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Tour de France 2014: Il colpo di grazia - Nibali fenomenale: volo di 11 km a Hautacam, fantastica vittoria

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Vincenzo Nibali e l'entusiasmo della folla sulla salita di Hautacam © Bettiniphoto

Quante volte può essere successo di vedere un corridore di un certo livello mandare letteralmente e platealmente a quel paese i suoi compagni di squadra perché tengono un ritmo troppo alto in salita? Non troppe, forse proprio mai; eppure oggi è successo, con Jakob Fuglsang che esprimendo col linguaggio internazionale dell'ampio gesto della mano un bel vaffa, si è sfilato perché gli Astana andavano troppo forte. "Correvano come se stessero andando dietro a qualcuno che gli aveva rubato le bici", la spiegazione post-tappa del danese, il quale se non altro conferma di avere un caratterino tra il lunatico e il bizzarro.

La premessa ci serve però per spiegare che tipo di corsa abbia imposto oggi la squadra kazaka nell'ultima tappa di montagna del Tour de France. Da Pau ad Hautacam erano meno di 150 km, con due salite celebri come il Tourmalet e la scalata che portava all'arrivo, a rappresentare gli ultimi contrafforti pirenaici di una Boucle che quest'anno, fortunatamente, non ha lesinato in difficoltà altimetriche. Nelle restanti tre tappe, da qui a domenica, non si scalerà altro che qualche salitella insignificante, ma ormai siamo già dalle parti dei titoli di coda, almeno per quel che riguarda lo straordinario corridore che questa Boucle la sta dominando.

L'Astana - e qui riprendiamo il racconto da dove l'avevamo lasciato, ovvero da Fuglsang sul Tourmalet - lavorava a fondo per impedire alla fuga del mattino di prendere soverchio margine, visto che l'intento di Vincenzo Nibali era di chiudere in bellezza sulle montagne. Dopo aver vinto in Inghilterra, dopo esserci andato vicinissimo nella già mitica tappa del pavé, dopo aver dato dimostrazioni sui Vosgi e sulle Alpi, oggi a Hautacam il siciliano ha voluto, inseguito e centrato il suo successo forse più fragoroso. Una vittoria giunta al termine di un attacco di oltre 10 km, roba che nel ciclismo d'oggi non si vede granché spesso, su salite del genere.

Di qualche corridore si dice "non attacca da troppo lontano perché non ne ha bisogno, perché già domina così, controllando e scattando a 3 km dalla vetta, e bla bla". In questo, anche in questo, Vincenzo Nibali è diverso dagli altri. Possiamo dire che ha più cuore? O - non volendo esagerare - che sente molto di più il rapporto col ciclismo vero, quello che non è concentrato solo in un singolo e ben precisato appuntamento, ma che accetta la sfida di impegni prolungati e successivi?

Lo scorso anno il siciliano, nella sua stagione fin qui migliore, ha vinto o quantomeno ben figurato dall'inverno all'autunno, e non sono in tanti a potersi fregiare di simili risultati. Non sono in tanti ad andare a quasi vincere la Vuelta dopo aver dominato il Giro, e - non contenti - a provarci in tutti i modi al Mondiale (per tacere di altri - minori - obiettivi).

Il 2014 di Vincenzo è finalizzato al Tour, ma ciò non deve far dimenticare che il ragazzo è stato protagonista alla Sanremo, si è impegnato a fondo per tutti i primi mesi dell'anno (anche se i risultati, in questo caso, non sono giunti), ha vinto un campionato italiano appena prima della Grande Boucle, e chissà cos'altro ha in mente per il finale di stagione. Certo, i tifosi sognerebbero che alla fine decidesse di andare alla Vuelta per provare a mazzolare Chris Froome (visto che qualcuno insiste a dire che sta vincendo il Tour perché il britannico e Contador si sono ritirati anzitempo), mentre invece la ragionevolezza indurrebbe a pensare a un Nibali in slow-playing nel mese di agosto, per poi tornare protagonista nella parte finale di stagione.

Una parte finale, tra l'altro, che oltre al Mondiale di Ponferrada (percorso poco adatto a Vincenzo) ha tutta una serie di corse in Italia che sarebbero grandemente nobilitate dalla presenza attiva della maglia gialla 2014. Ecco, dopo il Tour de France, un piccolo tour d'Italia tra Settimana Lombarda (a inizio settembre, giusto per rifare la gamba), e poi a seguire Trittico Lombardo, Memorial Pantani, Prato, e poi, ancora dopo il Mondiale, Milano-Torino, Piemonte, Lombardia e ancora Sabatini, Emilia, Beghelli... Sarebbe un programma di gare da vero leader di un movimento che in questo momento è tutto ai suoi piedi. Sarebbe fantastico per le piccole corse italiane.

Torniamo a terra. Ci si perdoni l'alternarsi di cronaca spicciola e voli pindarici, ma l'impresa che oggi Vincenzo ha firmato a Hautacam è di quelle destinate a restare in mente, e spinge inevitabilmente a pensare in grande anche per le piccole cose.

Il lavoro dell'Astana, con Scarponi e Westra prima, Kangert poi, è stato prezioso. La fuga, contenente anche nomi interessanti, è stata tenuta a tiro, e appena un minuto e mezzo è stato lasciato ai battistrada all'abbrivio della scalata conclusiva. Nibali non ha aspettato troppo prima di prendere ancora una volta il proprio destino nelle mani: è bastato uno scattino di Chris Horner (ipse!!!) per svegliare la belva affamata dentro la maglia gialla, e il contrattacco con cui lo Squalo ha lasciato sul posto l'americano deve aver avuto un sapore speciale, visto che è stato sferrato proprio ai danni di colui che 10 mesi fa diede una dura lezione al siciliano, alla Vuelta a España.

Ma il momento più spettacolare dell'azione è stato quando, poco prima degli 8 km all'arrivo, Vincenzo ha messo nel mirino l'ultimo superstite della fuga, Mikel Nieve: altro nome che evoca momenti difficili per il siciliano, visto che al Giro del 2011 fu proprio il basco a vincere la durissima tappa di Gardeccia, quella in cui un generoso Nibali attaccò da lontanissimo, nella discesa del Giau, ma gli andò male, venne raggiunto e superato, e alla fine venne scavalcato di pochi secondi da Scarponi (che finì secondo della generale, ed ereditò poi quel Giro dopo la squalifica ex post di Contador).

Vista la maglia Sky di Nieve, Nibali si è per un attimo immedesimato nel capitano di quella squadra, e ha dato luogo a un'accelerazione strepitosa, con la quale ha risucchiato in un attimo il buon Mikel e l'ha staccato in un fiat. Sì, proprio Froome-style. Solo che nel nostro caso Vincenzo non ha poi rallentato, non ha subìto il ritorno di nessuno, e ha continuato una favolosa cavalcata, gestendo i 50" di vantaggio che aveva guadagnato in quei primi 2-3 chilometri di attacco, e portandoli fino al traguardo.

Tutto quel che avveniva alle sue spalle era un'altra storia, i generosi sforzi di Majka per salvare la maglia a pois (il polacco, uscito da solo all'inseguimento della maglia gialla, non è riuscito a chiudere, venendo poi raggiunto ai 3 km dal gruppetto di Pinot, Péraud e Van Garderen), l'accesissima lotta per il podio coi francesi a mettere in una tenaglia un sofferente Valverde, i tentativi di tutti di salvare il salvabile (si trattasse di una top 5, una top 10, una top 20...). Altra storia, sì, altra dimensione, altra categoria.

Il Nibali parametrato dalla sopraffina preparazione di Paolo Slongo per la sfida con due spauracchi come Froome e Contador non può non essere enormemente superiore a tutti i corridori rimasti in gara. La sua vittoria ad Hautacam è la prova finale, il colpo di grazia, dato con l'ormai classica linguetta di fuori prima dell'esultanza, con una mano sul cuore e una lanciata verso il cielo, con la gioia di chi sa che ormai ci siamo quasi, manca poco, giusto dei dettagli, per festeggiare un successo clamoroso. Nervi saldi. Altri tre giorni di attenzione, di occhi aperti, di cura dei dettagli (ma cosa può ormai temere chi non ha mai - e sottolineiamo mai - dato un minimo segno di reale cedimento in queste tre settimane?), e poi sarà l'orgasmo dei Campi Elisi.

Le distanze sono incolmabili, il minuto e spiccioli dato oggi ai primi inseguitori (e i quasi due rifilati agli altri) si sommano a quanto il messinese aveva già messo tra sé e il resto del Tour. Il secondo della generale, Pinot, paga 7'10"; il terzo, Péraud, è a 7'23", Valverde quarto è a 7'25". Bardet (a 9'27") è l'ultimo a restare nel limite dei dieci minuti di distacco, da Van Garderen in giù si può passare direttamente alla clessidra. Non basterà la crono di sabato per permettere a qualcuno di avvicinare la maglia gialla, al limite le distanze continueranno a dilatarsi, come un universo in espansione originato dal Big Bang nibaliano, ovvero l'esplosione di livello mondiale che Vincenzo ha regalato, in questo luglio indimenticabile, a se stesso, a noi che da anni aspettavamo questo momento, ai suoi sempre più numerosi tifosi, al ciclismo italiano.

Marco Grassi

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