Il Portale del Ciclismo professionistico

.

Giro d'Italia 2014: Ed ora, relax con le pagelle! - Da Quintana a Bol, tutti i voti ai protagonisti della corsa rosa

Versione stampabile

Tanta bella gente ad applaudire il passaggio del Giro d'Italia © Bettiniphoto

Nairo Quintana - 9.5
Per due settimane ha finto di star male, ma in realtà quelli che faceva non erano starnuti ma invocazioni agli dei inca («Machu Picchù!» - «Salute!»). Avuto il loro benestare, si è dedicato a mettere nel sacco tutti i rivali per la maglia rosa, tramite quel paio di imprese (Val Martello e Monte Grappa) che lo consegnano agli annali. Mezzo voto in meno per la mancata voglia di fare l'impresa sullo Zoncolan, per il resto solo applausi per il vincitore del Giro.

Fabio Aru - 8.5
Dalla Sardegna con pudore: sempre a schermirsi, a ringraziare la squadra, a tenere un basso profilo anche quando tutto intorno era scoppiata un'epidemia di esaltazione nei suoi confronti. Ragazzo con la testa sulle spalle, dote che gli servirà moltissimo per dare un seguito al suo splendido Giro. Un'importante vittoria di tappa (a Plan di Montecampione), l'unico a tener testa a Quintana in salita in una terza settimana che ha esaltato le sue doti di fondo. E tutto ciò senza più il supporto di Michele Scarponi (caduto, infortunato, ritirato: sv). Mezzo voto in più per il cognome breve che facilita moltissimo la vita ai titolisti.

Rigoberto Urán - 8
Votassimo la simpatia, probabilmente avrebbe il 10 pieno (frase storica: «Una volta i bambini nascevano già pronti», scottante denuncia delle mollezze dei tempi moderni). Comunque eccellente anche in sella, conferma il secondo posto del 2013 e ha ancora tanto tempo davanti per provare a migliorarlo. Strabiliante nella crono di Barolo, in salita si è spesso difeso ma evidentemente si è difeso bene. Wouter Poels (7, anche per aver introdotto nel ciclismo la disciplina del "Lancio degli occhiali dei tifosi sullo Zoncolan") ha remato per lui; il ds Davide Bramati (4) sullo Stelvio un po' meno. Pazienza.

Pierre Rolland - 9
Il mago dell'all-in, per lui la miglior difesa è l'attacco, e il miglior attacco è l'attacco all'arma bianca. Quando ha gambe (e in questo Giro le ha avute) è un piacere per gli occhi; e poi diciamola tutta, un francese che si spertica in lodi per la corsa rosa è un tonico formidabile per la nostra autostima. Tra i suoi vari ottimi luogotenenti, citiamo Björn Thurau (7), uno che quando è in fuga fai prima ad abbatterlo che a riprenderlo.

Domenico Pozzovivo - 6
Per indole sarebbe portato più a sport come la canasta o le espressioni algebriche, ma via, anche nel ciclismo se la cavicchia bene. Con la politica dei piccoli passi ottiene il miglior risultato al Giro (quinto posto), se continua così prima dei quarant'anni un podio non glielo toglie nessuno. Buona la AG2R intorno a lui, con menzione speciale per il giovane Alexis Vuillermoz (7), in grado quasi di far classifica.

Rafal Majka - 6
Non ha mostrato grossi progressi rispetto allo scorso anno. Certo, pur frenato sul più bello da qualche problema fisico, si è dimostrato molto più affidabile del compagno Nicolas Roche (5, solo chiacchiere e distintivo), e ha chiuso al sesto posto. Rivedibile.

Michael Rogers - 8
Inserito all'ultimo momento in squadra, ha inventato due fughe vincenti mettendo così insieme il miglior GT in carriera. Purtroppo le sue imprese sono state puntualmente oscurate da quelle del patron Oleg Tinkov (8), un uomo sfondato di soldi che trasuda champagne da tutti i pori e che per sfizio s'è fatto una squadra di ciclismo per divertircisi come un bimbo coi gormiti. Chi meglio di lui?

Wilco Kelderman - 7
Ottima conferma, il giovane olandese si è migliorato rispetto al 2013 e lascia intendere che quando farà il salto di qualità saranno dolori per tutti. Nel finale ha corso più di conserva per non perdere il piazzamento (settimo posto nella generale), ma il coraggio che è mancato a lui l'abbiamo ritrovato nel compagno Jos Van Emden (8 per la trovata) che ha interrotto la cronoscalata per chiedere alla fidanzata di sposarlo. Gli appassionati (che al massimo interrompono il fidanzamento per seguire in pace la cronoscalata) non hanno capito: genio incompreso.

Ryder Hesjedal - 6.5
Rimarrà sempre col rimpianto: come sarebbe finito il suo Giro se non avesse perso quei 3'30" nella cronosquadre d'apertura? La risposta gliela possiamo dare noi: sarebbe finito col settimo posto anziché col nono. Insomma, non vale la pena rimuginarci più di tanto. Vale la pena invece complimentarsi per i tanti attacchi che ha fatto (spesso in coppia con Rolland) e per il secondo posto a Val Martello (ma Quintana quel giorno era "ingiocabile", come dicono nel tennis). Da non dimenticare, in casa Garmin, la sfortuna di Daniel Martin (sv), caduto e fratturato nella citata cronosquadre: gli irlandesi si aspettavano che facesse il botto, e in un certo senso sono stati accontentati...

Tyler Farrar - 5
Soprannominato "Strike" per la tendenza a buttar giù ciclisti come birilli, ha ottenuto qualche piazzamento nelle volate in cui non è caduto.

Cadel Evans - 6.5
Da podio per metà Giro (e in maglia rosa per diversi giorni), ha approfittato della caduta generale di Montecassino per avvantaggiarsi (e ha fatto bene: la corsa è corsa), ma per sua sfortuna quest'anno le tappe alpine non sono state piallate come nel 2013, ed ha finito col perdere diverse posizioni (ottavo alla fine). Non gli ha dato una grande mano Samuel Sánchez (5), abbastanza anonimo e apparso molto più idoneo alla pensione rispetto al suo capitano.

Robert Kiserlovski - 5.5
Ormai il corridore questo è, inutile pensare che possa ambire al podio. Regolarista da top ten, si fosse gareggiato per il decimo posto non avrebbe avuto rivali (ha rifilato ben 8'56" all'undicesimo!).

Julián Arredondo - 8
Soggettone, autore a volte di attacchi di rara scriteriatezza, due perle nel suo Giro: una, l'attacco sul Gavia come fosse luglio, seguito da un mezzo assideramento nella discesa; l'altra, la bella vittoria di Panarotta. Riconosciamogli il merito di una combattività che non teme confronti: la maglia azzurra della classifica Gpm è il portato naturale di questo suo spirito arrembante.

Giacomo Nizzolo - 6.5
Ormai quando inizia una frase con "secondo me" non continua esprimendo la propria opinione, ma scoppia in lacrime. Quattro volte bruciato sul più bello, quattro volte nella piazza d'onore, insomma quattro volte battuto. Ma il corridore c'è, lo aspettiamo. Come dovremmo aspettare il suo compagno Fabio Felline (5), il quale però risulta molto più irreperibile.

Nacer Bouhanni - 8.5
Questo ragazzo ha i pugni nelle mani, e mena fendenti ciclistici ad ogni volata. Tenace e mordace, tre tappe se le è portate a casa, colorate col rosso della classifica a punti, dominata. In più ci provava ogni giorno con la miss della maglia rossa, quella che gli reggeva l'ombrello alla partenza, e anche questo tipo di costanza va premiata in sede di pagelle. Così come va premiato lo spirito di Jussi Veikkanen (7), che a Vittorio Veneto ha esultato per il sesto posto convinto fosse una vittoria, prima di autohashtaggarsi su Twitter come #ClownOfTheDay: l'autoironia è sempre un'arma vincente!

Franco Pellizotti - 6.5
Non è andato lontano dalla vittoria che avrebbe ispirato al suo team manager Gianni Savio (9 a prescindere, ma in questo Giro più che mai esaltato dalle telecamerine sulle ammiraglie) le più ardite metafore, ma sullo Zoncolan si è dovuto accontentare del secondo posto. Peccato. In casa Androni si è fatto vedere Marco Bandiera (6.5), bravo a mentalizzarsi sulla classifica dei traguardi volanti e a vincerla. Anche queste son soddisfazioni.

Johnny Hoogerland - 4
È col cuore gonfio di disperazione che bocciamo senza appello il Toro di Beveland. Ci aspettavamo da lui fughe e fiamme, e invece non l'abbiamo proprio mai visto. Citiamo anche Diego Rosa (6 di stima per la fuga giù dal Gavia), anche lui molto al di sotto delle aspettative, ma giustificato da un brutto infortunio patito nella caduta di Montecassino.

Diego Ulissi - 8
Ha fatto chiarezza su di sé: non farà probabilmente mai classifica in un GT, ma su certi traguardi può diventare imbattibile. Qui lo è stato nei primi dieci giorni (vittorie a Viggiano e a Montecopiolo), poi tra un problema e l'altro si è eclissato fino al ritiro. Mezzo voto in meno per la verve nelle interviste: vivace come un film di Tarkovskij con sottotitoli in cecoslovacco.

Damiano Cunego - 4
Una mezza fuga l'ha provata, probabilmente i suoi personalissimi parametri autovalutativi l'hanno convinto che tanto sia bastato per essere più che soddisfatto. Purtroppo il mondo reale è molto più spietato. Brutto Giro anche per Przemyslaw Niemiec (4), che (anche a causa di una caduta) non si è fatto mai vedere. Buon per i telecronisti che hanno avuto uno scioglilingua in meno con cui misurarsi.

Andrea Fedi - 7
Il giovanotto è stato quello che, nelle tre settimane, ha messo insieme più chilometri di fuga, oltre 600. Lo premiamo con un bel voto anche se non ha concretizzato; ma se è per questo non ha concretizzato neanche Matteo Rabottini (6 un po' stiracchiato), anche lui spesso all'attacco (soprattutto nella tappa dello Stelvio), ma lontano dagli splendori di Pian de' Resinelli. Non saranno stati giorni Neri per Scinto e i suoi, ma nemmeno troppo fluo(rescenti).

Stefano Pirazzi - 7.5
Il successo con cui a Vittorio Veneto ha interrotto l'atavico digiuno è stato un evento talmente clamoroso da mettere in ombra (anzi, in ombrello) anche i risultati delle elezioni europee. Punta di diamante di una Bardiani che con le vittorie di Marco Canola ed Enrico Battaglin (7.5 anche a loro) è tornata a casa con un bilancio esagerato: fosse stata quotata in borsa, i titoli sarebbero stati sospesi per eccesso di rialzo.

Ivan Basso - 4
Motivatore di se stesso, Ivan ce-la-posso-fare Basso ha dovuto prendere atto dell'amara realtà: son finiti i tempi d'oro, e malgrado l'ascetica serenità che si sforza di spandere a piene mani (e a pieni tweet), le balle gli gireranno un po' anche a lui. Uomo simbolo di una Cannondale incompiuta, tra un Elia Viviani (5) che non imbrocca una volata e un Moreno Baudelaire... ehm, Moser (4) che sta pervicacemente bruciando tutto il credito che si era meritato nel primo anno e mezzo da pro'. Se son fiori (del male) appassiranno.

Tim Wellens - 6.5
Sarà l'ennesimo belga nato per raccogliere il testimone dei grandi giristi del passato, e destinato poi all'anonimato? Lo scopriremo nei prossimi anni, per il momento ha mostrato bella attitudine all'attacco anche nelle tappe più difficili. Nella stessa squadra, Premio Convitato di Pietra a Maxime Monfort (6), nessuno l'ha visto al Giro, ma ce lo ritroviamo 14esimo della generale: forse il suo transponder gareggiava da solo e raccoglieva i piazzamenti in suo nome...

Fabio Duarte - 6.5
Incostante e lunatico, fa paura nella fase giusta, ma si eclissa in quella sbagliata. Nonostante tutto, si è ritagliato il suo spazietto, con buoni piazzamenti (due volte secondo) messi però in ombra dalla generale esplosione colombiana. A proposito di quel paese così poco citato in questo Giro, meritano menzione altri escarabajos come Robinson Chalapud (6, se non altro per esser transitato primo sul Gavia) e Jarlinson Pantano (6.5 abbondante per essere stato protagonista a Oropa e giù dallo Stelvio). Mai visto (se non per qualche caduta) invece Miguel Ángel Rubiano (4).

Marcel Kittel - 6.5
Si può dare solo un "più che sufficiente" a uno che ha vinto due delle prime tre tappe (con gran classe, peraltro)? Sì, se poi il personaggio in questione usa metodi da scuola media (tipo riscaldare il termometro con un phon) per avere la scusa di bigiare il resto del Giro. Un preside più severo lo boccerebbe senza appello con 7 in condotta. Il 7 pieno se lo merita invece Luka Mezgec, arrivato a fine gara pur di vincere la tappa vicino a casa (Trieste e la Slovenia sono a tiro di sguardo).

Dario Cataldo - 6.5
Transitare per primo sulla Cima Coppi del Giro è sempre una bella soddisfazione. Se poi tutto intorno ricami la tua terza settimana di belle azioni d'attacco, i complimenti te li meriti anche se hai il look di un playboy degli anni '20 (occhi chiari, barbetta, tono educato, che uomo d'altri tempi!). In una Sky un po' dimessa, si sono fatti notare anche Philip Deignan (6.5, a conti fatti il migliore degli irlandesi in gara) e soprattutto Sebastián Henao (7, ha 20 anni, fino all'altro giorno giocava coi Big Jim, ora quasi tiene testa ai migliori nelle tappe più dure).

Michael Matthews - 8
Nella prima settimana sembrava che a muovere il cielo e le stelle fosse la Orica. Il giovane Bling ne è stato l'uomo simbolo (con tanto di vittoria di tappa a Montecassino e quasi una settimana in maglia rosa), ma come dimenticare lo scartavetrato Svein Tuft (6.5, prima maglia rosa e unico dei suoi - con Michael Hepburn - a finire la corsa malgrado una brutta caduta) e soprattutto Ivan Santaromita (5), candidato al premio per la rosicata dell'anno per il fatto di non essere riuscito a vestire un simbolo del primato che era lì a pochi secondi ma a troppi ordini di scuderia di distanza?

Joaquim Rodríguez - sv
Voleva essere protagonista ad ogni costo(la), ma se ne è rotte troppe e si è dovuto ritirare presto. Lasciando i gradi di capitano a un Luca Paolini (4.5) che ha tentato invano di centrare l'impresa leggendaria di far annullare per il secondo anno consecutivo la tappa di Gavia e Stelvio. È andata male al mitico Gerva, che però saprà senz'altro trovare altre cause perse da sposare prima di finire l'onorata carriera di ciclista e dedicarsi a quella (sempre sognata) di sceriffo di Tombstone.

Jetse Bol - 7
Concludere il Giro non è mai facile, ma per finirlo all'ultimo posto non bastano garretti d'acciaio, ci vuole soprattutto una tenacia di ferro. L'olandese riesce nell'impresa, difendendo la maglia nera dall'attacco coalizzato dei due Orica superstiti (Tuft e Hepburn, penultimo e terz'ultimo della generale): complimentoni anche a lui!

Marco Grassi

RSS Facebook Twitter Youtube

30/Jul/2017 - 20:30
ESCLUSIVO: le immagini del folle che ha tagliato la strada al gruppo facendo cadere decine di corridori al Giro d'Italia

24/May/2016 - 21:06
All'An Post Rás giornata di gloria per James Gullen nella tappa "di montagna": Fankhauser diventa leader

24/May/2016 - 17:07
Giro, nel giorno della nuova delusione di Vincenzo Nibali vince Alejandro Valverde davanti a Kruijswijk e Zakarin

23/May/2016 - 22:12
An Post Rás, nella seconda tappa vince il padrone di casa Eoin Morton

23/May/2016 - 16:00
Giornata di rinnovi: André Greipel e Marcel Sieberg alla Lotto Soudal fino al 2018, Geraint Thomas prolunga con la Sky

23/May/2016 - 13:11
Benjamin Prades vince l'ultima tappa del Tour de Flores ma non basta, la generale va a Daniel Whitehouse

23/May/2016 - 12:39
Brutte notizie per il ciclismo elvetico: l'IAM Cycling comunica che cesserà l'attività a fine stagione

23/May/2016 - 11:22
Conclusi i Campionati Panamericani: l'ultimo oro è dell'ecuadoriano Jonathan Caicedo

22/May/2016 - 23:59
Il Tour of California si conclude con una imperiosa volata di Mark Cavendish. Classifica finale a Julian Alaphilippe

22/May/2016 - 23:39
Il Tour of Bihor si chiude nel segno dell'Androni Giocattoli-Sidermec: tappa a Marco Benfatto, generale a Egan Bernal

22/May/2016 - 23:20
Women's Tour of California: gioie finali per Kirsten Wild e Megan Guarnier. Le altre corse: ok Bertizzolo e Lepistö

22/May/2016 - 22:44
Velothon Wales, Thomas Stewart supera Rasmus Guldhammer e Ian Bibby

22/May/2016 - 22:24
Dilettanti, ulteriori vittorie per Nicola Bagioli e Riccardo Minali alla Due Giorni Marchigiana

22/May/2016 - 22:22
Scatta l'An Post Ras: la prima tappa va all'olandese Taco Van der Hoorn grazie ad un colpo di mano