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Tour de France 2014: Nibali, tutto ciò è fantastico! - Vincenzo attacca nel finale, vince da gran finisseur e va in maglia gialla

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Vincenzo Nibali vince a Sheffield ed indossa la prima maglia gialla della carriera © Bettiniphoto

Tra le varie cose che ci eravamo prefigurati per questo Tour de France 2014, questa decisamente mancava. Quella di scrivere al secondo giorno di gara un articolo su Vincenzo Nibali vincitore di tappa e maglia gialla era un'idea che andava al di là di ogni immaginazione. Va ancora al di là di ogni immaginazione, perché continua a sembrare un risultato incredibile, felicemente incredibile, di quegli accadimenti che sono troppo belli per essere veri, e quindi ci si ostina a stentare a crederci.

Vincenzo Nibali si è accostato alla Grande Boucle attraverso diversi mesi da incubo e una settimana da sogno. I diversi mesi sono quelli della preparazione, delle difficoltà a trovare il bandolo della matassa, delle pressioni del team, dei mille dubbi sulla bontà della scelta di saltare il Giro, delle prestazioni non incolori (perché difficilmente il siciliano riesce ad essere trasparente in gara) ma certo non esaltanti, punteggiate da tanti attacchi poco efficaci, scatti e scattini che tradivano una voglia superiore alle potenzialità della gamba.

Un Nibali imballato e imbelle che ha lasciato spazio, sabato scorso, a un altro corridore, quello della settimana da sogno: ovvero dei 7 giorni intercorsi dalla vittoria nel Campionato Italiano su strada, all'avvio del Tour. Fasciandosi di Tricolore (indipendentemente dalla bruttezza della maglia che l'Astana gli avrebbe poi fornito), Vincenzo ha interrotto il digiuno e si è sbloccato in maniera fragorosa, andando a conquistare un titolo di cui potrà fregiarsi per 12 mesi, e che potrà onorare da par suo come ha già iniziato a fare oggi.

Le lacrime di Fondo ora sono rumori di fondo, nel frastuono mediatico che si scatena intorno alla vittoria ottenuta dallo Squalo in quel di Sheffield, l'ultimo posto in cui egli stesso avrebbe pensato di poter vincere una tappa del Tour... Le lacrime con cui sabato scorso si voltava pagina, con cui si scacciava via la debolezza per far posto alla fiducia, sono ora un sorriso a 32 denti, sul palco delle premiazioni della Grande Boucle, per la prima vittoria di tappa, coronata dalla prima maglia gialla.

E quei 32 denti del sorriso è bene che siano gli avversari di Vincenzo a guardarli bene, e a ricordarsi che di denti di Squalo si tratta: ora non è che vogliamo scadere nella retorica, ma la condotta aggressiva che Nibali deve (e - quel che più conta - vuole!) tenere sin dalle prime battute del Tour non è un vezzo di marketing, bensì una necessità, perché lo stesso messinese riconosce di essere forse non al livello di Froome e Contador sulle grandi montagne o a cronometro, e allora deve a tutti i costi trovare e battere vie alternative.

Andare all'attacco ogni volta ciò sia possibile, anche laddove il terreno non paia a prima vista adeguato a grandi scontri, per scaricare tutta la pressione del caso sui principali rivali di classifica. Esattamente quanto realizzato oggi, a 1900 metri dalla fine della seconda tappa. Uscito benissimo dalla lunga sequela di côte e muretti che hanno punteggiato il percorso della York-Sheffield, Nibali ha dapprima assistito a un paio di tentativi del suo compagno Fuglsang, quindi, una volta che ai 2 km il drappello dei migliori si è ricompattato, ha deciso di partire lui.

Chissà se col pensiero di andare proprio a vincere, o se giusto con l'uzzolo di creare un po' di bagarre. In fondo non poteva sapere che nessuno, né Sagan né gli altri uomini veloci o velocini lì presenti, si sarebbe mosso per inseguirlo. Però: bello, il suo scatto, lo è stato davvero. Partito come una scheggia, ha guadagnato subito 50 metri, che poi son diventati rapidamente 100 e 150, visto che il gruppo ha traccheggiato un attimo.

Ci ha provato allora proprio Froome in prima persona (insieme a Rui Costa) ad andare a chiudere, quando si entrava nell'ultimo chilometro: e questo è il dato principale, e cioè che il testa a testa, seppur breve, c'è stato, e si è concluso con la vittoria di Vincenzo. Le ostilità (o schermaglie, se vogliamo) erano iniziate sul muro di Jenkin Road, a 5 km dalla fine, con Contador primo a rompere gli indugi, e con Froome autore di una delle sue celebri accelerazioni in vista del Gpm.

In entrambi i casi, Nibali ha ben vigilato, rispondendo sempre in maniera attiva. Poi, ai 2 km, lo scatto. Al triangolo rosso dell'ultimo, la resistenza: malgrado il vento contrario, l'italiano non ha più potuto né voluto prendere in considerazione l'ipotesi di poter mollare: ormai c'era, era lì, e doveva andare fino alla fine. Gli dei del ciclismo sono stati con lui. A gettare la spugna è stata la coppia inseguitrice, Froome-Rui, rimbalzati indietro anche per il vento, risucchiati dal drappello che a quel punto prendeva coscienza di poter andare a sprintare solo per il secondo posto (con Fuglsang che, ad ogni buon conto, controllava che nessun altro scattasse più).

Se l'è goduto, Vincenzo, oh se se l'è goduto, quel rettilineo finale. Nel calore della grande folla, ha pedalato forte fino ai 50 metri, poi non ce l'ha fatta più, si è dovuto rialzare per dare il giusto spazio a quella bandierina che porta effigiata sul petto, indicandola a voler sottolineare che per lui contano più i tre colori in essa compresi che il celestino di marca Astana che li circonda. Un modo per mettere fine alle polemiche su questa maglia, dice lui; polemiche che sarebbero comunque state zittite dal fatto che da domani la casacca della discordia lascerà spazio alla maglia gialla del leader.

La quale maglia gialla sarà certo messa presto in discussione dagli avversari (solo 2" separano Vincenzo dagli altri), ma intanto il primo punto l'ha messo a segno lui, e gli altri oggi hanno dovuto subire la sconfitta. Non decisiva, ovviamente, ma di sicuro rincuorante per lui, e forse forse anche indicativa per noi. Indicativa di una forma fisica che continua a crescere, e che pone il siciliano se non al pari di Froome e Contador, comunque molto vicino a loro, anche più di quanto non si pensasse. E indicativa anche di una squadra - l'Astana - che si è mossa bene, che ha mostrato di avere uomini in grado di fare un ottimo lavoro in salita e spendersi per un capitano che, da parte sua, ha iniziato immediatamente a gratificare i compagni.

Insomma, siamo in piena luna di miele. Speriamo che duri il più possibile, ma sappiamo già che non sarà facile, perché siamo ancora solo al secondo giorno di gara e tutto deve ancora succedere. Ma questa domenica di luglio, così bella e inaspettata, lasciamola così, alla gioia e al sogno. Per tutte le altre valutazioni avremo gran tempo davanti a noi.

Marco Grassi

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