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Campionato Italiano 2014: Nibali, un Tricolore di felicità - Vincenzo in volata sul promettentissimo Formolo. Rabottini terzo

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Vincenzo Nibali batte Davide Formolo in uno sprint a due e si laurea Campione Italiano 2014 © Bettiniphoto

Trofeo Melinda 2010: si tratta dell'ultimo successo in linea per Vincenzo Nibali, arrivato allo sprint davanti a Borisov e Giovanni Visconti. Un successo che portò bene: Nibali andò alla Vuelta e vinse il primo GT della sua carriera. E chissà che non porti bene anche il successo odierno, pianificato a puntino e desiderato, che in più porta in dote per un anno a Vincenzo la maglia tricolore, un fregio importante per un corridore che meriterebbe di essere definito campione, anche se l'inizio di questa stagione aveva accollato alla definizione qualche riserva. L'azione odierna dà indicazioni confortanti sulla condizione di Vincenzo, e in più ci restituisce conferme su Davide Formolo, classe 1992 ed unico a tenere le ruote del nuovo campione nazionale, oltretutto con determinazione e nonchalance: un peccato che non sarà al via al Tour se non altro per fare esperienza.

Al via decisamente più corridori delle ultime edizioni, complici un percorso più morbido e la presenza di qualche Continental in più quest'anno: sono 124 in tutto. Partenza veloce e fuga andata dopo 10 km, dentro sono in 7 e spicca la presenza di Enrico Franzoi, quest'anno presente alle corse su strada con la maglia Marchiol: gli altri sono Nicola Testi (Androni), Giorgio Cecchinel (Neri Sottoli), Silvio Giorni (Area Zero), Alessandro Malaguti (Vini Fantini), Matteo Gozzi e Giacomo Forconi (Nankang), quest'ultimo nipote di Riccardo, gregario di Pantani negli anni '90 e oggi alla guida dell'ammiraglia Nankang. Il vantaggio massimo dei 7 battistrada è di 6'28" intorno al km 70 di una corsa davvero logorante, che prevede 3655 metri di dislivello e pochissima pianura.

Alla fine del tratto in linea con relativo passaggio dal traguardo a Fondo (a 86 km dalla conclusione), i corridori devono poi affrontare per 3 volte un circuito di 28,7 km con discesa e poi ascesa verso Fondo. Sul primo passaggio dei 4 previsti, i fuggitivi hanno ancora 2'43" di margine sul gruppo. Margine che è stato limitato dai corridori della Cannondale e soprattutto da quelli dell'Astana, forte di 7 atleti al via, con Vanotti e Guarnieri sacrificati nella prima parte.

Nel primo giro sono sempre Astana e Cannondale a tenere le redini del gioco, con De Marchi ed un Moreno Moser lontano dai tempi migliori, ma se non altro utile alla causa, che fanno il paio con Agnoli e Gasparotto nel selezionare nettamente il gruppo. Davanti resta il solo Cecchinel con Gozzi che poi fora, mentre al secondo passaggio da Fondo il gruppo transita già fortemente scremato in una quarantina di unità e poco dopo riprende Cecchinel.

Nel secondo giro ha il suo momento di gloria Elia Viviani, che si dona alla causa Cannondale. Con lui allungano altri 3 uomini: Matteo Montaguti (AG2R), Gianluca Brambilla (Omega Pharma), e Ricardo Pichetta (Team Idea). Una prova di generosità che fa da contraltare ad un triste Ivan Basso, già fuori dai giochi al secondo passaggio.

L'Astana risponde con una grande azione di Michele Scarponi, quello che poi si rivelerà l'ultimo uomo di Nibali, che in vista del penultimo passaggio parte all'attacco con De Marchi (che sostituisce un Viviani ormai oltre le sue possibilità), il campione uscente Santaromita e Zilioli, unico Androni in evidenza nella giornata odierna.

I quattro contrattaccanti raggiungono Montaguti, Brambilla e Pichetta, e i 7 mantengono un vantaggio di una ventina di secondi sul gruppo salendo verso Fondo, finchè Vincenzo Nibali non comincia a mettere le carte in tavola e con un'azione prorompente si porta in men che non si dica sul gruppo di testa, portando con sè Matteo Rabottini (Neri Sottoli) e Davide Formolo (Cannondale), con Domenico Pozzovivo (AG2R) che rientra in un secondo momento.

Mancano 30 km alla fine, e Scarponi si mette così a fare l'andatura, selezionando notevolmente il drappello che arriva così a contare, al penultimo passaggio da Fondo, 6 unità : col marchigiano ci sono Nibali, Pozzovivo, Formolo, Rabottini ed un indomito Santaromita. A 15" passa però un ulteriore drappello in formazione, guidato da uno splendido Daniel Oss che sulle strade di casa diventa anche un notevole passista-scalatore; su di lui si riportano anche Visconti con Capecchi per la Movistar, Matteo Trentin (Omega Pharma), Damiano Caruso (Cannondale), Daniele Bennati (Tinkoff), Salvatore Puccio (Sky), Mauro Finetto (Neri Sottoli), e riescono a incollarsi anche Montaguti e Zilioli. In discesa poi, sotto la spinta di Capecchi, questi 11 riescono a riportarsi sui 6 al comando, formando il gruppo di corridori che andrà a giocarsi il titolo nazionale.

In questa fase di gara due sono le cose evidenti: una che a Nibali scappa la gamba, e difatti andrà via anche in discesa a 17 km dal traguardo; l'altra è che Formolo ha deciso di fare gara su di lui e sarà il suo rivale diretto, visto che anche in questa azione lo segue, con Santaromita e con Trentin che si riporterà su di loro in un secondo momento, facendo uno sforzo reso inutile dal lavoro di ricucitura di Capecchi. 

Quando comincia la risalita, è Scarponi che ha il compito di tenere alta l'andatura. Visconti ai -13, e subito dopo Rabottini, tentano due timidi affondi, provocando solo la pronta reazione di Nibali e Formolo ed il cedimento di chi aveva tirato (Capecchi, De Marchi) e di chi non ce la fa più (Bennati, Trentin, Montaguti, Zilioli). È calma piatta, con Scarponi sempre in testa, fino a 2 km e mezzo dal traguardo, quando è di nuovo Rabottini a scattare, stavolta più deciso. Risponde Santaromita, ed è l'attacco che Nibali cercava per replicare, quando mancano 2 km all'arrivo: il suo scatto fa male, Rabottini con dietro Formolo prova a stare alla ruota ma cede, è dunque il veronese con un'azione decisa, di quelle che gli son valse l'appellativo di "Roccia", a riprendere le ruote dello Squalo. Un imprevisto non calcolato per Nibali, il quale sperava di fare il vuoto ed invece si trova al fianco una nuova leva che già aveva impressionato al Giro della Svizzera, ed a quanto pare non sembra soffrire il passaggio al professionismo.

Fortunatamente per Nibali, Formolo è tenace in salita quanto piantato allo sprint, e sebbene lo affianchi senza mostrar fatica, non c'è storia sul traguardo: il siciliano è per la prima volta nella sua carriera campione nazionale professionisti, precedendo Formolo e di 6" Matteo Rabottini, arrivato anticipando un Giovanni Visconti in costante crescita dopo l'infortunio di inizio stagione. Quinto a 12" Damiano Caruso, davanti a un convincente Daniel Oss pronto per il Tour, settimo a 22" Pozzovivo apparso invece legnoso e in calo di condizione. Puccio è ottavo a 25", segue Finetto a 29" e chiude la top ten Ivan Santaromita a 41", il quale abdica non senza aver disputato una prova più che dignitosa, nella quale ha dato tutto. Fuori dalla top ten Lampre e Bardiani, oggi impalpabile la prima, in affanno la seconda.

La prova odierna regala serenità e fiducia a Nibali, scoppiato in un pianto liberatorio dopo l'urlo di esultanza al traguardo. Il nostro corridore di punta affronterà il Tour in maglia tricolore, come fu per Gianni Bugno nell'ormai lontano 1991, un anno prima che nascesse Davide Formolo. E il veronese è decisamente la bella conferma della giornata odierna, come a dire che il futuro, fortunatamente, non sarà solo Aru. E a proposito di sud e isole, alcuni dati interessanti: 3 siciliani nei primi 5, 6 meridionali nei 10, a fronte di grandi numeri solitamente sfavorevoli. Le doti ai corridori del sud dunque non mancano, mancano purtroppo le possibilità di crescere ed allenarsi che un ciclismo radicato in pochi territori nega sempre più.

Nicola Stufano

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