Giro d'Italia 2014: Gli scalatori a Oropa: «Vinciamo noi!» - Prime salite vere: Quintana deve recuperare, Pozzovivo in palla
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- Ivan Basso
- Julián David Arredondo Moreno
- Nairo Alexander Quintana Rojas
- Rafal Majka
- Rigoberto Urán Urán
- Wilco Kelderman
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Ci siamo, finalmente. La tappa numero quattordici, quella che domani da Agliè porterà ad Oropa, inaugura idealmente la terza settimana di Giro. Quella più dura, decisiva, che dirà chi può aspirare a diventare l'erede di Nibali, chi ripasserà negli anni a venire. Non sarà una semplice scalata ad Oropa, tanto per ricordare Marco Pantani e la sua splendida impresa del 30 maggio 1999, quella catena caduta ad inizio salita, la rincorsa a tutti, la verità sbattuta in faccia a Jalabert e soci: il più forte sono io.
Domani Serra d'Ivrea, Alpe di Noveis e Bielmonte - con relative rampe e picchiate - precederanno gli ultimi chilometri verso il Santuario di Oropa. Frazione non scontata, da scalatori puri, da gente che sa esaltarsi quando la strada si rivolge al cielo. Soprattutto tappa da chi deve recuperare in classifica, visto che dopo la cronometro dominata da Rigoberto Urán la generale è stata ridisegnata e molti protagonisti cacciati indietro. Almeno per adesso. Sicuramente chi deve andare all'attacco, tra Oropa e Montecampione, è Nairo Quintana.
Il colombiano, sbarcato in Irlanda da favorito numero uno per la vittoria finale, è stato frenato da una bronchite presto curata. Ciò non toglie che non pedala ancora come ci si aspetterebbe. Urán, il colombiano un po' meno pronosticato - a torto - gli è davanti, e non di poco: 3'29", chi l'avrebbe mai detto solamente due settimane fa? Non molti. Quintana, dopo un 2013 in cui al Tour ha vinto maglia bianca, a pois, e s'è dovuto arrendere al solo Froome, puntava fortissimo sulla corsa rosa.
Finora ha corso coperto, nel riserbo, nel silenzio, cercando di celare i malanni, piccoli e grandi, che di giorno in giorno gli toglievano un poco di energie. Se la crono non è un esercizio che Nairo detesta ma nemmeno il suo terreno preferito, sulle salite, da domani, non potrà mentire. Una prima scossetta ad Oropa, un altra a Montecampione, con azioni da scalatore purissimo quale lui è, e la classifica potrebbe capovolgersi in poche ore. Non è per nulla facile per il capitano unico della Movistar. Chi in salita è parso il più brillante di tutti è però Domenico Pozzovivo.
Il lucano dell'AG2R La Mondiale pare aver trovato la stagione della vita, quella in cui tutto gira per il verso giusto (gli anni scorsi, a questo punto, sarebbe finito in terra già un paio di volte, come minimo, accumulando vagonate di minuti, precludendosi ogni possibilità di vittoria. Oltre a gambe per volare sulle salite, ha la squadra che lo supporta, che ci crede. E se si considera il momento di forma, oseremmo dire mai visto, 2'32" da Urán non sono poi troppi.
Poco più indietro di Pollicino, a 2'50", c'è Wilco Kelderman, che nelle prime due settimane di Giro è parso attento, brillante e puntuale. Nella cronometro ha però deluso un po', e se la prova contro il tempo è lo specchio del momento di forma dei singoli, il talento olandese potrebbe andare incontro ad una leggera flessione. Insomma, è lì, ha la gamba ma non è scontato che recuperi, portandosi magari in zona podio. Da riparlarne domani sera, o nel giorno di riposo, lunedì.
C'è chi se la passa meglio sia di Pozzovivo, che di Kelderman (figurarsi di Quintana), osservando il solo distacco: Rafal Majka, polacco classe '89 in forza alla Tinkoff-Saxo, attualmente terzo a 1'52" da Urán. Non ha sprecato troppe energie, come da lui stesso ammesso. Badare ad andare di conserva, colpire in queste tappe fatte per lui, così leggero, così camoscio. Non pare avere il passo di un Pozzovivo, né potenzialmente di un Quintana, ma nell'arco di un anno ha fatto progressi notevoli. Se mette la squadra a fare il forcing sin da subito può fare dei bei danni.
In tema di scalatori puri, come dimenticare il sardo dell'Astana, ossia Fabio Aru? S'è preso i gradi di capitano strada facendo, anche per via dell'infortunio occorso a Scarponi. Non è stato autore di azioni eclatanti, ma è sempre rimasto lì, o con i primi o subito a ridosso. Ha l'attacco nelle gambe, difficile che se lo giochi sin da subito, mentre più verosimile è il fatto che voglia tenere, stare con i primi, testarsi e magari nelle tappe finali, tra Grappa e Zoncolan, dare due o tre colpetti. Lo aspettiamo.
In lista d'attesa, se fossimo nel 2010, ci sarebbe anche Ivan Basso. Sfortunato nerlla crono (una foratura ed una caduta, risultato: 5'09" di distacco da Urán), il varesino della Cannondale ha tutta la squadra per sé. Ci vogliono anche le gambe, e non sempre le ha avute, Ivan. Non gli si chiede la luna, è fisiologico un calo, dopo molti anni ad alto livello. Ricordiamo però che Basso è un diesel, più passano i giorn, più cresce, migliora, matura. E chissà che tra due o tre tappe...
Mai dimenticare Cadel Evans. Sì, come no, è andato meno bene del previsto nella cronometro, figuriamoci in salita... E invece Evans è sempre lì, a soli 37" dalla maglia rosa. Basta una foratura del colombiano ed il primato tornerebbe all'australiano della BMC. Già, la squadra: Evans ce l'ha, e fortissima. In particolare, uno Steve Morabito quasi mai ammirato a questi livelli, che da gregario riesce comunque ad essere nono nella generale. Giù il cappello.
Dovrà fare attenzione, Evans come gli altri sopra citati, ai colombiani ed alla loro voglia (o necessità) di attaccare. Con un Julián Arredondo che sicuramente andrà a caccia di punti Gpm, Quintana potrebbe facilmente accodarsi, e così Urán. Che però dovrebbe essere staccato dal campesino, e qu entriamo nel fantaciclismo. La maglia rosa ha un'Omega Pharma-Quick Step fortissima a sua disposizione, è gasato dopo la bella prova di ieri, s'è caricato sulle spalle il sogno di un intero popolo. Non può deludere, e come lui Quintana.
C'è da dire che Urán, da Belfast ad oggi, non ha sbagliato un colpo che sia uno: rimasto in piedi nella prima settimana piovosissima, ha dimostrato - ma diciamo pure confermato - di essere un vero e proprio all-rounder, uno che va bene dappertutto. Ha corso benissimo i primi due terzi di Giro, nella crono ha dato una discreta mazzata, non soltanto psicologica, a tutti i rivali.
È l'uomo da battere? Probabilmente sì. Il problema è: chi lo schioda, il buon Rigoberto, dal gradino più alto del podio? Non lo sapremo certo domani, ma si capirà chi potrà mettere in difficoltà la maglia rosa e chi dovrà ripiegare su altri obiettivi. Iniziano le montagne: anche se non sono russe si ballerà, e parecchio.