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Giro d'Italia 2014: Si chiama ricambio generazionale - Dominano i corridori nati tra il 1987 e il 1990

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Fabio Aru, Rafal Majka e Nairo Quintana © BettiniphotoDopo due settimane di Giro, e alla vigilia delle ultime decisive tappe, i tempi non sono ancora maturi per tracciare dei bilanci, ma sicuramente utili per trarre delle tendenze.

Tra le varie che si possono leggere nella filigrana della corsa rosa, ce n'è una che spicca, e riguarda l'età dei vari protagonisti. A giudicare dai vincitori di tappa, infatti, il ciclismo parrebbe attraversato da un'ondata di rinnovamento. Nelle 13 tappe in linea del Giro abbiamo avuto 9 corridori andati a segno. 7 di questi appartengono alla fascia d'età 1988-1990. Un dato straordinario, a ben vedere.

Alla doppietta iniziale di Marcel Kittel (1988), ha fatto seguito la tripletta di Nacer Bouhanni (1990), alternata coi successi (due) di Diego Ulissi (1989) e quello di Michael Matthews (1990), il quale è stato pure in maglia rosa per 6 giorni. Nelle ultime tre tappe, poi, un pirotecnico alternarsi di italiani, con Marco Canola (1988) a Rivarolo Canavese, Enrico Battaglin (1989) a Oropa e Fabio Aru (1990) a Plan di Montecampione.

Un crescendo entusiasmante, tantopiù che si parla di vittorie poco "occasionali" (al contrario, ad esempio, delle uniche due ottenute da ultratrentenni, quella di Weening a Sestola e quella di Rogers a Savona: ottimi corridori, ma che non vincono spesso). Perché, per dire, Kittel è il miglior velocista al momento sulla piazza, e Bouhanni è tra i più forti, e quindi è facilmente prevedibile che continueranno a infilare successi su successi, in carriera; Matthews è in piena evoluzione, da velocista a corridore buono per le classiche (ha vinto a Montecassino, tanto per dire), ma anche se la sua evoluzione non dovesse compiersi appieno, avrà tutte le possibilità di continuare a cogliere traguardi interessanti per diversi anni ancora.

Di Ulissi s'è già detto di tutto e di più, il ragazzo sta evidentemente maturando e non è il corridore (pur bravo e promettente) che era ancora un anno fa: oggi il toscano è una delle giovani certezze del ciclismo internazionale, gli manca un passetto per fare un decisivo salto di qualità, ma di sicuro ci appare più solido e sicuro di sé. Canola non è invece avvezzo alle vittorie, ma - visto il corridore che è - potrebbe scoprire buona attitudine per certe gare del nord, e di sicuro l'affermazione di qualche giorno fa lo stimolerà ulteriormente a cercare di esplorare i propri limiti.

Le ultime due vittorie, poi, sono state degli autentici gioielli, con la rimonta esaltante di Battaglin sabato, e la prima (di una lunga e sempre più efficace serie, si spera) stilettata assestata da Aru domenica. E se il veneto, già a segno al Giro un anno fa, ha bisogno solo di trovare maggiore fiducia nei propri mezzi, il sardo rappresenta in tutto e per tutto il nome nuovo del nostro movimento: visto accanto a Nibali nella cavalcata rosa del 2013, il ragazzo ha mostrato di aver appreso in tempi rapidi come si fa a primeggiare in montagna anche tra i professionisti, e si iscrive a pieno titolo all'elenco delle grandi promesse del ciclismo tutto.

Che un forte ricambio sia sotto ai nostri occhi è confermato anche da uno sguardo alla classifica generale: nella top ten troviamo un classe '89 (Rafal Majka, attualmente terzo), due 1990 (Aru e Nairo Quintana, quinto) e addirittura un 1991 (Kelderman, settimo); ma allargando appena le "maglie" della nostra analisi, notiamo che non hanno 30 anni neanche Pierre Rolland e Robert Kiserlovski (ottavo e nono), entrambi del 1986; né tantomeno la maglia rosa Rigoberto Urán, che ha pure vinto la difficile crono di Barolo e che è nato nel 1987 (come Wouter Poels, decimo della generale). E nel novero ci mettiamo pure Julián Arredondo, classe '88 e detentore della maglia azzurra di migliore scalatore.

I soli Cadel Evans e Domenico Pozzovivo hanno più di 30 anni, tra i primi dieci del Giro: una conferma al fatto che stiamo vivendo una corsa rosa di passaggio generazionale, cui forse ci ricorderemo a lungo come di quella in cui sbocciarono dei talenti, se ne affermarono altri, e vinsero tappe o classifiche corridori destinati a dominare la scena per un decennio.

Marco Grassi

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