Giro d'Italia 2014: Diavolo rosso d'un Bouhanni! - Il francese è imbattibile. Giacomo Nizzolo di nuovo 2°
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È l'uomo del momento, è l'uomo mercato. Nacer Bouhanni, con la sua terza vittoria al Giro, dimostra che è lui il più forte, una volta andato a casa Kittel. Bouhanni è astuto, veloce, potente, scaltro. Sa chi seguire, dove posizionarsi, come colpire. E gli riesce bene sia che si corra su una lastra di ghiaccio (Bari) che in condizioni ordinarie. Lui la ruota la mette davanti a tutti. Con quella di Salsomaggiore Terme arriva otto vittorie stagionali. Una più di Arnaud Démare, come lui alla FDJ.fr.
Dice: ma che c'entra Démare, che al Giro nemmeno corre. E invece è come se ci fosse, un po'. Perché se Bouhanni, praticamente con certezza, è alla sua ultima stagione alla FDJ.fr, un po' è anche "a causa" di Démare. Secondo Bouhanni, Arnaud sarebbe il cocco di Madiot, quello che nella classiche viene privilegiato. È quello, Démare, che sostiene apertamente che non se ne parla, di gareggiare insieme a Bouhanni. Il pugile risponde per le rime: «Io andrei al Tour e tirerei le volate a Démare, ma lui non farebbe altrettanto con me, e ciò mi stupisce. Inoltre vorrei correre le classiche, entrare nel gruppo di Démare, Offredo, Delage».
Valuterà se restare in questa squadra che a marzo lo escluse dalla Sanremo, il suo obiettivo d'inizio stagione, per dirottarlo al GP de Cholet. Serve dire chi corse la Classicissima al posto di Bouhanni? No di certo. Nacer risponde a parole e sulla strada, cogliendo la terza vittoria della carriera in un GT (contro nessuna di Démare).
A Salsomaggiore Terme era stato quasi uccellato da Giacomo Nizzolo, milanese della Trek che cerca ancora la prima vittoria di peso, dopo tanti piazzamenti. E il piazzamento di oggi, per Nizzolo, è il quinto nei dieci in questa corsa. Bouhanni lo lascia partire, lo tiene a portata di sprint, lo scavalca. Primo e secondo, come a Bari e Foligno. La tappa è il classico piattone di 173 km, un dentello alla fine, la salita di Bagni di Tabiano, la volata già decisa.
Vanno via in due, Andrea Fedi (Neri-Alé) e Marco Bandiera (Androni-Venezuela), rispettivamente due e tre fughe all'attivo da Belfast a qui. Vantaggio massimo di 8'50" dopo poche decine di chilometri, poi il plotone si rifà sotto: se dev'essere volata, occhio a chi va via. I due verranno ripresi ai -9, con la SKy a fare il ritmo. Bandiera consolida il primato nei traguardi volanti. La Sky in testa, dicevamo: il motivo è semplice. Fare una bella selezione sulle dolci rampe di Bagni di Tabiano, favorendo Boasson Hagen e Ben Swift, facendo staccare più velocisti possibile.
In effetti il gruppo scollina spezzettato in due tronconi, con i due uomini Sky (e non solo loro) nel primo drappello. Si ritornerà prima dei -3 ad avere un gruppo compatto, pur con diversi uomini staccati in salita (tra questi Scarponi, Pirazzi, Arredondo, Rogers, Bongiorno, Canola, Zardini, Hoogerland, Moreno, Bak). Quiando la volata è pronta per essere servita, il patatrac. Tyler Farrar tocca la ruota di Roberto Ferrari, cade e viene travolto da tutti coloro i quali lo seguivano, da Elia Viviani, in lacrime e febbricitante dopo l'arrivo, in giù.
Una mossa, quella di Farrar, che ci può stare una, due, tre volte, se fai il velocista di mestiere. Alla quarta, inevitabile cadere, prendendo questi impercettibili eppure grandissimi rischi. Già a Foligno aveva rischiato, toccando Viviani e Petacchi (il quale saggiamente, dall'alto dei suoi 40 anni, si rialzò), e gli andò bene. Oggi non è andata nello stesso modo, ed i vaffa giunti dai caduti all'indirizzo dello statunitense amante del rischio non devono essere stati pochi.
Quelli che restano davanti a giocarsi lo sprint si contano sulle dita di una mano. Nizzolo è tra loro, vede l'opportunità lì, a portata di volata, e ci prova. Anticipa ma Bouhanni non si fa beccare in castagna. Scavalca e batte per la terza volta il milanese della Trek, che non può far altro che prendere atto: lo sprinter più forte del Giro veste la maglia rossa della classifica a punti e si chiama Nacer Bouhanni.
Terza piazza per l'ex maglia rosa Michael Matthews, seguito dal sempre presente Roberto Ferrari. Quinta piazza per la bella sorpresa Enrico Battaglin, quindi Vladimir Gusev, Albert Timmer, Ben Swift, Cadel Evans (per non sbagliare, ha fatto anche la volata) e Mauro Finetto.
Graduatoria invariata, con Cadel Evans sempre in rosa, Rigoberto Urán a 57", Rafal Majka a 1'10", Domenico Pozzovivo a 1'20", Steve Morabito a 1'31", Fabio Aru a 1'39", Diego Ulissi a 1'43", Wilco Kelderman a 1'44", Nairo Quintana a 1'45" e Robert Kiserlovski a 1'49".
Domani frazione lunga ma da fughe: 249 km da Collecchio a Savona. La salita di Naso di Gatto nel finale potrebbe creare più di un danno sia nel gruppetto di fuggitivi che tra i big. Chi oserà cercare l'azione, un giorno prima della crono di Barolo?