamba negli ultimi giorni, al contrario della maglia gialla che per ovvi motivi ha spinto sempre a tutta. In ogni caso, Vincenzo si è confermato il migliore tra gli uomini di classifica, affibbiando 4" a König, 10" a Van Garderen, 29" a Péraud, 1'14" a Pinot, 1'47" a Zubeldia, 2'19" a Bardet, 2'30" a Valverde, 4'05" a Ten Dam e ben 7'28" a Mollema. Una controprestazione clamorosa quella dei due Belkin, con Bauke che in particolare ha perso tre posizioni nella generale, scivolando dalla settima alla decima.

Tanto per riepilogare la classifica con cui questo Tour - salvo inopinabili imprevisti - andrà a chiudersi, Nibali potrà festeggiare forte di 7'52" su Péraud, 8'24" su Pinot, 9'55" su Valverde, 11'44" su Van Garderen, 11'46" su Bardet. Ancora, a seguire, 14'41" su un König che festeggia un settimo posto meritato e uno Zubeldia che alla distanza ha fatto valere la sua cilindrata da diesel: ottavo (e in crescita) a 18'12" da Nibali, niente male; i due Belkin completano la top ten, con Ten Dam che scivola in nona posizione a 18'20" e Mollema che, come detto, chiude la fila a 21'24". Spiace - soprattutto dopo averne apprezzato il coraggio al Giro e, in qualche frangente, anche nelle tre settimane di Tour - che quella top ten sfugga a Pierre Rolland, solo undicesimo alla fine, davanti a Fränk Schleck e Jurgen Van den Broeck.

Marco Grassi

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