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Giro d'Italia 2014: Fuga tranquilla o nuove diatribe? - Dichiarazioni e Tweet della 16a tappa. Urán: «Il Giro non è finito»

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Rigoberto Urán (Omega Pharma): «Sullo Stelvio ho sentito da Davide Bramati che la discesa sarebbe stata controllata dalle moto con una bandiera rossa per la sicurezza dei corridori e che scendendo potevamo mantenere la nostra posizione senza attaccare. Mi ha detto di mettermi la mantellina per pioggia e prestazione attenzione in ogni casa. Ai 300 o 400 metri ho preso la mantellina da uno dei nostri massaggiatori, sono riuscito ad indossarla prima della cima così a quel punto non mi sono fermato come altri miei colleghi hanno fatto. Quando ho iniziato la discesa non ho visto alcuna moto, vedevo molti corridori attorno a me, ho visto Majka e altri, ma non mi sono accorto che Quintana non ci fosse. Ho realizzato solo dopo alcuni chilometri dopo che Bramati mi ha detto che il distacco era già notevole, così abbiamo organizzato l'inseguimento. È così che è andata. Penso che in circostanze normali la corsa sarebbe potuta essere diversa. Ora ho 1'41" di ritardo da Quintana in classifica ma il Giro non è ancora finito: proveremo a riprenderci la Maglia Rosa, non è ancora finita la nostra lotta».

Nairo Quintana (Movistar): «Quando ero venuto a fare il sopralluogo, avevo visto una parte della salita e una parte della discesa prima... non eravamo riusciti ad arrivare fino in cima perchè c'era molta neve: davvero impegnativa! Non ho ricevuto alcun ordine da parte né degli organizzatori né dei direttori sportivi di "moto safety car" o cose simili. Il gruppo era compatto, alcuni sono scesi dallo Stelvio molto forte, io sono rimasto sulle ruote e solo alla fine della discesa stessa mi sono accorto che avevamo preso un vantaggio. Ripeto, né io ne i miei compagni di squadra abbiamo sentito nulla, abbiamo solo ricevuto l'ordine di coprirci bene, non vedo sinceramente il motivo di tutta questa polemica. Ci tengo però a precisare che il tempo che ho guadagnato sui miei rivali, l'ho guadagnato sulla salita finale e non nella discesa dello Stelvio. È vero che non sono stato bene nei giorni scorsi. Come potete vedere ho ancora attacchi di tosse molto forti e credo che i rivali cercheranno di attaccarmi nelle prossime tappe. Ma il mio corpo sta migliorando e ho una squadra fortissima che oggi salendo sullo Stelvio ha fatto un lavoro davvero fantastico. Ogni giorno di corsa da inizio stagione credo di aver confermato credo il tipo di corridore che sono. Alla Tirreno, al Catalunya, l'anno scorso non ho fatto secondo al Tour per caso. Il mio obiettivo qui è di vincere la Maglia Rosa che ora indosso. Nonostante molti mi abbiano dato per spacciato più volte nelle settimane scorse, io sono primo in classifica. La squadra sta migliorando di giorno in giorno e vorrei ringraziare il mio team, i tifosi che mi sostengono numerosissimi anche dalla Colombia e tutti i media che diffondono nel mondo le informazioni dei miei successi».

Wilco Kelderman (Belkin): «L'ultima salita era molto adatta a me e dopo molti attacchi degli altri ho sentito che ero uno dei più forti in gruppo: ho accelerato e ho staccato tutti con facilità, quindi ho continuato a spingere fino all'arrivo. È stata una giornata speciale e sono felice perché non capita spesso di vivere una cosa simile. La salita del Gavia non era male ma in discesa ha iniziato a nevicare molto forte: faceva terribilmente freddo e sentivo le mani quasi bloccate. Era pericoloso anche perché non riuscivo a vedere quasi nulla attraverso gli occhiali. Scalando lo Stelvio mi sono riscaldato ed in cima mi sono preso del tempo per coprirmi visto che la giuria ha detto che la discesa sarebbe stata neutralizzata. Quando sono rientrato nel gruppo principale però Quintana, Hesjedal e Rolland erano già andati. È stato un po' scorretto perché ripensandoci non mi sarei fermato se non avessi saputo della neutralizzazione. Adesso Rolland è davanti a me in classifica, in condizioni normali penso che sarei riuscito a seguirlo. I distacchi in classifica sono piccoli: con un po' di fortuna si può guadagnare posizione rapidamente e tutto è ancora possibile. Il mio obiettivo resta un posto tra i primi 10».

Cadel Evans (BMC): «Nel finale ho iniziato ad avere i crampi, ho zoppicato su una gamba sola fino all'albergo. Che peccato! Di solito in queste condizioni estreme riesco a cavarmela bene ma quando non si riesce a vedere la strada è impossibile scendere in discesa. E pedalando con una gamba solo non riuscivo neanche a salire. È stata soprattutto una giornata di sopravvivenza. Sulla prima salita ero troppo vestito e in discesa non vedevo nulla per la neve. Sullo Stelvio invece stavo bene ma in discesa sono iniziati i problemi per i crampi. Sembra assurdo oggi, siamo sotto zero e io sono disidratato: però siamo sempre andati in salita o in discesa quindi le occasioni per bere non erano molte. Ma non perdo le speranze: siamo venuti quindi con ottime intenzioni e con l'idea di fare tutto il nostro meglio; abbiamo lavorato duro e negli ultimi giorni abbiamo visto che in questo Giro può succedere di tutto in ogni momento. Tutto può ancora succedere: è questo che rende il Giro così sensazionale».

Domenico Pozzovivo (AG2R): «È stata una tappa molto difficile per me per via della pioggia. Mi sentivo molto meglio quando la strada saliva. Nella parte conclusiva ho scelto di aspettare gli ultimi due chilometri per attaccare in modo da evitare i tratti della scalata che spianavano. Sono a soli due minuti dalla seconda posizione nella generale, siamo tutti molto vicini in classifica e può ancora accadere di tutto».

La Redazione

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