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Giro d'Italia 2014: Questo sì che è il vero Quintana - Nairo ed i colombiani pimpanti. Pantano 3°, Urán resta in rosa ma cede

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Nairo Quintana in azione verso Oropa © Bettiniphoto

Com'è strano il ciclismo. Due giorni fa tutti celebravamo il dominio di Rigoberto Urán e ci interrogavamo sulle possibilità di Nairo Quintana di vincere il Giro. Dopo la tappa odierna, corsa ad alta andatura dal gruppo nella sola salita finale, lo scenario si è completamente ribaltato: attacca Pozzovivo, Majka prova a rispondere e Quintana si incolla alla ruota del lucano. La maglia rosa, invece, non ha la forza di chiudere il distacco.

Proprio il capitano della Movistar è stato colui che meglio si è piazzato all'arrivo fra gli uomini di classifica (i coraggiosi Hesjedal e Rolland non sono in lotta per il Trofeo senza Fine): 4" sui "gemelli diversi" tricolori Fabio Aru e Domenico Pozzovivo, 8" sui sempre più convincenti Wilco Kelderman e Rafal Majka, 20" sul calante Cadel Evans e ben 25" sul già citato Urán. Pur non essendo chiaramente al top della forma l'andino ha tenuto la ruota del leader dell'Ag2r, attualmente il più forte in salita al Giro, senza dare alcun cambio.

Nelle ultime centinaia di metri ha forzato il ritmo, prendendo quei pochi secondi che, più che importanti a livello di classifica, sono un segnale sia per se stesso che i rivali. Il distacco è ora di 3'04" dal capoclassifica; è una cifra sempre ragguardevole, ma di certo non insormontabile per un Quintana finalmente apparso in crescita. Ora che allergia, catarro e financo il principio di bronchite sono alle spalle il ventiquattrenne può iniziare a divertirsi. E a farci divertire.

La controprestazione odierna non ha scalfito il morale di Rigoberto Urán: nel dopotappa il sempre sorridente scalatore di Urrao si è mostrato comunque fiducioso delle proprie possibilità, pur essendo stato il peggiore fra i big della classifica. Aiutato nel restare a galla da un ottimo Wouter Poels (anche 8° nella generale) Urán è parso imballato sin dai primi metri dell'ascesa verso il Santuario di Oropa: nel forcing della Trek con Danilo Hondo e Julián Arredondo si era fatto trovare impreparato al pari di Ivan Basso, dovendo rimontare diverse posizioni in gruppo.

Con l'azione Ag2r finalizzata dall'attacco di Pozzovivo, Urán ha sin da subito preferito, o meglio dire, è stato costretto, a salire del proprio passo, cercando di limitare il più possibile i danni. È innegabile che un campanello d'allarme sia suonato per l'antioqueño: la prestazione odierna è stata un bel toccasana per i rivali. Domani sulla lunga erta di Montecampione l'Urán odierno pagherebbe ben più di quanto ceduto ad Oropa. Per lui, e per il Giro, speriamo che la notte possa essere d'aiuto.

Ma nella tappa odierna il paese latinoamericano ha concentrato il tifo soprattutto su Jarlinson Pantano: lo scalatore del team Colombia, fuggitivo della prima ora, è stato protagonista di un bellissimo duello con l'abruzzese Dario Cataldo nelle ultime battute di gara. Pronto a rispondere al possente allungo dell'uomo Sky portato ai meno 1900 metri dall'arrivo, Pantano ha poi saputo resistere bene sino all'ultima curva, affrontata a ruota del rivale.

Purtroppo per "el País", questo il suo soprannome, la volata è stata troppo anticipata: uscito ai 125 metri, il pavé, la strada in salita e un rapporto troppo duro lo hanno fatto rimbalzare una sessantina di metri dopo, venendo prima superato da Cataldo e poi dal vincitore, il talentuosissimo Enrico Battaglin, accontentandosi a malincuore del secondo terzo posto in carriera al Giro (il primo risale alla piovosa tappa di Firenze del Giro 2013). Dopo il traguardo il caleño si è lasciato andare ad un comprensibile momento di commozione, ripensando a quello che poteva essere ma che non è stato. Per la squadra di Claudio Corti ennesima buona giornata in questo Giro, nel quale manca l'acuto di capitan Fabio Duarte. Le prossime tappe sono quelle più attese dagli escarabajos: la Ponte di Legno-Val Martello è l'appuntamento segnato col circoletto rosso sin dalla scorsa stagione, quando il maltempo fece saltare l'attesissima frazione costantemente sopra i 2000 metri. Quota inusuale per molti, ma pane quotidiano per i ciclisti colombiani.

Un ultimo pensiero è obbligatorio per i tifosi colombiani: di gran lunga i più numerosi fra i supporter stranieri e sempre composti a bordo strada, la afición sudamericana fa sentire il proprio appoggio per i tantissimi beniamini presenti. Anche dalla madrepatria il tifo davanti alla televisione e sul web è impressionante: gli hashtag #giroditalia2014, #escarabajos, #colombiaalgiro e tutti quelli legati ai singoli corridori sono popolarissimi. Il presidente della Repubblica Juan Manuel Santos e due leggende del passato (Carlos Valderrama) e del presente (Radamel Falcao) del calcio tricolor sono stati tra i primi a congratularsi con Urán per aver preso la prima maglia rosa nella storia del ciclismo nazionale. I quotidiani più venduti e autorevoli come "El Tiempo" di Bogotà, "El Espectador" di Medellín e "El País" di Cali aprono sia le versioni online e quelle cartacee con le notizie dal Giro. A tutti loro l'augurio che il loro inno, Oh Gloria Inmarcesible!, sia quello suonato fra otto giorni a Trieste. Le premesse sono molto buone.

Alberto Vigonesi

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