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Giro d'Italia 2014: Molto casino a Montecassino - 53 corridori caduti, forse di più. JRO si ritira. Gioco sporco BMC | Cicloweb

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Giro d'Italia 2014: Molto casino a Montecassino - 53 corridori caduti, forse di più. JRO si ritira. Gioco sporco BMC

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Un Joaquim Rodríguez affranto, escoriato e fratturato all'arrivo di Montecassino © Bettiniphoto

Amador, Arredondo, Aru, Barbin, Basso, Belkov, Boasson Hagen, Bouet, Canola, Cardoso, Castroviejo, Cataldo, Cunego, Dehaes, Deignan, Farrar, Ferrari, Flens, Gasparotto, Geschke, Haas, Henao, Hermans, Hurel, Izagirre, Koch, Kruijswijk, Lancaster, Landa, Longo Borghini, Losada, Ludvigsson, Majka, Malori, Monfort, Moser, Niemiec, Pantano, Pellizotti, Pirazzi, Poljanski, Preidler, Puccio, Quintana, Roche, Rodríguez, Rovny, Sánchez, Scarponi, Serry, Sivtsov, Swift, Tanner, Thurau, Tiralongo, Tjallingii, Torres, Tuft, Tulik, Urán, Van der Sande, Ventoso, Weening e Wyss.

Brajkovic, Caruso, Vicioso e Villella costretti al ritiro.

No, non è l'elenco dei partenti di venerdì da Belfast. Questo è il bollettino delle due, ravvicinatissime cadute che si sono succedute nel breve volgere di poche centinaia di metri al km 247 di gara. Casualmente la stessa distanza che, alla vigilia, avrebbe dovuto rappresentare quella complessiva della tappa odierna. Tuttavia, a causa di una frana avvenuta nel comune salernitano di Polla, il chilometraggio è stato portato a quota 257, rendendo di fatto questa tappa tra Basilicata, Campania e Lazio la più lunga delle tre settimane di gara.

Le fasi che hanno preceduto il primo arrivo della storia davanti all'Abbazia di Montecassino può essere definito, tirando in ballo avvenimenti ben più importanti, come una battaglia chiave per la Campagna d'Italia. La prima caduta, innescata da Tyler Farrar, ha visto fra gli altri la scivolata di Joaquim Rodríguez, con il catalano giunto poi all'arrivo a 7'43" dal vincitore. Una volta tagliato il traguardo il capitano della Katusha è stato accompagnato all'ospedale di Cassino, presso il quale sono state riscontrate allo sfortunato spagnolo la frattura dell'ottava costola sinistra e del pollice sinistro. Si chiude così la prima parte di stagione di Purito, in ampio credito con la fortuna (come se fosse una novità per lui...).

La giornata della formazione russa è stata catastrofica anche per i ritiri di Giampaolo Caruso (frattura del polso e rottura della clavicola per il siciliano, a lungo inerte protagonista suo malgrado di tremende inquadrature) e per Ángel Vicioso (frattura del femore e probabile addio alle corse per il trentasettenne aragonese: l'anno scorso al Giro si ruppe una vertebra, una scapola, tre costole e un dito). Saldo ampiamente negativo anche in casa Astana, con Janez Brajkovic out con la rottura del gomito e botte di una certa entità per Michele Scarponi, arrivato staccato e in dubbio per il prosieguo del Giro. Pesanti colpi anche per la Movistar, con sei caduti su nove, fra cui Nairo Quintana: per il colombiano botte e ferite a gomito e ginocchio, oltre che un forte colpo ad una natica. Sei caduti anche per la Cannondale ma, escludendo il giovane Davide Villella (clavicola ko per lui), nessuna seria conseguenza per gli altri. A quota sette invece per la Sky: tranne Eisel e Sutton tutti giù per terra, con Ben Swift 190° e ultimo al traguardo, a 25'58".

Le immagini più impressionanti viste in diretta, Caruso escluso, riguardano Rick Flens della Belkin e Svein Tuft dell'Orica: i due gregari erano letteralmente abrasi su un lato del corpo, dalla spalla alla caviglia, e, nonostante tutto, hanno concluso la tappa a 25'16". Anche per loro l'allineamento alla partenza di domani è da confermare, così come per altri protagonisti di questa sfortunatissima (meteorologicamente e non) Corsa Rosa.

Tralasciando questa ecatombe e tornando al lato agonistico, il finale è stato caratterizzato dall'azione della BMC. Gli uomini di Piva e Baldato, in testa prima delle cadute, hanno continuato il loro lavoro in testa al gruppo, o meglio, a quel che restava di esso. Infatti il drappello era composto da sole 12 unità, tra cui i rossoneri Cadel Evans, Steve Morabito e Daniel Oss, Luke Durbridge, la maglia rosa Michael Matthews e Ivan Santaromita per l'Orica, Tim Wellens per la Lotto, Matteo Rabottini per la Neri-Alé, Valerio Agnoli per l'Astana e Oscar Gatto per la Cannondale, questi ultimi due poi fatti fermare dalle rispettive ammiraglie. Immediatamente il vantaggio di questi superstiti si è fatto importante e, vuoi per la disorganizzazione del ricostituito gruppo principale vuoi per l'eccezionale lavoro di Morabito, ha continuato ad aumentare sino ai 49" finali.

Il punto dirimente è il seguente: la BMC ha accelerato la propria azione, una volta resasi conto di aver staccato tutti gli uomini di classifica? Probabilmente sì, ma non lo si può affermare con assoluta certezza. Tuttavia appare chiaro che gli ordini per Oss prima e per Morabito poi fossero quelli di darci dentro a tutta nel finale di gara, sfruttando questa maxi caduta per far arrivare il proprio capitano con un bottino cospicuo nel prossimo weekend: ora l'australiano dispone di una dote di 57" su Urán, 1'04" su Majka, 1'30" su Aru, 1'46" su Basso e ben 1'48" su Quintana, per tacere di tutti gli altri ancora più lontani.

Una cosa è invece affermabile senza tema di smentita: oggi la BMC si è resa protagonista di una mancanza di adesione alle regole non scritte della corsa (e più in generale al fair play). L'accidente odierno non era di tipo meccanico (pensiamo a Valverde al Tour 2013 o allo stesso Evans alla Vuelta 2009), fattore casuale che rientra nel campo delle eventualità e che non mina le condizioni atletiche altrui. Questa è stata una caduta massiccia con conseguenze serie viste in poche altre occasioni negli ultimi anni. Basti leggere l'infinita sfilza di nomi riportata in precedenza per capire che si tratta di qualcosa di fuori dall'ordinario.

Il più recente caso di comportamento ambiguo risale alla Parigi-Nizza 2012 quando l'allora capitano dell'Omega Pharma Levi Leipheimer cadde sul Col de Vence (e poi si ripeté assieme a due compagni a causa di un gendarme mal posizionato a bordo strada per segnalare una caduta precedente). La Movistar capitanata da Alejandro Valverde non si fece problemi, anzi; pur essendo "solamente" il 4° della classifica il murciano mise a tirare i gregari in discesa e sino all'arrivo di Nizza, sollevando la Sky del leader Bradley Wiggins da ogni compito.

Tuttavia Valverde ripagò pesantemente quella caduta di stile: nella quarta tappa della Vuelta 2012, la Barakaldo-Estación de Valdezcaray, una caduta a 30 km dalla fine coinvolse il capitano della Movistar che era anche la maglia roja. Ebbene, la Sky si mise prepotentemente a tirare, in accordo com l'Omega Pharma, per ridurre le velleità dell'Embatido, che alla fine di quella tappa perse il primato e, col senno di poi, anche la Vuelta. Curiosità: in quell'occasione ad aiutare a scavare un solco ci fu anche una squadra avulsa alla classifica. Sì, proprio la BMC.

Maliziosamente parlando ricordiamo che nella controversa tappa di Bari Manuel Quinziato, uno dei leader silenziosi del gruppo, fu uno dei più attivi (anche con gesti plateali) nel chiedere la neutralizzazione della corsa. Fossimo in Cadel Evans staremmo molto attenti nelle prossime tappe: un problema meccanico, una foratura, un rifornimento, persino una pausa per espletare le necessità corporali. La fila di squadre pronte a fare la guerra alla BMC sarà di certo lunga e vogliosa di rendere pan per focaccia. Possibilmente con gli interessi.

Alberto Vigonesi

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