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DéTour 2014: Mitologico Ginettaccio - 100 anni fa nasceva Bartali, ancora oggi monumentale simbolo del ciclismo

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Gino Bartali © www.lanazione.it

Non è facile pensare di scrivere qualcosa di nuovo o di originale o di almeno poco banale su un personaggio di cui da 80 anni si dice e si sa praticamente tutto. Si può essere tassonomici e nozionistici, elencare palmarès e successi personali, ma per quello c'è già Wikipedia. Si può andare alla ricerca del ricordo personale, ma verrebbe poco da dire di un corridore mai visto correre, di un direttore sportivo mai visto in ammiraglia, di un uomo le cui origini, per quanto ci riguarda, noi che siamo nati tanto dopo di lui, si perdono nella notte dei tempi.

Gino Bartali personaggio mitologico? Certo che sì, chi lo potrebbe negare? Vincenzo Nibali, che in Francia prova a ripercorrerne il cammino di possibile vincitore del Tour, ha usato un riferimento quantomai azzeccato, parlando di favola: per chi appartiene a generazioni così lontane da quella del leggendario Ginettaccio, e conduce vite così diverse da quelle che si conducevano negli anni '30, '40, '50, i racconti di quelle epoche e di certe imprese assumono inevitabilmente i contorni soffusi della favola.

Di Bartali conosciamo da sempre la data di nascita, perché nei pomeriggi del Tour Adriano De Zan non mancava mai di mandare gli auguri al vecchio Gino, il 18 luglio di ogni anno. E tutti, affascinati dalla sua schiettezza e dalla sua verve, siamo stati suoi tifosi bambini, personaggio trasparente e immediato Gino quanto introverso e complicato era Fausto. E quando tutti siamo stati bambini, Bartali era già Bartali, monumentale da sempre, da chissà quando, perché un bambino cosa ne sa della scansione temporale della storia? Per un bambino il passato è il passato, una massa informe in cui l'eroico ciclista magari se la sarà vista con Giovanna d'Arco e Ser Lancillotto, più che con Bobet e Ockers.

Bartali era già Bartali e lo era da sempre, con la voce roca e il naso inconfondibile, un personaggio mitologico di cui tutto quel che c'era da sapere era riassumibile in "faceva il ciclista". E doveva essere ben forte se il suo nome ricorreva così tanto quando di ciclismo si parlava, e ricorreva quando si parlava di imprese sportive senza pari, e ricorreva pure nelle canzoni (una in particolare, ma bella che vale per 10).

A dire oggi che Bartali a 34 anni ribaltò un Tour de France in cui si era trovato con oltre 20' di ritardo da altri campioni dell'epoca, e che così facendo raffreddò le tensioni che tenevano l'Italia sull'orlo della guerra civile, pare di raccontare storie ai confini della realtà, eppure i libri di storia confermano tutto ciò; e da qualche anno ci dicono pure che durante la Seconda Guerra Mondiale Ginettaccio faceva la staffetta per trasportare (nascosti nel canotto della sua sella) documenti falsi che avrebbero salvato la vita di molti ebrei destinati ai campi di concentramento nazisti.

Lui, personalmente, di questa cosa non aveva mai fatto menzione, optando per un basso profilo che ritrovavamo, negli ultimi anni, quando (gli) si parlava di Coppi, il suo alter ego più giovane, più fascinoso, più vincente. Quasi geloso del suo nemico amatissimo e dei ricordi che lo legavano a lui, era il primo a scendere in campo quando si trattava di difendere la memoria del Campionissimo. Ricordiamo la sua rabbia per il fatto che nella fiction Rai su Fausto ci fosse una scena (molto pudica) in cui si accennava a un rapporto amoroso tra il corridore e la celebre Dama Bianca (interpretati da Sergio Castellitto e Ornella Muti), Gino le definiva "sconcezze" e non poteva accettare che venissero accostate a Coppi.

Chi scrive gli telefonò, una volta, proprio per chiedergli un commento su una qualche notizia uscita in quel periodo e riguardante l'amico-rivale. E, giovane redattore-stagista di un giornalaccio capitolino, paralizzato dall'emozione di parlare con Bartali (con Bartali, ci rendiamo conto?!), ne venne travolto da un profluvio di improperi, perché non si doveva osare infangare in nessun modo il ricordo di Coppi! E l'essere stato insultato da un simile monumento vivente, l'aver sperimentato sulla propria esperienza il carattere e la personalità di Bartali, può a suo modo essere un ricordo da serbare gelosamente, con affetto, di cui vantarsi quasi.

Oggi, 100 anni fa, nasceva Gino Bartali e iniziava così una grande storia di ciclismo e di molto altro. La morte che ce lo ha tolto 14 anni fa è stato solo un evento passeggero nella leggenda, inscalfibile, di un grande italiano.

Marco Grassi

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