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Giro d'Italia 2014: Matthews, una rosea tenacia - Bling si difende alla grande e conserva il primato | Cicloweb

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Giro d'Italia 2014: Matthews, una rosea tenacia - Bling si difende alla grande e conserva il primato

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Michael Matthews è ancora in rosa dopo l'arrivo di Viggiano © Bettiniphoto

Basterebbe già il soprannome per poter guardare con fiducia al futuro e vedere un raggio di sole anche quando il cielo è cupo e dalle minacce di pioggia passa immediatamente ai fatti (come se non fosse già successo in questo Giro): Bling. Traducetelo come meglio credete: scintillante, brillante, luccicante ma quel suono, che onomatopeicamente sembra rimandare anche ad un occhiolino strizzato idealmente agli estimatori, sarà probabilmente sempre il migliore per caratterizzare Michael Matthews.

Bling, l'abbiamo ormai appurato, che rimanda ad una passione per collane, monili anelli, insomma gioielli di ogni sorta. Lui, Michael Matthews, che è già riuscito a diventare in poco tempo gioello d'Australia e del mondo intero e che un diamante iridato ha avuto il privilegio di poterlo incastonare proprio a Geelong, davanti alla sua gente pronta ad acclamarlo ed incensarlo. Tanta strada avrebbe dovuto fare nelle previsioni quel giovanotto, che gli sprint di potenza e resistenza li ha eletti nel tempo come ideale terreno di caccia. Basti pensare che in quel giorno di settembre del 2010 alle sue spalle è finito un certo John Degenkolb, uno che ci ha messo pochissimo ad imporsi nella ribalta internazionale a suon di vittorie pesanti e che ha vissuto la sua ideale esplosione alla Vuelta 2012 facendo strame dei velocisti presenti.

Non la citiamo a caso la corsa a tappe spagnola, perché probabilmente è proprio lì che è nato (o forse rinato) lo scorso anno un nuovo Matthews: la terza grande corsa a tappe in ordine cronologico da un po' di tempo a questa parte appare decisamente sbilanciata verso gli scalatori e lascia veramente pochissime occasioni alle ruote veloci, che per giunta quei pochi sprint devono anche saperseli conquistare. Proprio lì, nel 2013, un Matthews all'esordio assoluto in un grande giro ha cominciato a mostrare davvero di cosa è capace, prendendosi i traguardi di Lago de Sanabria e l'ambitissima Madrid.

Ora, maggio 2014, ritroviamo il 23enne aussie con la sua capigliatura sbarazzina che tanto piacerà a qualche ragazza a guardare tutti dall'alto in basso dopo 5 tappe del Giro d'Italia rivelatesi per nulla banali. Chi ha osservato attentamente le settimane precedenti di gara di Bling però non si sarà senz'altro stupito del trovarlo così in alto e protagonista a questo punto, dal momento che i tempi del rodaggio olandese (nella Rabobank, team che in passato è stato molto attento alla salvaguardia dei giovani talenti) sembrano ormai superati sempre meglio. Anzi: respirare l'aria orange, o forse dovremmo dire prendersi ceffoni di vento in faccia e assaggiare le stilettate spaccagambe sulle cotes ad uno come lui può aver fatto solo che bene e ci hanno regalato un corridore che può avvicinarsi ad una nuova dimensione che potrebbe vederlo protagonista anche sulle Ardenne.

Disputata infatti la Vuelta al Pais Vasco, contanto di vittoria (a Vitoria, of course) di tappa, Michael ha affrontato l'esordio del trittico con piglio diverso, cogliendo un bellissimo secondo posto alla Freccia del Brabante in cui per batterlo ci è voluto il Philippe Gilbert dei giorni migliori. Le indicazioni però erano tangibili ed anche l'Amstel Gold Race, con un Cauberg un po' indigesto ma conclusa comunque in 12esima piazza (unico corridore da sprint di gruppo a riuscirci) poteva già far presupporre che nella prima settimana di Giro d'Italia, con un arrivo come quello di Viggiano specialmente, ci sarebbe stato da fare i conti con lui.

Un Giro che per l'Orica si è aperto splendidamente con la vittoria nella cronometro a squadre, vittoria di collettivo e con Tuft omaggiato del primato. Ma poi sarebbe toccato a lui e questo lo sapeva bene anche il buon Svein che dal giorno successivo è tornato al suo consueto ruolo di "mulo da traino" proprio in favore di Matthews. Kittel intanto cominciava a far la voce grossa, inavvicinabile per chiunque e allora ecco che ci si poteva accontentare comunque di un piazzamento (l'8° posto di Belfast), utile però per conquistare il primato. Se è vero che il bello deve ancora venire, come recita una massima spesso in voga di questi tempi, il giorno successivo nel passaggio verso l'Irlanda e quindi a Dublino, Matthews è stato già costretto a fronteggiare un primo momento critico, con una caduta quando ancora mancavano molti chilometri al traguardo che avrebbe potuto farsi sentire e che sicuramente un po' di tranquillità poteva toglierla. Conservata nuovamente la leadership ecco il trasferimento in Italia ed il secondo momento chiave: la tappa Giovinazzo-Bari. 

Pioggia a tratti sulla breve frazione pugliese, ancor più intensa la pioggia di polemiche e discussioni che sarebbe scaturita, strada facendo, a causa dell'atteggiamento assunto dal plotone. Anche qui Bling è stato chiamato a gestire una situazione non facile che ha chiamato in causa direttamente anche i propri compagni di squadra (emblematico il gesto di Durbridge quando già si era nel circuito barese) ed in cui la diplomazia e la chiarezza di comunicazione diventavano elementi determinanti. Sostenuto il confronto con colleghi decisamente più esperti di lui e giunti all'ideale compromesso, non restava che attendere la volata ed anche in questa situazione è emerso chiaramente quale fosse, in questo momento, l'obiettivo primario di Matthews: la conservazione della maglia rosa. Contro avversari apparsi decisamente più veloci e con le gocce di pioggia che proprio in quel frangente hanno deciso di riversarsi sul plotone, il giovane aussie ha optato per la scelta più saggia, ovvero meglio uno sprint in meno ma un giorno in rosa in più ed ha così raggiunto in tutta tranquillità il traguardo, destreggiandosi qua e là tra corridori ruzzolati nel frattempo sull'asfalto.

La tappa con il primo, insidioso arrivo a Viggiano però costituiva un ulteriore e ancor più probante esame di maturità e possiamo dire che Bling l'ha superato a pieni voti: dapprima si è preso la responsabilità (pressoché ovvia) di controllare la corsa e di fare in modo che il vantaggio di un gruppetto ben assortito di fuggitivi non assumesse proporzioni eccessive ed in questo ancora una volta si è notato un monumentale Svein Tuft che di chilometri in testa al gruppo a tirare se n'è sobbarcati veramente tanti. Poi, quando la Katusha e la Bmc hanno cominciato a fare sul serio, era fondamentale non solo mantenere le ruote del primo gruppo ma anche riuscire a farlo nelle posizioni buone. Anche qui Matthews ha dato prova di grinta e personalità e non si è fatto prendere dal panico neppure quando l'azione di Brambilla ha rischiato, per un attimo, di sparigliare in maniera decisiva le carte. Occorreva soltanto stringere i denti e resistere al forcing che avrebbero prevedibilmente prodotto gli altri team (nella fattispecie la Katusha di Purito Rodriguez).

Non solo Matthews non è apparso mai in difficoltà e sul punto di saltare e giungere così al traguardo riponendo sogni di gloria ma nel finale ha conservato una lucidità invidiabile quando Purito, Arredondo e Boasson Hagen stavano per scavare tra loro ed il resto del gruppo un gap decisivo. A questo punto, pur essendo conscio che uno sforzo avrebbe potuto pregiudicare le proprie possibilità allo sprint, dove sarebbe divenuto il logico favorito, Matthews si è preso la responsabilità di chiudere personalmente il buco con uno sforzo notevole ed alla fine la maglia rosa, pur senza conquistare abbuoni, è stata salvata ancora una volta. Alla fine è sesto Michael, si è visto rosicchiare alcuni secondi da Evans ma da questa giornata è uscito ulteriormente rafforzato nel morale.

Domani resistere sul traguardo di Montecassino dopo ben 247 chilometri che oltre al talento chiamano decisamente in causa anche il fondo sarà una prova alquanto ardua ma a questo punto giocarsela fino alla fine appare un dovere. Inoltre occasioni per tornare di nuovo a lasciare il segno in Italia (ha sfiorato per due volte il successo al Liberazione e la vittoria nel nostro Paese è riuscita così ad ottenerla solo da juniores al momento)  ce ne saranno ancora, basti pensare a Savona o Vittorio Veneto per dirne due. Ma quest'oggi abbiamo capito che Michael Matthews, capace di concludere in top ten anche il Tour de l'Avenir quando a vincerlo era un certo Nairo Quintana, come corridore si farà ulteriormente. E non tarderà molto il giorno in cui salirà ancora sul gradino più alto del podio, scintillante nel sorriso come le sue amate collane.

Vivian Ghianni

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