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Tour de France 2014: Nibali-Contador, un sostanziale pareggio - Ballano solo 3", ma ora l'Astana non faccia più scherzi

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Contador e Nibali in azione sul traguardo di Gérardmer © BettiniphotoQuanto si può stare a discutere di 50 metri di tappa su un percorso di 161 km? Beh, perlomeno le ore che separano l'arrivo di questa ottava frazione del Tour de France dalla partenza della nona. E i 50 metri in questione sono quelli sui quali Vincenzo Nibali, maglia gialla, ha perso le ruote di Alberto Contador, uno dei due grandi favoriti della vigilia e non certo meno intenzionato a provare a vincere il Tour da quando l'altro favorito (Chris Froome) è tornato a casa, né tantomeno da quando si è ritrovato (il madrileno) a oltre due minuti e mezzo di distacco dal leader della corsa.

Le intenzioni ci sono tutte, da parte di Alberto, e il terreno pure c'è tutto, visto che quella che è iniziata oggi è una lunga, lunghissima sequela di tappe di montagna, o di media montagna, o contenenti delle salite e delle discese e quindi dei possibili trabocchetti, in un Tour che ha ancora tutto da dire pur essendo stato fin qui già abbastanza appassionante.

L'approdo ai Vosgi, la prima delle tre catene montuose che verranno affrontate in questa Boucle, è giunto nella Tomblaine-Gérardmer. Tappa in cui una delle opzioni era che arrivasse al traguardo una fuga da lontano (e così è stato, almeno per il bravissimo Blel Kadri), ma nella quale c'erano anche da attendersi le prime schermaglie in salita tra gli uomini di classifica. Qui, in questo articolo, non ci interessa parlare di chi si è staccato a 20 km dal traguardo e resterà a inseguire un decimo posto in classifica, e nemmeno di chi ha il podio come massima aspirazione. Parliamo direttamente di chi il Tour può vincerlo.

A giudicare da quanto visto al traguardo di La Mauselaine (la rampa di Gérardmer che ha ospitato l'arrivo), dovremmo quindi parlare di un paio di corridori, forse tre. Contador e Nibali li abbiamo già citati; Richie Porte è l'uomo che ha provato a tenere il loro passo, quasi riuscendoci, ma rimanendo sempre a distanza di qualche secondo, senza mai dare l'impressione di valere la portata degli altri due. Si ritrova al terzo posto della generale, il tasmaniano, a 1'58" da Nibali, ed è di fatto alla prima grande occasione di fare un Tour da capitano della corazzata Sky. Domanda: punteremmo 10 euro sulla sua vittoria finale? Risposta: no.

No perché non è scalatore come gli altri due, e anche perché la crono (in cui potrebbe bastonarli) giunge troppo tardi e il rischio è che finisca col risultare quasi ininfluente, se la battaglia proseguirà nei prossimi giorni come oggi (o anche di più, visto che ci attendono tappe ben più dure di quella odierna). Poi, ovviamente, c'è anche - nel campo delle infinite probabilità - la possibilità che Porte vinca il Tour, o che lo vinca qualcuno degli altri corridori arrivati più staccati dai primissimi, e parliamo dei Pinot e dei Bardet, dei Valverde e dei Mollema, dei Van Garderen e dei Talansky, et cetera, et cetera. Ma per il momento concentriamoci sui due che oggi hanno felicemente incrociato le armi.

Contador ha un paio di necessità urgenti. La prima, iniziare a rosicchiare dove possibile un po' del gap che attualmente lo separa da Nibali; la seconda, non meno importante, iniziare a capire se questo messinese vestito di giallo sarà realmente attaccabile da qui a Parigi (o almeno da qui a Hautacam, sede dell'ultima tappa di salita, tra due giovedì). Entrambe le necessità, bisogna riconoscere, sono state oggi soddisfatte. Oppure no. In fondo dipende da quanto uno veda pieno o vuoto un bicchiere.

Il finale della frazione, infatti, si presta benissimo a due interpretazioni contrapposte, e le riportiamo qui di seguito.

Interpretazione pro Nibali: il siciliano ha risposto ottimamente alle sollecitazioni di Contador, rimanendogli sempre agganciato e dimostrando di pedalare con grande facilità durante il forcing dell'avversario. Solo in cima, ad appena 50 metri dalla linea d'arrivo, ha perso qualche metro a causa di un errore di cambio, ma ci ha rimesso solo 3", ovvero praticamente nulla. Il tutto su salite brevi e secche, più adatte alle caratteristiche dello spagnolo.

Interpretazione pro Contador: su una salita che non è certo la più dura del Tour, in una tappa che non è certo la più dura del Tour, il madrileno ha fiaccato le resistenze di Nibali, fino a staccarlo sul cambio di ritmo in dirittura d'arrivo. Se questo è l'antipasto di quel che potrà accadere in scalate più impervie e in frazioni più complicate, la maglia gialla può smettere di dormire sonni tranquilli. È vero che il guadagno è stato minimo, ma conta di più l'espressione corrucciata di Nibali dopo essere stato staccato: indice di una certa contrarietà, segnale che anche l'ostentata tranquillità del capitano dell'Astana può essere scalfita. Ecco, sono una scalfittura, quei 3" e quei 50 metri in cui Alberto si è avvantaggiato, ma per buttare giù i muri si può partire anche dalle scalfitture: il colpo potrà essere affondato più avanti.

Anche se abbiamo dedicato più righe all'interpretazione pro Contador, dobbiamo onestamente ammettere di ritenere più vera (o almeno verosimile) l'interpretazione pro Nibali. Sì, insomma, almeno per oggi non ci preoccuperemmo nemmeno un po'. Anche qualora non fosse del tutto vera la questione dell'errore di cambio di rapporto addotta da Nibali come scusante per il brevissimo passaggio a vuoto, non ci sarebbe da fasciarsi il capo se l'italiano avesse perso qualche metro su un potente cambio di ritmo dell'avversario.

Il quale, come tutti sanno, resta un numero uno in salita, e presumibilmente (ma lo si metteva ampiamente in conto) Nibali dovrà dare tutto se stesso per non prenderle. Dato il suo modo di correre, ci sta che il siciliano possa perdere terreno su uno scatto, ma l'esperienza ci ha insegnato a vederlo quasi sempre rifarsi sotto col suo passo, non appena la sfuriata dell'attaccante di turno si placa.

Il rischio è semmai un altro, e cioè che Vincenzo, colto da sindrome di difensivismo acuto, inizi a subire la corsa, a rimanere esposto agli assalti di Contador, perdendo qualche secondo qua e là e iniziando a precipitare mentalmente; semmai dovrebbe essere il contrario, ovvero anche la maglia gialla dovrebbe trovare il modo di impensierire ancora il capitano della Tinkoff, come splendidamente fatto nella tappa del pavé.

In ciò avrà un ruolo determinante anche la squadra. Ad esempio la tappa di domani (Gérardmer-Mulhouse, 170 km), con 6 Gpm e l'ultima salita che svetta a oltre 40 km dalla fine, è la tipica frazione in cui il supporto del team dev'essere totale, dall'inizio alla fine. Oggi abbiamo invece visto una cosa che non ci è piaciuta: a 10 km dalla fine, dopo il penultimo Gpm sul quale Fuglsang (il secondo uomo Astana) si era staccato, uno dei gregari della formazione kazaka, Kangert, si è fermato per aspettarlo e aiutarlo a rientrare. Lasciando così il solo Scarponi accanto a Nibali.

Anche se a quel punto della corsa (si era ormai prossimi all'uno contro uno) non è che servisse più di tanto tenere due uomini con Nibali, si è comunque voluto correre un rischio. Perché se Scarponi si fosse staccato prima del previsto, e Nibali avesse poi forato (in questi casi quando si ipotizza, si ipotizza sempre il peggio), un uomo in più in zona sarebbe potuto risultare enormemente utile. Intendiamoci, è chiaro che simili scenari sono molto difficili da verificarsi, e che stiamo ragionando per assurdo, ma è un po' assurdo anche che si tenti di salvare un secondo posto destinato a sfumare (Fuglsang si è infatti poi staccato pure appena è iniziata l'ultima salita), quando si è ancora lontanissimi dall'essere certi del primo.

Pare che il buon Jakob abbia avuto dei problemi di stomaco, oggi, ma la verità è un'altra: Martinelli, direttore sportivo della squadra, deve avere la forza di imporre al danese un ruolo diverso da quello che il ragazzo sognava. Le contingenze dicono che è il momento di lasciare da parte ogni ambiguità e votarsi in tutto e per tutto alla causa di Nibali. C'è un Tour de France da provare a vincere, le chiacchiere stanno definitivamente a zero.

Marco Grassi

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