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Giro d'Italia 2014: Ulissi, la sveglia la suona Urán - Italia protagonista, belle prove di Brambilla, Pozzovivo e Aru

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Diego Ulissi, protagonista di una cronometro eccellente © Bettiniphoto

È stato intorno alle 16.30 di un normale giovedì preelettorale che da qualche casa di ciclomani hanno iniziato ad essere digitate sui telefoni quelle tre cifre nefaste se messe insieme, 1-1-8. Il numero dei coccoloni concentrati in pochissimi minuti è stato infatti superiore a quanto solitamente ci si può attendere da una normale tappa del Giro d'Italia. Cosa era accaduto di tanto imprevedibile da intasare i centralini dei pronto soccorsi?

Orfani - sportivamente parlando - di un Adriano Malori che ha avuto la sfortuna nera di cadere proprio alla vigilia della crono della corsa rosa, sulla quale aveva puntato un bel doblone d'oro, e in cui invece si è dovuto rassegnare a fare la comparsa, gli appassionati italiani erano pronti a commentare la grande prova attesa dalla maglia rosa Evans, la sua lotta contro un nugolo di agguerriti avversari provenienti da tutto il mondo, i secondi che l'uno sarebbe riuscito ad affibbiare all'altro, e così via.

Non passava di certo per la testa di costoro (e di noialtri, çvsd), che tutti questi bei ragionamenti potessero essere coniugati anche in italiano. Forza dell'abitudine, visto che è una vita che noi ci si fa umilmente da parte quando si tratta di andare contro il tempo. Se poi ci salta anche quell'unico cronoman di valore riconosciuto a livello internazionale (il Malori della situazione), è buio completo.

Invece la cronometro dei vini, da Barbaresco a Barolo, era destinata a sorprenderci. Per il disegno, molto vario e aperto a diversi ribaltamenti di fronte; per la pioggia che ha bagnato il percorso influenzando la prova di diversi corridiri; e per la giornata di grazia vissuta dai rappresentanti dei nostri colori. Già Stefano Pirazzi, partito molto prima rispetto ai big della classifica, è stato autore di una prova non disprezzabile; e dopo di lui abbiamo visto cose egregie da Dario Cataldo. Ma non avremmo pensato di palpitare per tutto il pomeriggio per Diego Ulissi, che è balzato subito in testa al primo intertempo (dopo 12.6 km, in cima al Gpm di Boscasso): 21'40" per il toscano contro il 22'03" di De Gendt, che fin lì era al comando.

Ulissi ha poi confermato la sua giornata eccezionale fissando il miglior tempo al secondo rilevamento (nonostante in quella fase ci sia stata una discesa presa con le pinze), e poi andando a sedersi sul trono del primo provvisorio dopo aver tagliato il traguardo. 58'51" il tempo del corridore della Lampre, autore anche di un simpatico inseguimento e controinseguimento col compagno Cunego, partito un minuto prima di lui, superato in salita, ripassato avanti in discesa, risuperato quando la strada s'è messa in piano.

È quindi con Ulissi al comando della crono che siamo arrivati all'orario dei coccoloni, intorno alle 16.30. Con la salita subito in partenza era prevedibile che gli scalatori potessero difendersi bene nel tratto iniziale. Ma che Fabio Aru, grande promessa del nostro ciclismo, fosse in grado di far meglio di Ulissi e di installarsi lui al primo posto dopo il primo intermedio, non l'avremmo immaginato. 21'39" il tempo del sardo ai 12.6 km, 1" meglio di Ulissi, 19" meglio di Quintana, 30" meglio di Kelderman, addirittura 52" meglio di un ex vincitore del Giro come Hesjedal.

Già scombussolati dalla sorpresa targata Aru, siamo stati poi investiti in pieno dal passaggio di Domenico Pozzovivo al medesimo intertempo: con 21'13" il lucano faceva molto meglio di tutti (se 45" presi a Quintana in salita vi sembran pochi...), e meglio pure dei tre che gareggiavano dopo di lui: Majka è passato in 21'53", Urán in 21'28", un deludente Evans addirittura in 22'06".

Roba da non crederci, e sì che eravamo stati testimoni - pochi mesi fa - di una prestazione monstre di Pozzovivo alla Vuelta (una crono chiusa al terzo posto alle spalle di Martin e Cancellara...) e delle relative ironie, scatenate dall'apparente illogicità di quel risultato. E invece Domenico, che di base non è mai stato il peggior cronoman sulla piazza (pur non esprimendosi mai ai livelli dei più forti, data la sua conformazione fisica), è migliorato molto nell'esercizio, ha una migliore capacità di tenere la posizione, e soprattutto di fare la differenza se il percorso prevede una salita. Anzi, storicamente sull'atleta di Montalbano Jonico s'è consumato un equivoco che lo vorrebbe - per quel suo essere così scricciolo - a proprio agio sulle pendenze più estreme, quando invece è ormai chiaro che sappia andare ancora meglio su salite più da rapporto. Come quelle che si possono trovare in una crono, ad esempio.

In quegli stessi momenti dei passaggi show di Aru e Pozzovivo, ammiravamo poi il gran finale di tappa di Gianluca Brambilla, capace di venir fuori alla distanza fino a fissare un eccelso 59'27", che a lungo gli è valso il secondo posto provvisorio, e che alla fine è stato comunque sufficiente per portare a casa un quinto posto.

La sbornia delle 16.30 è stata comunque presto ridimensionata. Superato il tratto più favorevole ai nostri, è emerso un Urán magistrale, che già al secondo intertempo ha messo in chiaro le cose su chi avrebbe vinto la crono: il colombiano ha percorso il tratto tra il km 12.6 e il km 26.3 in 13'44", contro i 13'59" di Ulissi, i 14'49" di Aru e i 15'06" di Pozzovivo. Ma se questi ultimi due hanno da lì in poi badato solo a difendersi, con Ulissi poteva esserci una parvenza di lotta fino alla fine.

Se non fosse che poi Rigoberto ha volato gli ultimi 15 chilometri e spiccioli in 22'22", Diego ci aveva messo invece 23'12". Il totale è stato - come tutti sanno - ampiamente favorevole alla nuova maglia rosa, con il livornese che, guardando i monitor sui quali veniva trasmessa la diretta tv, già diversi chilometri prima della fine della prova dell'avversario faceva le tipiche facce di chi non ci crede più. Ma se il sogno di Diego è sfumato quasi in dirittura d'arrivo, questa giornata ci lascia comunque un ordine d'arrivo in cui troviamo per l'appunto Ulissi al secondo posto a 1'17" dal vincitore, Brambilla al quinto a 1'53", Pozzovivo al nono a 2'09", Cataldo all'undicesimo a 2'23", Aru al sedicesimo a 2'55". Insomma, un risultato di tutto rispetto, soprattutto se raffrontato alle non esaltanti attese che c'erano alla vigilia.

In classifica generale il discorso cambia. La situazione oggi sembra improvvisamente delineata in maniera chiara in favore del colombiano della Omega Pharma; i primi italiani in graduatoria sono proprio Pozzovivo e Aru, 2'32" il ritardo del lucano (quarto), 3'37" quello del sardo (settimo). È su di loro che i tifosi potranno concentrare le proprie aspettative, sperando che sulle tante salite della seconda metà di Giro sappiano trovare la chiave per mettere in difficoltà quelli che li precedono in classifica.

Più indietro c'è Basso (11esimo a 5'09"), ma il varesino farà comunque corsa di conserva fino a Trieste, contando di rimontare comunque qualche posizione grazie al suo fondo; al 13esimo posto c'è Brambilla (a 5'57"), ma per lui il destino è già scritto: lavorare, e tanto, per il capitano Urán; 14esimo è Ulissi, il quale maledice i minuti persi ieri a Savona (anche a causa di una caduta che l'ha lasciato ammaccato), senza i quali sarebbe ora in zona podio.

In top 20 ci sono anche Matteo Rabottini al 15esimo posto (l'abruzzese è stato 18esimo oggi a 3'09") e Damiano Cunego al 20esimo (17esimo posto a 3'04" a Barolo per il corridore della Lampre), ma da loro ci si aspetta più che altro una presenza incisiva in qualche fuga nelle tappe più importanti. In tal senso, Rabottini fece vedere di che pasta è fatto andando a cogliere una memorabile vittoria a Pian de' Resinelli due anni fa; e Cunego quasi ci riuscì nella frazione dello Stelvio, sempre al Giro 2012. Una giornata di gloria di quel tipo, per i due, rappresenterebbe un bilancio in attivo riguardo alla partecipazione alla corsa rosa; e il fatto che in classifica non siano vicinissimi alla vetta (6'48" il ritardo di Matteo, 8'42" quello di Damiano) dà loro anche la libertà di poterci provare. In fondo, come abbiamo visto oggi, non c'è nulla di scontato. Men che meno in questo Giro che appare ancora aperto a qualsiasi soluzione e sorpresa.

Marco Grassi

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