Giro d'Italia 2014: Tyson-Bouhanni, secondo gancio - Nella volata di Foligno Nacer s'impone nuovamente
- GIRO D'ITALIA 2014
- Bardiani Valvole - CSF Inox 2014
- Colombia 2014
- FDJ.fr 2014
- Garmin - Sharp 2014
- Movistar Team 2014
- Orica - GreenEDGE 2014
- Team Europcar 2014
- Team Giant - Shimano 2014
- Tinkoff - Saxo 2014
- Trek Factory Team 2014
- Björn Thurau
- Elia Viviani
- Enrico Battaglin
- Francisco José Ventoso Alberdi
- Giacomo Nizzolo
- Ivan Rovny
- Luka Mezgec
- Michael Matthews
- Nacer Bouhanni
- Nathan Haas
- Nicola Boem
- Robinson Eduardo Chalapud Gómez
- Uomini
Nicola Boem è uno di quei corridori che non chiedono niente. Fa il suo onesto lavoro di gregario, lavora per i giovani colleghi della Bardiani-CSF e va in fuga. Lo fa spesso, volentieri, in corsette o grandi classiche, non fa differenza. Solo quest'anno, per dire, è andato in avanscoperta (mai da solo) alla Sanremo ed all'Amstel.
I risultati dei capitani non sono arrivati? Non importa, Boem persevera. E così oggi, in una frazione che si prestava bene a fughe da lontano (e che veniva dopo il giorno della macelleria messicana di Montecassino), troviamo anche Nicola Boem davanti.
Con lui Robinson Chalapud (Colombia), Winner Anacona (Lampre), Nathan Haas (Garmin) e Björn Thurau (Europcar). Sono andati via sulle rampe del primo GPM, il Valico di Arcinazzo, ed hanno guadagnato fin quasi nove minuti sul plotone tirato dall'Orica (8'55" il vantaggio massimo al km 61).
Non è la classica fuga che viene ripresa dal gruppo come e quando vuole. No, questi davanti vanno di doppia fila, menano, a partire da Boem, ma senza scordare Haas o Thurau. Anacona e Chalapud sembrano un po' al gancio, tanto che ad ogni accelerazione di uno dei tre compagni sopra citati devono fare i salti mortali (e qui non parliamo di cadute, per una volta) per recuperare. Provano ad arrivare, i fuggitivi, e fino ai 2900 metri gli sforzi di Lotto e BMC non producono granché.
Quando davanti menano, dietro li imitano. Quando davanti si rialzano, convinti di venir travolti in men che non si dica dal plotone (e nemmeno qui si parla di cadute), il gruppo si rilassa. AI -2.9, come detto, l'avventura dei cinque finisce, ed allo stesso tempo Francisco Ventoso (Movistar) finisce a terra. Rimane per un po' immobile, si rialza, porta a termine la gara.
Più avanti sono entrati in azione gli uomini della Giant-Shimano, che perso Kittel all'arrivo in Italia, non hanno ancora potuto far affidamento sulle prestazioni diversamente buone di Luka Mezgec, oggi sì a podio, ma non certo una garanzia. Non facciamo paragoni con Kittel per onestà, e pure un pizzico di pietà.
Tra chi vuole sprintare - udite udite! - c'è anche Alessandro Petacchi. Purtroppo per il corridore più anziano del Giro, Ben Swift, nella concitazione della volata, urta prima Viviani, poi lo stesso Petacchi, che si rialza (tengo famiglia) e mette il britannico in lista nera. La volata è lanciata, Bouhanni parte sulla destra, anche se ammetterà di aver scelto la sinistra come corsia per la volata. Nizzolo e Matthews però lo chiudono, e che problema c'è?
Il ciclista-pugile che ammira Mike Tyson («È vero, è il mio idolo, e mi piace vedere video delle sue vecchie vittorie anche prima delle corse per caricarmi», dichiarerà. Attenzione ai lobi...) parte sulla destra, gli resiste Giacomo Nizzolo, ricco di piazzamenti in questo Giro ma ancora senza la vittoria di peso (questione di giorni?). Resiste ma non rimonta, il milanese della Trek, che chiude ancora secondo, proprio come a Bari, quando a vincere fu nuovamente Bouhanni.
Mezgec è terzo, poi la maglia rosa Matthews, Roberto Ferrari, ottimo 5°, Tyler Farrar, Enrico Battaglin, Boy Van Poppel. Nona posizione per un sorprendente Ivan Rovny, con Elia Viviani decimo. Il veronese di Isola della Scala chiederà scusa alla squadra, e per la volata disputata male, e per la maglia rossa perduta.
«So di aver perso una bella opportunità e me ne rammarico - ammette Elia. La squadra ha fatto un gran lavoro per ricucire la fuga e creare le condizioni dello sprint. Quando siamo entrati nei chilometri finali, abbastanza tecnici, purtroppo non ero nella posizione giusta al momento giusto. Spazio per recuperare posizioni non ce n'era, sono rimasto imbottigliato e praticamente non sono riuscito a fare la volata. È un peccato aver perso la maglia rossa, ma voglio guardare avanti. Il risultato di oggi deve essere solo uno stimolo per fare meglio la prossima volata».
Maglia rossa che passa a Bouhanni, tutt'altro che arrendevole anche di fronte alle salite che attendono i girini. Già, perché la giornata di oggi è stata probabilmente l'ultima in rosa (e bianca, e azzurra) per Michael Matthews. Un campioncino che ci ha fatti divertire, che s'è divertito, ma ora lascia spazio a chi sulle salite va più forte di lui.
Domani infatti le prime salite, appenniniche ma pur sempre salite. Da Foligno all'erta di Montecopiolo, 179 km tutti dedicati a Marco Pantani (la prima delle tre tappe per il Pirata), con tanto di scalata del Carpegna. Il Giro d'italia, quello vero, inizia tra poche ore.