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Giro d'Italia 2014: Nizzolo, manca davvero poco - Il milanese ancora secondo ma vicinissimo a sbloccarsi | Cicloweb

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Giro d'Italia 2014: Nizzolo, manca davvero poco - Il milanese ancora secondo ma vicinissimo a sbloccarsi

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Giacomo Nizzolo vicino anche oggi alla vittoria © Bettiniphoto

Questione di centimetri. Sempre quei dannatissimi centimetri. L'unità di misura che fin troppe volte caratterizza e determina a suo piacimento la carriera di un velocista. É tutto in quel brevissimo istante, in cui l'esitazione risulta fatale e quel briciolo di rischio in più può farti balzare agli onori e, perché no, cambiarti anche un po' la vita.

Un attimo di gloria sognato, inseguito, fortemente desiderato e che sul più bello svanisce: è questa la personalissima storia rosa scritta finora da Giacomo Nizzolo, subito dopo l'ennesima piazza d'onore proprio quando la giornata sembrava finalmente quella giusta per portarlo in trionfo. Invece no, quel diavolo d'un Bouhanni gliel'ha fatta anche oggi, riuscendo a passare dove non tutti avrebbero osato ed approfittando anche di un po' d'inessperienza di Luka Mezgec, lo sloveno che era venuto al Giro per tirarle le volate (a Kittel) e che ora si ritrova a disputarle in prima persona.

Ci ripensa, Giacomo, appena dopo il traguardo. Rimugina su quel rapporto forse troppo duro, sulla poca cattiveria di Mezgec che avrebbe potuto impedire al francese d'infilarsi proprio in quel pertugio e così consentirgli di ottenere la vittoria che ti fa entrare in una nuova dimensione. Ma è un attimo, anche qui, e smaltita la comprensibile delusione lo ritroviamo decisamente più sereno tra gli ospiti del "Processo alla tappa". Secondo a Foligno, così come secondo era stato a Bari ancora una volta dietro a Bouhanni e dove aveva lasciato l'impressione che con i classici 10 metri in più la sua rimonta nei confronti del transalpino avrebbe potuto essere vincente.

Del resto sarebbe difficile non viverla con rammarico nel momento in cui il Giro d'Italia si è ritrovato immediatamente a perdere il naturale dominatore degli sprint, ovvero quel Marcel Kittel che nelle prime due volate si era dimostrato letteralmente inavvicinabile in quanto a potenza espressa. Un Giro a cui l'altro grandissimo degli sprint, vale a dire Mark Cavendish, ha deciso di sua spontanea volontà di non prendere parte per quest'anno, dopo aver dominato la scena dodici mesi fa. Sa bene quindi Nizzolo che in attesa di potersela concretamente giocare con i mostri sacri passa per il riuscire finalmente ad alzare le braccia al cielo ora che entrambi sono fuori dai giochi e che è proprio lui che si sta proponendo come la più valida alternativa a Bouhanni, più di un Elia Viviani che pure Cavendish l'aveva battuto in Turchia non più tardi di un paio di settimane fa e che ha anche nella maglia rossa un obiettivo primario (testimoniato dall'impegno nei traguardi volanti).

Si è arrivati a Foligno partendo da Frosinone, proprio lì dove la parabola ciclistica del milanese stava decisamente per decollare una prima volta: era il Giro 2012, tappa numero nove con partenza da San Giorgio del Sannio. Finale scoppiettante, con scatti sulle salitelle conclusive ed un finale complicato. Ultima curva, vanno per terra Cavendish, Pozzato e Goss tra gli altri, un corridore prende la traiettoria ottimale e sembra lanciato verso il successo dal buco causato dalla caduta. Quel ragazzo era proprio Nizzolo, che pedalata dopo pedalata sembrava giunto al giorno tanto atteso. Questione di attimi, anche quella volta, con lo spagnolo Ventoso e Fabio Felline (oggi suo compagno alla Trek) che lo riacciuffano proprio negli ultimi metri e gli lasciano l'amara consolazione del primo podio di tappa alla corsa rosa.

Da allora sono passati due anni e Nizzolo sembra un velocista in continua ascesa, che dà la sensazione di poter essere vicinissimo alla grande affermazione. Del resto tra i dilettanti si era imposto come velocista di tutto rispetto, lui che nacque in una giornata di fine gennaio del 1989 e che iniziò ad andare in bici spinto dalla grande passione familiare. Si è imposto a suon di vittorie, non disdegnando neppure la pista, che gli ha permesso di mettersi al collo un bronzo mondiale nell'Inseguimento a squadre tra gli juniores nel 2007 (c'era anche Elia Viviani, sarà un caso che le nostre migliori speranze dello sprint sono passate praticamente tutte dai velodromi?). La strada al professionismo però era ancora lunga e doveva passare anche da momenti molto dolorosi, come in quel pomeriggio a Mareno di Piave, nel 2008 quando lui, novizio della Filmop di Mirko Rossato, finì brutalmente a terra  rovinandosi letteralmente la faccia, tra denti saltati via e ferite da suturare con diversi punti.

Perse praticamente tutta la stagione ma non la voglia di lottare e di dimostrare il proprio valore, tanto che in ottobre, mentre tutti gli altri si apprestavano a concludere al meglio, lui celebrava la sua rinascita con tre successi d'autore, battendo tutti i velocisti fin lì in luce in quella stagione (su tutti Jacopo Guarnieri). Era soltanto l'inizio di ciò che si sarebbe visto nelle successive due stagioni, corredate da ben 24 successi equamente distribuiti e piazzamenti d'indubbio valore tra Giochi del Mediterraneo, tappe al GiroBio e campionati europei.

Impossibile che di lui non potesse accorgersi qualche grande team e così fu la Leopard-TREK ad ingaggiarlo nel 2011 e a farlo debuttare tra i grandi. Un primo anno di apprendistato in cui dimostrare di non essere propriamente quel "velocista da circuiti del campanile" ma di saper dire la propria anche quando il gioco si fa veramente duro. Ad accelerare i tempi anche la drammatica e prematura scomparsa di Wouter Weylandt, belga che in quanto a coraggio ed esperienza ancora molto avrebbe avuto da insegnare al milanese, che dopo le prime convincenti prestazioni proprio sul finire del maggio di quell'anno riuscì a cogliere la sua prima vittoria in Baviera (quinta frazione dell'omonimo giro), mettendosi alle spalle nientemeno che John Degenkolb ed Edvald Boasson Hagen.

La fusione tra la Trek e la Radioshack l'ha visto sempre ben inserito nel progetto e nelle successive due stagioni Nizzolo ha cominciato a dimostrare di non essere un velocista puro ma di poter dire la propria anche su terreni più insidiosi: lo dimostrò per la prima volta al Romandia 2012 con un bel secondo posto nel prologo ed un quinto posto con un finale non propriamente adatto agli sprinter, tanto che poi a fine anno saranno quattro i successi in cascina (una tappa e la generale al Giro di Vallonia, una all'Eneco Tour ed una al Tour du Poitou Charentes) mentre al Giro la giornata di Frosinone fu la migliore e fu accompagnata da altre tre top ten.

Ulteriori progressi si sono visti lo scorso anno nella corsa rosa, con un buon quarto posto nella tappa inaugurale di Napoli, contrassegnata da diverse cadute e che lui riuscì a concludere al quarto posto e soprattutto con la piazza d'onore di Cherasco, al termine di una frazione realmente guadagnata dalle ruote veloci, costrette a tenere duro in salita ed in cui soltanto uno dei Mark Cavendish più forti di sempre fu in grado di batterlo (oltre a Napoli ci saranno anche altri due quarti posti per lui). L'ottima condizione acquisita al Giro gli permise di lasciare il segno in due tappe del Lussemburgo mentre il GP di Plouay, altra corsa non esattamente disegnata per velocisti puri, se lo vide sfuggire di poco e solo per uno di quei colpi di classe di Filippo Pozzato che sempre han fatto meditare sul talento troppo incostante del vicentino, capace di battere in volata anche le ruote più veloci.

Ci troviamo pertanto di fronte ad un atleta decisamente maturato nel tempo e che dà veramente l'impressione di potersi sbloccare molto presto, magari già prima della conclusione di questo Giro d'Italia: l'aver accettato il confronto con Kittel già a Belfast (terzo posto finale) e l'essersi trovato a rendere incerti i finali in cui ha finito per prevalere un altro velocista in decisa ascesa come Bouhanni testimoniano che per lui, coadiuvato nella preparazione degli sprint anche da un corridore ultraesperto come Danilo Hondo e da validissimi faticatori come Eugenio Alafaci, il tempo della gloria non sembra essere molto lontano e che in futuro potrebbe consentirgli di vederlo lì concretamente a sprintare anche per un successo nella Milano-Sanremo. A volte è questione di attimi e per Nizzolo quello fuggente potrebbe venir colto prima di quanto ci si possa aspettare. Regalando così una grandissima gioia non solo a se stesso ma anche a tutti i suoi compagni, che in preda all'emozione potrebbero celebrarlo con un sentitissimo "capitano, mio capitano!".

Vivian Ghianni

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