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Giro d'Italia 2014: Non dissacrate i mostri sacri! - Aru: «È da novembre che penso al Giro»

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Rigoberto Uran (Omega Pharma): «Nonostante il brutto tempo siamo riusciti ad allenarci per due ore, abbiamo fatto una buona sessione. Siamo scesi dal Passo del Tonale in macchina e ci siamo allenati nell'area di Ponte di Legno e siamo tornati in bici al Tonale. Tutto è andato bene. Questo giorno di riposo è stato importante, penso che ce lo siamo meritati tutti dopo due settimana di battaglia. Stiamo bene e siamo pronti per un'altra settimana sulle strade del Giro».

Fabio Aru (Astana): «Penso a questo Giro da metà novembre, fin dal primo ritiro di squadra. Ho cercato di fare un buon inverno facendo la vita del corridore senza pormi un obiettivo in particolare ma sempre cercando di migliorarmi... Penso solo a vivere alla giornata e cercare di imparare giorno dopo giorno dai miei compagni, dai direttori sportivi, da tutte le persone che mi stanno a fianco. Tiralongo è un pò il mio secondo papà, e lui mi segue fin da quando sono dilettante, viviamo anche vicino. Ma non solo lui, tutti i direttori sportivi, I miei compagni di squadra… non si finisce mai di imparare e io sono davvero felice di poter imparare qualcosa da ognuno di loro. Essere in fuga per la vittoria, a tutta, si provano sensazioni che non riesci a spiegare. Cerchi di realizzare un sogno. Un sogno per cui hai lavorato tanto, da un anno prima almeno. Oggi non sapevo bene come sarebbe potuta andare l'ultima salita e gli ultimi km. Non sapevo bene quanto potessi tenere quindi ho pensato solo a spingere forte sui pedali. E sono arrivato qui. Io credo nei miei mezzi però penso sempre a restare con i piedi per terra. Per me è un'emozione già correre di fianco a questi campioni. Quando riesco a stare con i primi di classifica negli ultimi km già provo un brivido. Oggi che sono riuscito a staccare tutti quando mancavano tre km, mi sembrava davvero un sogno ad occhi aperti. Pantani era un fuoriclasse che ha emozionato le folle. Tutt'oggi sulle strade si leggono le scritte in suo onore. La generazione di oggi pensa a fare bene».

Nairo Quintana (Movistar): «Il meglio per me è che la tappa si faccia per intero, nel bene o nel male le differenze non saranno le stesse se si fa solo Val Martello. Però è chiaro che non dipende da me, al primo posto c'è la sicurezza di tutti. Il freddo? Beh, non posso dire che mi piaccia ma neanche che sia un male per me. Negli ultimi giorni ho recuperato terreno e fisicamente mi sento meglio, ma ora ho una dolorosa infiammazione all'orecchio destro che quasi mi impedisce di sentire da quel lato, e ciò è senz'altro scomodo. Essere quinto in classifica con tutto quello che mi è capitato - cadute e problemi di salute - non è facile, ma è già molto. Adesso se Urán perde solo 20" ogni giorno non c'è spazio per sorpassarlo però stiamo vedendo che ogni tappa c'è uno che perde di più: ogni tappa può toccare a qualcuno, agli altri o anche a me. Lottare con un altro colombiano è bello: ognuno di noi ha i suoi tifosi e siamo diversi, ma se non dovessi vincere io è chiaro che preferirei veder vincere un corridore della Colombia. Non posso paragonare le mie sensazioni con quelle del Tour dell'anno scorso: ero arrivato qui molto bene però poi ho avuto un problema dopo l'altro e mi hanno condizionato. Alcuni giorni ho avuto la febbre durante la tappa però non ho mai pensato di ritirarmi, ho sempre lottato per quello per cui siamo venuti e l'appoggio della squadra mi dà grandi motivazioni».

La Redazione

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