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Tour de Bretagne 2014: Elisa, ma quanto ti diverti? - Super Longo Borghini, Amialiusik a Vaiano e oltre. E domenica Campi Elisi

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Elisa Longo Borghini con Audrey Cordon (a sinistra) e Doris Schweizer (a destra) sul podio del Tour de Bretagne © Sezny le FournRicapitolando, una settimana dopo la fine del Giro Rosa ci troviamo con: una ragazza che fino a cinque anni fa lavorava per Lehman Brothers ed oggi mette in fila 17 giorni di corsa; un'altra, ben più giovincella, che gareggia e vince in Toscana con una costola fratturata, diverse botte ed altre amenità; una terza che ha fatto il Giro, ha staccato giusto il tempo di un caffè e torna dalla Francia con una maglia gialla, pur non chiamandosi Vincenzo. Ce ne sarebbe poi una quarta, viene dal nord ma non indossa la camicia verde. Ha corso in Belgio, anche sul pavé (e figurarsi...), è pratica di quelle zone. Ovviamente ha vinto. Da chi potremmo incominciare?

Partiamo da quella a noi più vicina. Ma sì, quella che ha corso un Giro a ruota di Marianne Vos chiudendolo al 5° posto, sosta ad un pit stop che si chiama Ornavasso e via in Bretagna. Elisa Longo Borghini corre, si diverte e cresce. Non anagraficamente, non solo almeno. Sempre più forte, ha disputato un Giro da regina, il successo nella corsa a tappe più prestigiosa del calendario è solo una questione di tempo. Nel mentre, ha chiuso una 15 giorni mica da ridere: dieci tappe di Giro Rosa, due giorni di riposo («uno e mezzo», tiene a sottolineare la precisina), altre cinque di Tour de Bretagne. Non sarà la corsa con la concorrenza più agguerrita del mondo, il Bretagne, ma vincetevelo voi, dopo una settimana a tenere a bada (o almeno provarci) Marianne Vos e consorelle. S'è capito subito che la corsa sarebbe restata in casa Hitec Products; nel 2013 lo vinse Audrey Cordon (altra reduce dal Giro), che però allora vestiva la casacca della Vienne Futuroscope.

Elisa Longo Borghini, in maglia gialla, ringrazia Audrey Cordon © Camille NicolLe amiche-Hitec alla conquista della Bretagna
«Sembrerà stupido dirlo ma siamo amiche e corriamo come delle amiche», aveva detto Elisa a fine Giro a chi le chiedeva i segreti della Hitec. E sin dal prologo di Pledran le amiche-Hitec hanno dato spettacolo: Elisa prima, Cordon a 2", ma è da registrare anche il nono posto di Susanna Zorzi (Astana BePink) a 6". Nella prima tappa, partenza ed arrivo a Saint-Méen-le-Grand, Elisa veste la maglia gialla ma subito gliela scippano. Che poi, scippano... Se la fa sfilare da una grande atleta, dedita al gregariato ma con un motore non indifferente. È un'Astana BePink come la Zorzi, ma Doris Schweizer non compare così frequentemente ai piani alti degli ordini d'arrivo. Al Giro ci ha provato, in Bretagna va in fuga ed anticipa di 11" il gruppo (nel mentre, Jennifer Fiori si fratturava una clavicola). Plotone che viene regolato da Audrey Cordon su Anouska Koster. Il simbolo del primato passa così alla svizzera Doris, che prende e mette in banca quanto ottenuto. Tutto intorno a lei però, ancora le amiche-Hitec: nella cronometro di Radenac vince la fortissima britannica Sarah Storey, Biannic e Cordon arrivano ad una manciata di secondi, Elisa Longo Birghini quinta. La Schweizer accusa 31" di ritardo e rende la maglia gialla alle Hitec, ad Audrey Cordon. Non dura molte ore nemmeno lei: tra Guingamp ed Yffiniac le insidie non sono poche, Elisa se ne va da sola, nessuna la tiene. Taglia il traguardo in beata solitudine, 27" sulla compagna Audrey Cordon, 55" su un quintetto (Heine, Biannnic, Bravard, Schweizer, Pader), le altre a due minuti e più. Ora in classifica tra Longo Borghini e Cordon ci sono 14", l'ultima tappa è della francese: a Landivisiau esulta battendo Jutta Stienen ed Elisa Longo Borghini, con Soraya Paladin e Susanna Zorzi subito dietro l'ornavassese. La classifica parla chiaro: Longo Borghini porta a casa la prima maglia gialla davanti ad Audrey Cordon e Doris Schweizer: manca la Storey (12a) per comporre un podio di tutte le vincitrici di tappa. Nelle dieci Susanna Zorzi, 11a Soraya Paladin.

Stevens, Armitstead e Brennauer sul podio del Thüringen Rundfahrt © thueringenrundfahrt-frauen.deA Stevens il Thüringen dopo 17 giorni di corsa
Elisa conclude così una corsa a tappe di 15 giorni, un 5° ed un 1° posto (a Giro e Bretagne, rispettivamente, più la maglia di miglior scalatrice nella corsa francese), ma c'è chi ha saputo fare di più (forse non di meglio, ci si accontenta): Evelyn Stevens. Sì, quella che lavorava da Lehman Brothers ed un bel giorno ha deciso di fare la ciclista. Partita da Caserta la sera del 4 luglio, ha portato a termine il Giro Rosa (non esaltante per lei, appena 15a a 14'48" da Marianne Vos). Mentre per molte (non per tutte) la domenica sera iniziava un po' di meritato riposo, Evie si spostava alla volta di Gotha, Turingia. Con lei Trixi Worrack, altra reduce dal Giro Rosa. Ci si domanderà: cosa spinge gli organizzatori del Thüringen Rundfahrt, una delle gare a tappe principali del calendario, a voler partire il giorno dopo la fine del Giro? Bella domanda, visto che l'UCI aveva previsto la corsa tedesca dal 21 al 27 luglio. Ma il 27 luglio a Paris... Lo vedremo. Sta di fatto che il Thüringen si incolla al Giro, praticamente. Non tutte sono folli come Worrack e Stevens, ergo i nomi altisonanti al via sono davvero pochini: Stevens, Worrack, la campionessa tedesca Lisa Brennauer, la leader di Coppa del Mondo Lizzie Armitstead, la lussemburghese Christine Majerus.

Il dominio della Specialized-Lululemon è stato pressoché totale, con la maglia presa subito dalla Brennauer, mentre la Stevens (sì, quella Stevens!) si è vestita di giallo a Saalfeld (tappa e maglia per lei). Oltre a due frazioni alla Brennauer ed una alla Stevens, le altre vincitrici rispondono al nome di Lizzie Armitstead (Erfurt), Romy Kasper (Schleiz), Beate Zanner (Schmölln, dove nel 2013 vinse Valentina Scandolara e nel 2012 Elisa Longo Borghini, rieccola), Elke Gebhardt a Zeulenroda. Classifica finale che vede Evelyn Stevens avere la meglio su Lizzie Armitstead, sempre più solida, a 42", mentre l'ultimo gradino del podio è occupato da Lisa Brennauer, a 1'31" dalla compagna di squadra. Stevens e Worrack hanno dimostrato che sì, correre un GT ad altissimi livelli è possibile addirittura per quelle creature chiamate donne.

Alena Amialiusik s'impone al Trofeo Alberto Vannucci © Fabiano GhilardiVaiano: le fratture non fermano la Amialiusik
Non sono lodevoli solamente i 17 giorni di corsa consecutivi delle due Lululemon (o i 15 inframezzati, comunque vicinissimi, di Elisa Longo Borghini): c'è addirittura chi vince una gara in Toscana non essendo al meglio delle condizioni, per usare un eufemismo. Riavvolgendo rapidamente, Alena Amialiusik affrontava il Giro Rosa con ambizioni piuttosto forti. Voleva fare classifica, insomma, e ne era in grado. Tra Santa Maria a Vico e Frattamaggiore (prime due tappe) assaggia l'asfalto. E se nella prima caduta erano solo escoriazioni (che comunque tutto 'sto bene non fanno), nella seconda si frattura la nona e la decima costola. In tanti, con una situazione del genere, si ritirerebbero in spiaggia in attesa di guarire. Alena no, viene dall'Est, è una giovane bielorussa che pare aver vissuto altre dieci vite prima di questa ed è una ciclista (scusate se è poco!). Lei resiste, e non solo. Porta a termine la corsa rosa, sul Ghisallo, ma mica ultima: 14a a poco meno di un quarto d'ora da Marianne Vos. Scesa dal Ghisallo, Alena s'è riposata, curata e pronta come nuova (insomma, nuova. Quasi...) per correre a Vaiano, nel 12° Trofeo Alberto Vannucci-GP Val Bisenzio. E se lo vince arrivando sola soletta.

Un anello attorno alla cittadina toscana da percorrere per 18 volte, con due giri lunghi da coprire nei 15 km finali: all'interno due tratti di strada bianca di 500 metri. Questi ultimi ed una velocità che è stata elevata sin da subito hanno fatto presto la selezione. Scatti e controscatti, ma nulla di fatto fino ai -26. Lì sì che se ne vanno in tre: l'ucraina della Michela Fanini Rox Evgenya Vysotska, Marta Tagliaferro della Alé-Cipollini-Galassia ed Alena Amialiusik dell'Astana BePink, appunto. Guadagnano 15" sul gruppo, poi 30", al primo Gpm del Molinaccio, vinto dalla Amialiusik, il gruppo è a 40". Nell'ultimo giro di 7.6 km la Amialiusik è praticamente sempre in testa al gruppo, segno che la ragazza si spezza ma non si piega. E soprattutto che ne ha più delle altre due. L'ultima salita verso Molinaccio non può che lanciarla, Tagliaferro e Vysotska possono solo provare ad inseguire. Arriva sul traguardo di Vaiano solissima, Alena, che rompe il dominio a Vaiano della Alé-Cipollini-Galassia (le giallofluo vincono qui dal 2011, con Baccaille, Zorzi e Scandolara). La Vysotska chiude a 10", la Tagliaferro ancor più indietro, a 58". Quarto posto e primo per le Juniores (era una gara Open, Élite e Juniores corrono insieme ma con classifiche finali separate) per Sofia Bertizzolo, fresca Campionessa Europea e portatrice sana di tricolore. Chiude ad 1'10", la classe '97 del Breganze Millenium, davanti a Malgorzata Jasinska e Lara Vieceli. Poi un'altra Astana BePink, quella Simona Frapporti reduce dalla vittoria nell'Omnium alla Sei Giorni delle Rose, Elena Berlato, l'ucraina della Forno d'Asolo-Astute Olena Oliynyk, tutte a 1'17". A 1'20", decima, Asja Paladin, evidentemente uscita molto bene dal Giro Rosa (ricordiamo che è pur sempre una classe '94). Il podio delle Juniores vede la Bertizzolo vincere davanti a Nicole Nesti (Piemonte in Rosa-GS Fiorin) e Sara Wackermann (Valcar-PBM).

Anche Rossella Ratto in fuga sul pavé con Emma Johansson © beneladiestour.beBeNe Ladies, sul pavé domina Emma Johansson
Se a Vaiano c'erano i tratti di strada bianca, in Belgio non poteva certo mancare il pavé. La prima edizione del BeNe Ladies Tour s'è svolta in tre tappe e due giorni di gara, tra sabato e domenica. La prima frazione ruotava attorno a Sint-Laureins, 103.6 km e quattro settori di pavé da affrontare. Le specialiste che si intravedono ad inizio stagione appunto al nord si sono messe in luce, con lo sprint finale che ha visto prevalere la Campionessa del Belgio Jolien D'Hoore (un'altra uscita dal Giro Rosa con una gamba della Madonna... del Ghisallo?) su Amy Pieters ed Emma Johansson. Domenica mattina ci si è spostati a Philippine per le due semitappe che avrebbero deciso la prima vincitrice della corsa. Nella crono mattutina, appena 9.6 km, è stata appunto Emma Johansson a precedere di 5" Vera Koedooder, Brianna Walle, Loes Gunnewijk, mentre Shara Gillow ha chiuso a 9" e Jolien D'Hoore a 11". La leadership della corsa, rappresentata da una maglia azzurrina non certo memorabile, è così passata alla svedese. La Johansson è partita quindi nella tappa in linea con 6" da gestire su Jolien D'Hoore e 12" su Loes Gunnewijk. Con tre grandi masticatrici di pavé come queste, la frazione in linea non poteva che andare ad una di loro. È stata infatti la D'Hoore ad imporsi in una volata ristretta, giunta dopo dieci sezioni di pavé (Rossella Ratto se l'è appuntate su 14 cm di pipa manubrio). E proprio la giovane di Colzate ha provato ad anticipare lo sprint, andando via sul pavé con Emma Johansson, Jolien D'Hoore, Amy Pieters e Julia Soek. Riprese a meno di una decina di chilometri dalla fine, lo sprint ha decretato la vittoria della D'Hoore, con Emma Johansson ben attenta a non farsi fregare dalla scaltra belga. La svedese ha chiuso al secondo posto, mentre al terzo s'è piazzata Amy Pieters, con Megan Guarnier ed un'ottima Rossella Ratto a seguire. Classifica finale che ha visto trionfare la Johansson sulla D'Hoore per soli due secondi, mentre al terzo posto troviamo Shara Gillow, con un ritardo di 22". Miglior giovane della corsa Marjolein Van 'T Geloof, che va citata solo per il cognome, tutto un programma: olandese nata nel '96, ha chiuso 14a ed è riuscita a beffare per soli 9" la bella danese della Hitec Julie Leth, di quattro anni più... Diciamo esperta? Ma sì, insomma, è nata quattro anni prima.

Christian Prudhomme, Marianne Vos e Yann Le Moënner, sotto l'Arco di Trionfo, presentano La Course © velonews.competitor.comDomenica si vola sui Campi Elisi: più di una corsa
Giunti al termine («e finalmente!», diranno i superstiti) di questa settimana tutta al femminile, con corse sparpagliate in giro per tutta Europa ed un calendario che definire bizzarro è un complimento, ora si pensa a domenica. Perché se tutti sono pronti, calice di champagne alla mano, per festeggiare la maglia gialla di Vincenzo Nibali, il movimento femminile farà un importante passo (o almeno si spera) in avanti. La Course by le Tour de France, gara in linea che anticiperà l'arrivo della tappa sugli Champs-Élysées, vedrà ai nastri di partenza tutte le principali interpreti del ciclismo femminile. È solo un punto di partenza, in un futuro (che si spera non sarà troppo lontano) anche le ragazze potrebbero avere (o meglio, riavere indietro) un Tour femminile, una Primavera Rosa (la ahinoi defunta Varazze-Sanremo), classiche come Roubaix o Lombardia, un Giro Rosa che si corra in contemporanea e sulle stesse strade del Giro maschile. Le ragazze, Worrack, Stevens e Longo Borghini (ma non sono certo le uniche), hanno dimostrato di essere in grado di correre un GT di due settimane. Ci possiamo giurare, sarebbero andate avanti anche per la terza (con una felicità che nemmeno potete immaginare). Ora la palla passa ad ASO ed RCS.

Francesco Sulas

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