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Giro d'Italia 2014: Urán in difesa, Rolland merita - E Quintana sembra in leggera crescita

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Alcuni dei protagonisti del Giro: Urán, Rolland, Evans, Quintana, Aru (semicoperto) e Majka © Bettiniphoto

E anche oggi abbiamo i nostri bravi 5 km di lotta tra i big della classifica da raccontare, quanta allegria. Sia chiaro che non vogliamo piantarvi tra le scatole l'ennesimo pamphlet anti-greggismo, tanto ormai s'è capito che è una battaglia persa, in un ciclismo in cui un attacco di 3 km viene fatto passare per un atto di coraggio ai limiti della follia. Quindi, fioretto, almeno fino a un prossimo Pantani (da qualcuno citato a sproposito oggi) cercheremo di non affrontare la questione, e di farci piacere il più possibile la tisana che passa il convento.

Il dolcificante migliore, oggi come ieri, viene dalla Francia e si chiama Pierre Rolland. Il capitano della Europcar si è di nuovo accollato il compito di iniziare le ostilità, a tre quarti di una salita - quella di Plan di Montecampione - su cui la selezione naturale da dietro aveva ridotto il gruppo della maglia rosa a meno di 15 unità. Nel momento in cui, a 5 km da traguardo, il transalpino s'è mosso, al comando della corsa c'era Philip Deignan (uscito ai -10 dal gruppo, l'irlandese aveva risucchiato e superato gli ultimi superstiti della fuga del mattino, e pure Julián Arredondo che aveva attaccato ai 18 km).

Rolland ha provato a salutare la compagnia formata da Rigoberto Urán, Cadel Evans col fido Steve Morabito, Rafal Majka col fido Michael Rogers (che aveva tirato per qualche chilometro prima dell'attacco del francese), Domenico Pozzovivo, Nairo Quintana, Wilco Kelderman, Franco Pellizotti, Robert Kiserlovski, Daniel Moreno, Fabio Duarte e Fabio Aru. Ivan Basso e Ryder Hesjedal erano più indietro, già staccati, ma ancora presi nel tentativo di fare l'elastico e di rientrare su quel prezioso drappello. Solo il canadese ci sarebbe riuscito, alla fine.

Il primo scatto di Rolland è stato subito chiuso da Urán con Evans a ruota e Quintana lì in zona; Pozzovivo è rientrato appena dopo, trainando gli altri che avevano perso le ruote. Rolland non s'è dato per vinto ed è ripartito, trovando stavolta spazio e involandosi a raggiungere Deignan; ciò che è ripartito tra i favoriti, invece, è stato un nuovo momento di studio, di cui hanno approfittato Pellizotti e Duarte per tentare un contropiede, e i vari Kelderman (non al massimo oggi) e Kiserlovski per rifiatare e prepararsi a parare un altro colpo.

A promettere questo colpetto è stato, con somma gioia dei tifosi italiani, Fabio Aru, che a poco meno di 4 km dalla fine si è messo in testa ed ha alzato il ritmo, provocando una notevole sofferenza in Pozzovivo, che ha così confermato di non essere pure lui nella migliore delle giornate possibili. Quintana, nel frattempo, continuava a giocare a nascondino, sempre lì nel gruppetto buono, ma non ancora pronto ad attaccare come ci si aspetterebbe da uno con le sue qualità.

Ai 3 km, con Rolland rimasto ormai solo al comando (con 35" sul gruppetto maglia rosa) e Duarte - che si era sbarazzato della compagnia di Pellizotti - poco dietro, l'attacco di Aru ha scombussolato i piani di chi puntava a una volata nell'ultimo chilometro. Nel paese dei ciechi l'orbo è re, e nel ciclismo immobilizzato un attacco a 3 km dalla vetta è da accogliere se non altro con simpatia. Il fatto che sia stato condotto dal giovane sardo dell'Astana, una grande speranza per l'Italia, ha colmato per noi con la gioia l'inevitabile gap di adrenalina patito fin lì.

Urán ed Evans hanno provato a rispondere subito ad Aru, e solo il primo dei due è riuscito a mettersi alla ruota di Fabio, mentre l'australiano ha dovuto cedere metri, rimanendo con Quintana e Majka. Gli eventi nei tre chilometri finali si sono susseguiti rapidi: tra i 2800 e i 2600 metri Duarte ha raggiunto Rolland, la coppia palindroma Urán-Aru si è portata su Deignan, e Quintana è rimasto da solo all'inseguimento, lasciando che su Evans e Majka (e Pellizotti, raggiunto nel frattempo) rientrasse pure Moreno.

All'imbocco della galleria ai 2300 metri, Aru e Urán, mentre venivano raggiunti da Nairo, si riportavano a loro volta su Rolland e Duarte; un ri-appallamento che è durato lo spazio della galleria stessa, perché la luce che si vedeva in fondo al tunnel era il nuovo attacco, stavolta determinante, del sardo. Ai 2200 metri il corridore dell'Astana è partito di nuovo, e ha fatto il vuoto. Quintana ha provato a quel punto a guadagnare qualcosina su un Urán che aveva chiesto forse troppo a se stesso in precedenza, nel provare a seguire subito Aru.

In effetti Nairo, con uno scattino, è riuscito davvero a staccare Urán (ma non Rolland); e la maglia rosa non ha avuto neanche più la forza di seguire Duarte, che l'ha a sua volta staccato; Rigoberto è stato però bravo a gestirsi, a capire che qualche secondo lo doveva inesorabilmente immolare alla causa, e a operare nell'ottica di salvare il salvabile. Operazione ampiamente riuscita, visto che al traguardo ha pagato una ventina di secondi a Duarte, Quintana e Rolland, e 42" ad Aru: tutti sono però abbastanza lontani in classifica, quindi per ora Urán non li vede all'orizzonte; su quelli che erano i più immediati inseguitori, invece, il colombiano ha guadagnato (15" su Majka, mezzo minuto su Evans, Kelderman e Pozzovivo).

L'ultimo chilometro e mezzo di gara è servito ad Aru per fortificare il suo margine, a Duarte per rientrare su Quintana e Rolland e poi beffarli nella volata per il secondo posto, e a Urán per mentalizzarsi su una difesa della maglia rosa che è stata in ogni caso condotta senza grossi patemi.

Come è cambiata la classifica? Non tantissimo per le prime posizioni, visto che restano immutate (ma ora il margine di Rigo è salito a 1'03" su Evans e 1'50" su Majka); la novità è per l'appunto il quasi 24enne di Villacidro, che dalla schiera delle seconde linee s'è autopromosso in quella delle prime, ed ora è quarto a 2'24". Fabio ha superato nientemeno che Quintana (risultato del tutto effimero al momento, ma comunque simbolico), ma Nairo - che sembra in leggera crescita - si è consolato scalando le posizioni di Pozzovivo e Kelderman, che ora sono rispettivamente sesto e settimo. Le distanze tra quarto e settimo posto sono minime (il ritardo di Quintana da Urán è di 2'40", quello di Domenico 2'42", quello di Wilco 3'04"), ma oggi ci portiamo a casa il timore che il lucano dell'AG2R e l'olandese della Belkin abbiano appena superato l'apice della forma, e che debbano pensare più a difendersi che a fare i garibaldini, nella terza settimana. Speriamo che non sia davvero così.

Così come speriamo che possa risalire ancora Rolland, ora ottavo a 4'47", ma di sicuro sul podio della classifica dei tifosi conquistati: ad ogni tappa di montagna, e ad ogni suo immancabile attacco (che lo porta comunque a guadagnare qualcosa su qualcuno, quindi non parliamo di una tattica scriteriata o di scatti fini a se stessi), cresce il numero di appassionati che lo adottano.

Più in giù di Pierre i distacchi dal podio si fanno consistenti, e si entra nel campo di quelli che lotteranno al massimo per entrare nei 10 o per tramutare una top ten in una top five (se gli va bene, e parliamo dei pur bravi Kiserlovski, Hesjedal, Basso, Pellizotti), mentre resiste ancora qualche luogotenente di lusso nelle zone pregiate della classifica (l'uraniano Poels è decimo, l'evansiano Morabito tredicesimo, il sorprendente Vuillermoz, attendente di campo di Pozzovivo, è quattordicesimo).

Domani un giorno di riposo vero permetterà a tutti di scaricare un po' di tossine, di giocare qualche ora alla playstation, di passare mezza giornata su Facebook, di pedalicchiare per una cinquantina di chilometri per tenere i muscoli in movimento, di recuperare sonno (se si è in debito) o interviste (se l'addetto stampa è particolarmente solerte). Tutto ciò con un occhio al meteo, visto che la domanda che più di tutte circolerà domani tra gli alberghi della carovana rosa sarà: "Nevicherà su Gavia e Stelvio?", seguita a ruota dalla conseguente "Si farà la tappa originaria o si dovrà virare su un percorso di riserva?" e dall'estrema "E se invece chiedessimo l'annullamento come l'anno scorso?".

La frazione di Val Martello, riproposizione di quella saltata 12 mesi fa, è anche quest'anno in bilico. O meglio, non lo sarebbe se il gruppo non fosse trasversalmente percorso da istanze gregg... ah già, il fioretto. Chiudiamola qui, e dita incrociate fino a martedì.

Marco Grassi

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