Giro d'Italia 2014: Alla fine Mezgec fa l'inchino - Lo sloveno vince a Trieste. Nizzolo ancora 2°, Quintana può esultare
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Belfast, 10 maggio 2014: la prima volata del Giro d'Italia vede vincere la Giant-Shimano con il suo uomo di punta, Marcel Kittel. Durerà appena tre tappe il tedesco bello e forte, si ritirerà non appena la carovana rosa giungerà in Italia, a Bari. Una febbre sospetta, ma tant'è, ciao ciao Kittel.
Di lì in poi il velocista di riferimento è diventato Nacer Bouhanni, tre tappe conquistate, una vera forza della natura. La Giant orfana di Kittel puntava su Luka Mezgec, sloveno classe '88, ma non andava. No, perché più di qualche piazzamento Luka non racimola. Ma come ogni buon velocista che si rispetti, attende l'ultimo momento, l'attimo propizio, la tappa conclusiva di Trieste.
Lì, vicino alla sua Slovenia, Mezgec dà e prende spallate, poi va a vincere. In una città che non ha avuto propriamente un rapporto idilliaco con la corsa rosa (basti pensare al Giro del '46, le contestazioni, le pietre sul gruppo, la tappa dichiarata conclusa a Pieris, l'insistenza del triestino Giordano Cottur per arrivare fino alla città natale, infine l'acclamazione) il primo sloveno ad affermarsi al Giro lo fa proprio a Trieste. Forse non è solo casualità.
Da Giant a Giant, in questo Giro, e forse neppure questo è casuale. In mezzo, di tutto e di più. Meritato il successo dello sloveno, in una frazione povera di contenuti tecnici (si registra la fuga di Tuft e Tjallingii nelle fasi iniziali, subito ripresi. Nel circuito ancora Tuft andrà via con Bak, poi raggiunti da Agnoli, Pirazzi e Quintero, ma la volata è scritta).
Immeritato, questo sì, l'ennesimo piazzamento, il settimo in 21 tappe, di Giacomo Nizzolo. Era stato subito terzo a Belfast, poi nono a Dublino, ma la gamba c'era. È secondo a Bari, Foligno e Salsomaggiore Terme, sempre dietro a Nacer Bouhanni. A Rivarolo Canavese altra piccola beffa: arriva la fuga, Bouhanni vince la volata dei battuti (è 4°). Bisogna proprio dire davanti a chi? No.
Oggi il milanese della Trek era tra i più quotati per la vittoria, quella che avrebbe fatto da ciliegina sulla torta ad un magico Giro d'Italia. E invece, con un Bouhanni mezzo imbottigliato, ci ha pensato Mezgec a rovinare la festa a Nizzolo. Peccato davvero, ma il suo Giro resta eccellente, in un futuro non troppo lontano Nizzolo potrà dire la sua, ed a gran voce, anche nei GT.
A completare il podio di giornata rispunta Tyler Farrar, terzo ed onestamente mai troppo in vista in questo Giro, se non per qualche spallata di troppo (Foligno) e per la caduta di Salsomaggiore, che di fatto frantumò il gruppo.
Quarto posto di giornata per il diavolo rosso Nacer Bouhanni: si porta a casa tre vittorie di tappa, la maglia della classifica a punti ed un potere contrattuale molto, molto buono. La FDJ.fr lo scaricherà (o meglio, se ne andrà lui sbattendo la porta), le offerte non mancano. In un paio di settimane sarà già accasato. Quinto posto per Roberto Ferrari, che non ha mai trovato quella marcia in più in grado di portarlo vicino alla vittoria, o al podio: 5° a Belfast, 7° a Dublino, 4° a Bari, 5° a Foligno e 4° a Salsomaggiore. A suo modo, il portacolori della Lampre-Merida è stato costante. Ci fosse stato un pizzico di fortuna in più...
Sesto posto per l'ottimo Leonardo Duque, subito davanti a Luca Paolini, quindi Tosh Van der Sande, Borut Bozic ed Iljo Keisse. A ridosso dei dieci troviamo un quartetto tricolore formato da Enrico Battaglin, Matteo Montaguti, Sonny Colbrelli e Marco Canola. Due di loro hanno ottenuto vittorie di tappa (Battaglin ad Oropa, Canola a Rivarolo Canavese).
Solo 16° Ben Swift, appena ventesimo un Elia Viviani che pareva aver preso bene la volata, ma alla fine è rimasto chiuso. Il veronese di Isola della Scala ci ha messo la grinta, ci ha creduto, trasportato anche dalla voglia di portare a casa la maglia rossa della classifica a punti, poi sfilatagli definitivamente da Bouhanni. Può sicuramente migliorare e lo sa lui per primo, ma la via imboccata è senz'altro quella giusta.
Si chiude così il Giro della Colombia e di Nairo Quintana. Due vittorie - Val Martello e Grappa - il secondo (Rigoberto Urán, un altro colombiano) a quasi tre minuti (il distacco è di 2'58"). È il Giro di Fabio Aru, terzo a 4'04", mentre l'ottimo Pierre Rolland non va oltre la quarta piazza, a 5'46".
Domenico Pozzovivo perde brillantezza nell'ultima settimana e s'accontenta del quinto posto a 6'32", Rafal Majka patisce le gambe altrui ed il suo mal di stomaco. Sarà sesto a 7'04", davanti a Wilco Kelderman, a 11'. Cadel Evans s'era illuso dopo Montecassino e Montecopiolo di poter centrare, dopo Tour ed iride, anche il Giro.
Niente da fare per il 37enne australiano della BMC, ottavo a 11'51" da Quintana. Ryder Hesjedal, dopo la caduta della Garmin-Sharp a Belfast (Daniel Martin messo subito fuori causa) non avrebbe neanche lontanamente sperato di entrare nei primi dieci, ed invece è lì, nono a 13'35".
Robert Kiserlovski, vicino alla vittoria in quel di Montecopiolo (sarà battuto dal solo Diego Ulissi, al secondo centro in questo Giro), non ha poi combinato molto altro, ma ha mantenuto comunque la decima piazza, pur se staccato di 15'49" da Nairo Quintana, il vero matador del 97° Giro d'Italia.