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Giro d'Italia 2014: Ar-u lonesome tonight? - Niente paura, Fabio. Con te c'è Scarponi

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Fabio Aru taglia il traguardo di Sestola © Bettiniphoto

Dopo una settimana di Giro, è ancora difficile sbilanciarsi tra pronostici e potenziali favoriti; tra ritiri e incidenti, è ben chiaro chi non può vincere il Giro, non è assolutamente chiaro chi sia il favorito numero uno, anzi diciamo che è meno chiaro che al via da Belfast. Una conferma però l'abbiamo ottenuta, positiva per il nostro movimento: e cioè che Fabio Aru ha la stoffa del capitano, e può essere un grande protagonista per le corse a tappe già da questo Giro, salvo imprevisti.

Dei primi segnali della tenuta di Fabio Aru si erano visti già nella compostezza in gruppo, nell'attenzione dimostrata: nelle varie tappe di montagna finora non ha perso terreno ed ha corso sempre nelle prime posizioni. Soprattutto si è dimostrato pronto a Montecassino nel non farsi ingolfare nel disastro che ha fagocitato il resto della sua squadra. E così, ieri Scarponi alzava bandiera bianca, ed il talento sardo si ritrovava addosso i meritati gradi di capitano. L'attenzione della squadra è stata ampiamente dimostrata dalla foratura sulla salita di Rocchetta Sandri, dove ben 3 uomini son stati richiamati per aiutarlo; ed era Michele Scarponi in primis a fargli da chioccia, suggerendogli di stare a ruota e aiutandolo, per quanto possibile nel suo stato, a risalire. Fabio ha saputo far valere il lavoro dei compagni, mostrandosi pronto alla reazione di Evans sull'attacco di Pozzovivo, ed arrivando davanti a Quintana sull'arrivo.

Sembra niente di che quello fatto da Aru fino ad oggi al Giro, ma se non altro lo distingue nettamente dal resto dei talenti attorno alla generazione '90 (Ulissi escluso) che finora hanno abbastanza deluso. I vari Bongiorno, Zardini, Moser, tanto per citarne alcuni, hanno già un pesante distacco in classifica. In più, ci sono vari elementi che vanno a deporre a vantaggio di Aru:

- Nervi saldi. Sin da dilettante ha dimostrato di non temere di correre da favorito. Ad ogni corsa a tappe alla quale ha partecipato, ha vinto o si è piazzato secondo. Anche nelle dichiarazioni post-tappa dimostra la compostezza e la determinazione di un atleta maturo che non ha paura e non deve giustificarsi.

- Freschezza. Ha cominciato a correre relativamente tardi, a 15 anni, ma soprattutto ha visto la strada soltanto all'ultimo anno da Juniores: quel vecchio volpone di Olivano Locatelli, Ds Palazzago, ne ha compreso le potenzialità osservandolo alle corse fuoristrada e dopo un paio d'anni di "esperienza" lo ha trasformato in uno stradista vincente. E quando uno come Locatelli, forte di anni di studi in medicina sportiva e capace di stimare la freschezza atletica di un atleta semplicemente osservando le sue gambe, si sbilancia così, difficilmente sbaglia.

- Squadra. Aru può contare su una delle squadre migliori presenti al Giro, a maggior ragione dopo la caduta di Scarponi. Quando il marchigiano si riprenderà dalle botte subite, sarà un uomo che potrà essere praticamente sempre al suo fianco, soprattutto sulle salite alpine. Aggiungiamoci un altro talento come Landa, anch'egli con la classifica rovinata da Montecassino, e due tra i migliori gregari in circolazione, Tiralongo e Agnoli: nella prosecuzione di questa corsa Aru non sarà mai solo e Martinelli potrà muovere per lui ben 4 pedine a suo piacimento.

- Fondo. Fabio Aru è alla Seconda esperienza al Giro. La prima, da neoprofessionista, andò bene, drammi intestinali a parte. Ma seppe riprendersi e piazzare un bel quinto posto alle Tre Cime di Lavaredo all'ultimo arrivo in salita. Fabio Aru sembra proprio il classico corridore di fondo, capace di dare il meglio di sé solo nelle corse a tappe.

- Scarsa pressione. Il Giro è stato preparato a puntino ed i pochi giorni di corsa stanno lì a dimostrarlo; nonostante ciò, Aru non soffre certo della pressione che può subire, per esempio, un Ivan Basso, ed ha dalla sua l'ulteriore vantaggio di avere un rivale troppo superiore anche nella lotta per la maglia bianca (ovvero Quintana). L'assenza di obiettivi dichiarati lo ripara anche da possibili critiche per controprestazioni, anche se come abbiamo già detto ha finora dimostrato di non subire più di tanto la tensione.

Riassumendo, questo Giro ha le carte in regola per restituirci un nuovo corridore-riferimento per le corse a tappe; dipenderà da come Aru reagirà alle montagne e alla prova contro il tempo del Barolo, esercizio sul quale i suoi limiti son tutti da scoprire, sebbene non si possa ritenere un passista. Un Fabio Aru nei primi 10 della classifica finale sarebbe un successo; un Aru nei 5 una rivelazione; un Aru sul podio, un sogno. Ma per il momento è meglio tenere i piedi saldi per terra.

Nicola Stufano

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