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Tour de France 2014: Vincenzo, lascia che si sfoghino! - Podio, lotta sempre più accesa: Pinot e Péraud su, Bardet giù

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Thibaut Pinot guida il drappello degli uomini di classifica sul Port de Balès © BettiniphotoRiordiniamo le idee. Dopo un giorno di riposo, e soprattutto nella prima tappa della terza e ultima settimana, per di più una tappa pirenaica, è quantomai necessario, perché ciò che era vero 3 giorni fa magari non lo è più oggi. Dopo le Alpi avevamo ad esempio lasciato la AG2R con l'aura di formazione più solida e adatta ad attaccare eventualmente Vincenzo Nibali; sul (e giù dal) Port de Balès, oggi, scopriamo che invece sono Movistar e FDJ le formazioni più interessate a qualche modifica dello status quo.

Nulla che impensierisca oltremisura un Vincenzo Nibali che anche oggi ha controllato senza patemi e senza cedere neanche un secondo ai rivali di classifica. Qualche metro sì, l'ha ceduto, proprio in cima al Gpm del Balès (a 21.5 km dal traguardo), sul forcing di Thibaut Pinot; ma ha spiegato la cosa dicendo che in quel momento era più impegnato a cercare con lo sguardo il suo massaggiatore che gli doveva passare una borraccia di zuccheri, che a tenere pedantemente la ruota del francese. E la realtà dei fatti non ci dice nulla di diverso, visto che l'alternativa è pensare che in effetti Vincenzo possa aver avuto un passaggio a vuoto. Ma proprio in cima, a 50 metri dal Gpm, e prima di una discesa condotta dal siciliano in maniera impeccabile?

Poco credibile, in effetti. Di sicuro nessuno impedirà agli avversari della maglia gialla di attaccarlo a spron battuto domani e dopodomani, se vogliono, se son convinti (noi no) che in effetti quello tradito dal leader della Boucle sia stato un piccolo ma promettente (per loro) cedimento. Il terreno non mancherà, domani e dopodomani: salite vere e dure in sequenza (anche se le restanti due tappe pirenaiche non saranno lunghe), di quelle insomma che se vai in crisi sulla penultima, sull'ultima sarai stroncato.

Oggi questo terreno invece un po' mancava, e diciamo peccato, al di là della riconosciuta durezza del Port de Balès. Peccato perché già così la corsa è saltata in un bel modo vivace, su quella scalata, ma ciò ci bendispone a quanto vedremo nei prossimi due giorni. Con l'Astana che ha lasciato andare la fuga del giorno senza spingere a fondo in pianura e sulle prime salitelle e salite del menu odierno, è stata la lunghezza della frazione (237.5 km) a fungere da moltiplicatore di fatica per i touristi, visto che le salitelle poste prima del Balès non erano niente di che: un paio di 4a categoria nella prima parte (ma sul primo dei due Rafal Majka con uno scattino ha conquistato il punticino che gli permette di superare Rodríguez nella classifica a pois: 89 il polacco, 88 il catalano, con Nibali fermo a 86), quindi il Portet d'Aspet (passando dal quale è sempre bello e doveroso ricordare il povero Fabio Casartelli, che qui trovò la morte nel 1995) e il Col des Ares.

Sostanzialmente delle salitelle, con tutto il rispetto; nulla di paragonabile al colle sul quale nel 2010 saltò la famosa catena a Andy Schleck, e Contador (volente o nolente) ne approfittò. Oggi è stata la Movistar a far la voce grossa, tirando per lunghi tratti dell'ascesa, prima con Visconti, poi con Intxausti. La lotta per la tappa non era all'ordine del giorno, visto che la fuga del mattino aveva un'era geologica di vantaggio. Si battagliava solo e puramente per la classifica, quindi. Di quella battaglia che se perdi o conquisti una posizione, è già una piccola vittoria, specie se passi dall'undicesimo al decimo posto, o dal sesto al quinto: tutto un altro mondo.

Tale lotta aveva perso in mattinata Rui Costa (che era 13esimo), non partito per un principio di broncopolmonite. Curarsi è la prima cosa, per l'iridato, a correre ci pensino gli altri. Michal Kwiatkowski ci ha pensato benissimo, entrando nella fuga e ritrovandosi a fine giornata con un balzo nell'iperspazio, dal 16esimo al nono posto della generale, praticamente otto minuti recuperati ai più forti, anche dieci rispetto ai rivali per la top ten. Colpaccio per il polacco.

Gli altri sono stati messi prima in fila e poi al gancio dal ritmo della Movistar: Van den Broeck, Rolland, Schleck sono stati tra i primi a perdere contatto dal drappello dei migliori; il problema per Nibali è che negli stessi frangenti perdevano terreno anche i suoi Scarponi, Fuglsang, Kangert, e che lui si ritrovava solo ancora a più di 5 km dalla vetta. Stress in più, per il siciliano, che ha comunque lasciato fare senza interferire più di tanto nella sfida tra chi si giocava il podio.

A 27 km dalla fine (ancora 5 dal Gpm) Van Garderen, che sembrava uno dei più in palla al momento, in netta crescita nella seconda settimana, ha avuto un pesante passaggio a vuoto, staccandosi dal gruppo Nibali (tirato ancora da Intxausti) e avviandosi a un finale di tappa da dimenticare: oltre 3'30" sul groppone per lui alla fine, rispetto a Nibali, Valverde, Pinot. Poco dopo anche Bauke Mollema, mai convincente in questo Tour, ha perso contatto (anche se ha saputo salvarsi meglio rispetto all'americano della BMC, non ha potuto evitare di essere raggiunto da Van Den Broeck e Schleck, e superato da Rolland, tutti atleti staccatisi prima di lui).

È stato a questo punto, a oltre tre chilometri dalla vetta, che Thibaut Pinot ha inscenato il suo attacco: accortosi che il rivale diretto (per il podio, per la maglia bianca, per l'amore dei francesi) Romain Bardet respirava con le branchie, ha dato un colpetto e si è reso conto che quello mollava, e allora ha insistito selezionando al proprio fianco una compagnia di lusso: Nibali e Valverde, e pure Jean-Christophe Péraud, che in questo Tour sta ricoprendo il ruolo di transalpino numero 3 (nelle attenzioni dei media, nel richiamo per i tifosi), ma che vedrete sarà quello che chiuderà la corsa più avanti di tutti, se non succedono cataclismi.

La sfuriata di Pinot ha frantumato quel che rimaneva del drappello (hanno perso contatto nell'occasione anche Ten Dam e König), ma poi il ritmo del corridore della FDJ si è un po' placato, sicché il suo compagno Jeannesson è potuto rientrare (con Gadret, uomo di Valverde) per tirare gli ultimi due chilometri di salita. Il lavoro di Arnold è stato prezioso, visto che ha mandato in confusione Valverde, per il quale l'ultimo chilometro di scalata è stato abbastanza sofferto. Il murciano era già staccato quando in cima, il già citato allunghetto dello stesso Pinot, ha distanziato Péraud e quasi Nibali.

Nulla che potesse provocare grosse crisi d'identità negli astanti, e infatti in discesa il drappello (compreso Valverde) si è ricompattato, con tanto di raggiungimento di Roy (compagno di Pinot) e poi di Izagirre (altro uomo di Valverde), staccati dalla fuga del mattino. Nella parte finale della picchiata Nibali si è addirittura avvantaggiato (con Valverde e Gadret) sulla banda Pinot, ma ai 3 km i francesi son rientrati, e al triangolo rosso dell'ultimo chilometro anche un volitivo König è riuscito a rifarsi sotto, andando poi a chiudere col plotoncino della maglia gialla.

A fare i conti del ragioniere, abbiamo quindi che Nibali, Valverde, Pinot, Péraud e König hanno distanziato di 1'11" Ten Dam, di 1'28" Zubeldia, di 1'50" Bardet (bella scoppola!), di 2'21" Rolland, di 3' esatti Van den Broeck, Mollema e Schleck, di 3'36" Van Garderen, Horner e Thomas (il quale, con Porte e Nieve lontani dall'optimum, diventa il migliore degli Sky in classifica). Tutto ciò si riverbera in una nuova generale. Non nuova per le prime due posizioni (Nibali al comando, Valverde secondo a 4'37"), ma per tutte le altre sì: Pinot è ora sul podio provvisorio, a 5'06" da Vincenzo; Péraud si avvicina minaccioso, quarto a 6'08" e davanti al compagno Bardet, scivolato in quinta posizione a 6'40": e ora come si regoleranno in casa AG2R, chi lavorerà per chi? Comunque tre francesi in top 5 al Tour è una cosa che non si vedeva dalla notte dei tempi.

A seguire, Van Garderen è ora sesto a 9'25" e si deve guardare dal ritorno di König, settimo a 9'32"; Ten Dam è ottavo a 11'12", giusto davanti a Kwiatkowski (11'28") e Mollema (11'33"); fuori dalla top ten Zubeldia (in crescita), Rolland (in calo), Van den Broeck (altalenante come sempre) e Schleck (stazionario come sempre). Domani la seconda tappa pirenaica sarà una volata di montagne: condensati in 124 km (anzi, in soli 75, considerato che i primi 50 sono di pianura) avremo Portillon, Peyresourde, Val Louron e la salita che porta all'arrivo di Pla d'Adet, a Saint-Lary. Volendo, il terreno per far catastrofi c'è tutto. Serviranno la volontà, il coraggio, magari un pizzico d'incoscienza. A Nibali non rimane che aspettare di vedere quel che faranno i suoi avversari, tranquillo della sicurezza del più forte.

Marco Grassi

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