Tour de France 2014: Vincenzo, le mani sulla corsa - Nibali vince a La Planche des Belles Filles ed è padrone indiscusso
Mettiamo subito in chiaro una cosa: questo momento vogliamo godercelo tutto. Vedere Vincenzo Nibali che nel primo arrivo in salita di una certa entità di questo Tour de France toglie tutti di ruota e va a prendersi il secondo successo parziale e si riappropria della maglia gialla è l'immagine che tutti, probabilmente, avremmo sognato di vedere al mattino, ancor prima che la frazione scattasse da Mulhouse per tornare su quella Planches des Belles Filles che appena due anni fa aveva segnato l'inizio della personalissima storia di Chris Froome al Tour de France. Concentriamoci su quella stoccata operata a 3 chilometri dal traguardo e liberiamo momentaneamente i pensieri, osservando la determinazione e gli occhi da tigre che Vincenzo ha messo in quel frangente.
Doveva farlo, quello scatto, non certo per dimostrare a se stesso che finora sta continuando a non sbagliare nulla, quanto per dimostrare a tutti che se in questa Grande Boucle deve esserci un padrone assoluto, quello deve essere proprio lui. Nibali che scatta e arriva solo sul traguardo, l'immagine che volevamo e che ci permettiamo di dire che non viene scalfita affatto dagli eventi di cui lo Squalo dello Stretto non ha nessuna colpa ma che fanno parte di una storia ciclistica esaltante ma al contempo dolorosa, che tanto sa dare e parimenti tanto sa togliere. Ci eravamo congedati dalla dura giornata di Arenberg, dove l'acre odore della pioggia si era mischiato all'avvolgente profumo di classica del Nord, con Chris Froome mestamente risalito in ammiraglia e fratturato a salutare questa edizione in un'annata che finora si è rivelata più complicata del previsto. Ci ritroviamo quest'oggi un Tour orfano anche di Alberto Contador, caduto rovinosamente e con una frattura alla tibia che l'ha costretto ad ammainare tristemente bandiera dopo un difficile, vano inseguimento.
Onestamente però diteci, cari detrattori che domenica 27, toccando ferro, sarete pronti già con il più classico dei "si, però...", cosa può farci Nibali in tutto questo? Certe cose purtroppo fanno parte del gioco e gli avversari non ce li si può scegliere a piacimento. O meglio: ce li si può scegliere nel momento in cui si decide di puntare una buona parte di stagione su un determinato appuntamento piuttosto che un altro ma gli imprevisti restano certamente imprevedibili e lo stesso Vincenzo ha tenuto a dirci che nella stessa situazione del fuoriclasse di Pinto avrebbe potuto trovarcisi lui stesso in quel momento e quindi magari saremmo stati noi a trovarci a maledire l'infida discesa del Petit Ballon. Superato magari il momentaneo smarrimento però occorre andare avanti, spegnendo magari sul nascere anche le possibili manfrine su cosa sia giusto o non giusto fare in determinati frangenti (e oggi francamente l'Astana ha semplicemente fatto quel che doveva).
Nel momento in cui la storia del Tour 2014 ha iniziato a prendere una piega ulteriormente diversa, Nibali si è assunto personalmente la responsabilità di condurre il plotone per ricucire il vantaggio sull'azione di giornata, in cui Kwiatkowski cercava temerariamente di rientrare in classifica, supportato da un Tony Martin versione fuoriserie che si è prodotto nell'ennesima giornata in "time trial mode". Così come verso il Col des Chevréres abbiamo compreso che Jakob Fuglsang è assolutamente votato alla causa del siciliano, dopo le situazioni dei giorni scorsi che qualche lecito dubbio l'avevano fatto venire ai più. Non bastasse l'aver avuto la conferma che il danese potrà essere una pedina fondamentale nelle prossime giornate, è giunto poi il gran momento di Michele Scarponi, che già sulle strade del Trofeo Melinda aveva iniziato a far capire di poter divenire l'uomo chiave in grado di sbrindellare il gruppo con le sue tirate e togliere così le castagne dal fuoco a Vincenzo al momento opportuno. Così è stato anche oggi, quando il lavoro eccezionale del marchigiano sull'ascesa finale ha contribuito a rendere legnose le gambe di tanti, cosicché il solo Daniel Navarro, atleta però abbondantemente fuori classifica, ha potuto produrre un timido allungo.
A dir la verità però proprio Scarponi ci ha fatto prendere (e non solo a noi) un bello spavento, volando in maniera spettacolare all'uscita di una curva in un tratto di discesa in cui erano presenti anche degli spettatori ma nel momento in cui l'Aquila di Filottrano è riuscita a riportarsi al comando, con invidiabile e decisa tranquillità, il toccasana psicologico è stato senz'altro notevole. Toccava così a Vincenzo, a 3 chilometri dall'arrivo, recitare la sua parte. Allungo deciso, Valverde e Porte (divenuti i più accreditati rivali) che hanno abbozzato una risposta ma incapaci di sostenere il ritmo del campione italiano, volato via verso il traguardo con ottima cadenza di pedalata, andando a fagocitare proprio alla flamme rouge un ormai esausto Purito Rodríguez, che pure la vittoria di tappa quest'oggi l'avrebbe meritata e che si consolerà almeno con la maglia a pois.
L'azione verso le ultime micidiale rampe ci ha così restituito il Nibali di giallo vestito, che aveva approcciato questa tappa senza l'onere delle insegne del primato, concesse al valido Tony Gallopin che le ha sapute onorare al meglio proprio nel giorno della festa nazionale francese. Adesso però, superato il giorno di riposo, non sarà più tempo di fare eventuali regali ma occorrerà mentalizzarsi sul fatto che l'occasione è di quelle irripetibili. Ritrovata una certa armonia d'intenti in squadra (dove anche il Kangert visto al Giro d'Italia dello scorso anno sarebbe un atleta decisivo nell'economia della gara) c'è da fare i conti con una concorrenza pronta a giocarsi le proprie chanche ma che sicuramente può già iniziare ad accusare psicologicamente i colpi inferti da Nibali in questo primo scorcio di Tour: la facilità con cui è andato via nel finale odierno obbligherà certamente sia Richie Porte (ritrovatosi capitano a corsa inoltrata) e Alejandro Valverde a non star troppo con le mani in mano per non correre il rischio di doversi accontentare di un piazzamento sul podio con una buona dose di minuti e allo stesso tempo l'Astana non dovrà fare l'errore di sottovalutare la verve della nouvelle vague transalpina, con Thibaut Pinot atteso da un momento all'altro alla consacrazione ed un Romain Bardet ancora tutto da scoprire.
Si ripartirà da Besançon con un Vincenzo Nibali che potrà vantare 2'23" su Porte, 2'47" su Valverde, 3'01" su Bardet, 3'47" su Pinot, 3'56" su Van Garderen, 3'57" su Peraud, 3'58" su Rui Costa, 4'08" su Mollema, 4'18" su Van den Broeck mentre per Rolland, risceso a 6'57", le cose sono tornate sicuramente più complicate. Come si può notare quasi tutti gli avversari sono incappati almeno in una giornata storta, in cui hanno dovuto far fronte a cadute e inconvenienti vari mentre Nibali ha finora saputo gestire le varie situazioni con un perfetto piglio da leader che non lascia nulla al caso. La consapevolezza di poter realizzare qualcosa di grande c'è tutta e nel clan kazako non si può che guardare alle prossime giornate con ottimismo, cercando però di continuare a vivere alla giornata senza sottovalutare nulla e nessuno.
Avremo senz'altro sognato di raccontare un Tour in cui Nibali piega la resistenza di Froome e Contador dopo appassionanti duelli in salita ma ora ci accontentiamo ugualmente di raccontare giornate che potrebbero essere ugualmente spettacolari ed esaltanti. In fondo lo stesso Vincenzo sa bene come si può rendere la corsa una delizia per gli occhi e che quindi va semplicemente fatto quel che si deve. Del resto agli appuntamenti con la storia non si può proprio arrivare in ritardo.