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Giro d'Italia 2014: Quintana-Aru senza intoppi - Superato lo Zoncolan, vittoria e podio messi al sicuro. Urán secondo

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Nairo Quintana, circondato dai (troppi) tifosi, mena le danze sullo Zoncolan © Bettiniphoto

Se ci avessero detto, ieri sera, che Rigoberto Urán non solo avrebbe tenuto il secondo posto il classifica generale, ma addirittura staccato i diretti concorrenti (quindi senza calcolare Quintana), non ci avremmo creduto molto. Il colombiano dell'Omega, in fondo, aveva sempre ceduto qualcosa in salita, mentre il tempo che gli permetteva (e gli permette ad oggi) di occupare la seconda posizione l'aveva guadagnato nella crono di Barolo.

Con quel Fabio Aru visto ieri sul Grappa, più lento nel complesso di 17" rispetto alla maglia rosa Nairo Quintana, e distante appena 41" da Urán, era più che lecito pensare ad una tappa garibaldina del giovane sardo, secondo anno da pro', alla ricerca del primo piazzamento di rilievo al Giro, appena alle spalle di Quintana, il dominatore. Non è andata così, più per meriti di Urán che per demeriti altrui. Con la fuga ormai andata, dietro rimangono in pochi, sotto il forcing di Europcar prima (sin da Sella Razzo), di Movistar poi.

Evans cede già da Sella Razzo, poi dopo Ovaro, su quei 10 km terribili, il gruppo dei migliori è formato da Kiserlovski (Trek), Aru (Astana), Quintana e Antón (Movistar), Pozzovivo (AG2R La Mondiale), Kelderman (Belkin), Henao (Sky), Pantano (Colombia), Poels ed Urán (Omega Pharma-Quick Step), Majka (Tinkoff-Saxo) e Rolland (Europcar). Pantano saluta presto, così come Kiserlovski; Aru sembra in difficoltà, ma tiene le ruote dei migliori, pur se a fondo gruppo.

Il ritmo di Igor Antón, ultimo vincitore sullo Zoncolan, nel 2011, è infernale. Finito il lavoro di Antón, si staccano Majka, Aru, Pozzovivo e Rolland. Urán vede il diretto rivale (Aru) in leggero affanno: non aspettava altro. Un cenno a Wouter Poels è sufficiente perché il ritmo si alzi sensibilmente. Con la coppia Omega resta il solo Quintana, che per sicurezza tiene le ruote del connazionale, pur avendo più di tre minuti di vantaggio. Dietro è complicato riprendere i tre, anche perché l'Omega ha Serry in fuga, ed aspetterà Poels e Urán, per una breve ma efficace trenata.

Ci prova prima Pozzovivo, a risalire, poi lo stesso Aru, mentre Majka e Rolland hanno capito l'andazzo: per perdere il meno possibile bisogna solo salire del proprio passo. E così fa Aru, di fatto dicendo addio al secondo gradino del odio, ma un terzo posto finale al secondo Giro d'Italia corso è veramente notevole. Ha corso da capitano, Aru, da leader, anche quando la prima punta Astana era Scarponi, fatto fuori un po' dalla forma non eccellente, un (bel) po' dalla caduta di Cassino.

Quintana ed Urán tagliano il traguardo con 14" su Majka, 16" su Aru, 20" su Rolland, ed i giochi sono fatti. Su una salita da passo più che da cambi di ritmo è Urán, non Aru o Rolland, ad allungare. Il colombiano, a 3'07" dalla maglia rosa, relega Fabio Aru a 57".

Più indietro Pierre Rolland, a 2'39" da Rigoberto. Il francese ha avuto la sfortuna di far parte della peggior formazione nella cronosquadre, esclusi i caduti della Garmin. S'è rimboccato le maniche, ha attaccato spesso e volentieri, pur essendo uomo di classifica. Appena un giorno, a Panarotta, è durato il suo podio, giusto assaggiato.

La cronoscalata del Grappa l'ha messo in fila, al quarto posto, ed evidentemente, se la testa non dice che va bene così, le gambe oltre non potevano andare. Impensabile, d'altra parte, un Rolland all'attacco oggi sin dalle prime asperità. Un "o tutto o niente" per cosa, per perdere un comunque buon piazzamento? Anche no, e così l'Europcar s'è limitata a forzare su Sella Razzo, mandando in avanti Romain Sicard. Con lui Pozzovivo e Majka, verranno ripresi allo scollinamento da una Movistar impeccabile. E così, senza attacchi nelle gambe, Rolland è salito con il suo passo - peraltro ottimo - su per lo Zoncolan.

Chiude al quarto posto, a 5'46" da Quintana, 1'42" dal podio di Aru. Due ragazzi del '90 che bastonano questo talentino nato nel 1986, mai completamente sbocciato, in fiore tra Appennini ed Alpi. Sicuramente la miglior prestazione di Rolland in un GT, globalmente parlando. Supera l'ottavo posto del Tour 2012, quando vinse anche una tappa, a La Toussuire (nel 2011 fece sua la frazione dell'Alpe d'Huez e chiuse decimo). Insomma, sia per questo Aru a caccia della piazza d'onore che per Rolland desideroso di riprendersi il podio, l'impresa era dura, han fatto quel che hanno potuto.

Così pure Domenico Pozzovivo, 32 anni a fine novembre, che se i GT durassero un paio di settimane, non di più, forse ne avrebbe già portato a casa qualcuno. E invece le settimane sono tre, in una di queste - sia all'inizio o alla fine - il lucano perde qualcosa. Siamo anche per lui, come per Rolland, alla miglior prestazione in un GT (fu 8° al Giro 2012); dice che in futuro vuol provare a vincere una corsa rosa, ma se non c'è riuscito in passato, con questi giovanotti che riempiranno i pianio alti delle classifiche sarà ben più che difficile. Il suo distacco dal podio è di 2'37", notevole.

Chi ha perso tempo nelle ultime battute della corsa rosa è Rafal Majka, fino a Panarotta molto brillante ed in odor di podio. Sul Grappa una giornata nera, il sorpasso di Aru, oggi i 7'13" lo separano da Quintana, mentre il podio di Aru è a ben 3'09". Il polacco potrà, dovrà, ripassare in futuro: è del 1989, il tempo è dalla sua, così come per Wilco Kelderman, addirittura classe '91, bello pimpante fino a tre giorni fa, crollato dopo Val Martello. Crollo relativo, perché la speranza degli olandesi nelle corse a tappe ha conservato la top ten. Ok, i minuti che lo separano da Quintana sono 11'09", 7'05" quelli tra lui ed il podio, ma può solamente migliorare: va forte a crono, tiene più che bene in salita. È un regolarista, può diventare un grandissimo corridore.

Cadel Evans ha tenuto la maglia rosa da Montecopiolo a Barolo, quando l'ha passata ad un colombiano, il primo: Rigoberto Urán. Le speranze di vincere, per l'australiano della BMC, erano appunto tali, l'età ha fatto il resto. Contro queste forze fresche Cadel non ha potuto far molto, in salita ha patito non poco, paga dodici minuti a Quintana.

Bene anche il vincitore del 2012, Ryder Hesjedal, che partendo con un handicap di oltre tre minuti dopo la caduta della sua Garmin-Sharp nella cronosquadre di Belfast, s'è tirato su, pian piano, fino alla nona piazza che conquista. Il distacco da Quintana supera i 13', d'accordo, ma la volontà di far bene s'è vista eccome.

Già, Quintana. Con questo percorso era il favorito d'obbligo: s'è preparato in Colombia, ha corso poco, ha studiato i principali arrivi in salita della corsa rosa. I compiti a casa son serviti al colombiano della Movistar, che nella giornata più dura impone la sua legge, approfittando del caos generato nelle ammiraglie dalle famigerate safety bike delle Stelvio. È stato male per due settimane, nessuno l'ha attaccato seriamente, da Oropa in su ha presentato il conto agli avversari. Una corsa rosa in cui vince da favoritissimo - cosa mai scontata - e si porta a casa due signore tappe come Val Martello e Cima Grappa.

Oggi ha controllato Urán, giusto perché non si sa mai, ed ha messo la ruota davanti a Rigoberto, sullo spettacolare traguardo dello Zoncolan, stadio naturale dei tifosi del ciclismo. Insomma, con lo sforzo giusto questo 24enne colombiano mette nel palmarès il primo GT di una lunga serie, immaginiamo (e temiamo, mettendoci nei panni di Nibali o Aru). Dopo la piazza d'onore (e la classifica Gpm, e la maglia bianca di miglior giovane...) allo scorso Tour, un Giro dei Paesi Baschi nel 2013, il Giro dell'Emilia nel 2012, il Tour de l'Avenir 2010, ecco il colpaccio. Sopra tutti, Nairo Quintana. Ineccepibile, incontestabile, la sua vittoria. Domani, sulla via verso Trieste, se la potrà godere per benino.

In coda, ma non meno importante: non dimentichiamo questo Sebastian Henao, cugino minore di Sergio, anche lui alla Sky, 21 anni ad agosto, 8° sia a Val Martello che sul Grappa. In classifica non è nemmeno in vista dei big - chiude 22° a quasi un'ora - ma sicuramente è un talento che ritroveremo nell'immediato futuro. Chissà se la Sky è ancora così pentita di aver sospeso il cugino. Bisogna specificare da quale Paese del Sudamerica viene il piccolo Henao? No, sicuramente no.

Francesco Sulas

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