Giro d'Italia 2014: Kittel, un bang supersonico! - Rimonta da lustrarsi gli occhi. Swift e Viviani devono rassegnarsi
- GIRO D'ITALIA 2014
- Cannondale Pro Cycling Team 2014
- FDJ.fr 2014
- Orica - GreenEDGE 2014
- Team Giant - Shimano 2014
- Team Sky 2014
- Alessandro Petacchi
- Ben Swift
- Daniele Ratto
- Davide Appollonio
- Edvald Boasson Hagen
- Edwin Alcibiades Ávila Vanegas
- Elia Viviani
- Francesco Chicchi
- Giacomo Nizzolo
- Manuel Belletti
- Marcel Kittel
- Michael Matthews
- Nacer Bouhanni
- Nicola Ruffoni
- Oscar Gatto
- Roberto Ferrari
- Tom Veelers
- Tyler Farrar
- Uomini
La prendo davanti, dice. Mette i suoi uomini a tirare, vuole evitare che il susseguirsi di curve e chicane del finale lo metta in difficoltà, vorrebbe stare al sicuro da rischi, scegliere le traiettorie che preferisce, star lì ben pronto per essere lanciato all'ingresso del rettilineo finale. Così, per vincere ovviamente, e per passare un compleanno tranquillo, senza dover fare lavoro doppio come ieri a Belfast.
E invece l'ha dovuto fare triplo e quadruplo, il lavoro, il nostro Marcel Kittel. Ha vinto, sì, quello è certo, se ne sono accorti pure i più distratti, e non era il boato del pubblico quel botto che s'è sentito intorno alle 16.18 ora di Dublino; no, era il muro del suono, abbattuto dalla rimonta del biondazzo di Erfurt, 26 anni (oggi) e non sentirli, 53x12 di rapporto e non sentire manco quello, anzi quasi fonderlo, il cambio, nel bruciante recupero che l'ha condotto alla seconda vittoria in fila in terra irlandese.
Sì, va spiegata nel dettaglio, questa volata, perché a fine anno ce la ritroveremo senz'altro nel computo delle più belle della stagione. Il finale della terza tappa del Giro (partenza ad Armagh, 187 km in totale) era, come accennato, particolarmente tortuoso per le vie di Dublino. In specie, una doppia curva a sinistra poco prima dell'ultimo chilometro (necessaria per attraversare un ponte), e una vera e propria chicane ai 350 metri. "Determinante soprattutto uscire bene da questa ultima svolta ipertecnica", avrebbero detto tutti i ds del mondo. O meglio, tutti meno uno: quello della Giant; il quale avrebbe aggiunto di suo pugno la postilla: "a meno che non sei Marcel Kittel".
La squadra del tedesco, dopo aver contribuito più di altre all'inseguimento della fuga del giorno, aveva conservato il controllo delle operazioni entrando nella capitale irlandese. Ai 5 km la Cannondale del sempre ambizioso Elia Viviani si è imposta alla testa del plotone. Gli uomini di Amadio hanno tenuto bene le posizioni, però ai 4 km il treno Giant li ha affiancati, sicché il gruppo ha proceduto per un paio di chilometri con due teste: a sinistra i Cannondale, a destra i Giant.
Ai -2 è arrivata anche la Sky, a infilarsi a sinistra tra i verdi di Viviani e le transenne; ai 1700 metri ecco inserirsi la FDJ per vie centrali; tutti cercavano di star davanti nell'avvicinamento al famoso ponte sul fiume Liffey; ma ancora una volta è stata la Cannondale (e in particolare Oscar Gatto) ad avere lo spunto migliore e a "guadare" in testa. In quello stesso passaggio, la Giant si è praticamente dispersa, e Kittel ha iniziato a prevedere un turno di straordinari per sé, di lì a poco.
Di fatto, usciti dal ponte, i compagni di Elia erano ancora due: alle spalle di Gatto, Daniele Ratto è stato pronto a subentrare ai 600 metri. Tra lui e Viviani si era però inserito Boasson Hagen, lì presente per curare gli interessi di Ben Swift. E il norvegese della Sky, con mossa da consumato pilota, ha scelto la traiettoria migliore entrando - su linee più interne rispetto ai Cannondale - nella chicane. Ciò gli ha permesso di ritrovarsi in testa all'imbocco del rettilineo finale.
Alle sue spalle, Viviani (Ratto si era sfilato), quindi Swift, Appollonio, Veelers (in teoria al servizio di Kittel, che però era più indietro), il piccolo colombiano Ávila (vincitore della Corsa a punti agli ultimi Mondiali su pista), e Bouhanni, con a ruota Farrar e Nizzolo. Kittel, che era entrato nella chicane più o meno intorno alla decima posizione, sul rettilineo ha iniziato subito a rimontare, affiancando ai 250 metri Bouhanni (e trainandosi a ruota Roberto Ferrari).
Boasson Hagen ha continuato a tutta in testa fino ai 100 metri, quando Viviani e Swift, lanciandosi nello sprint, l'hanno affiancato. Increduli entrambi, in quel momento, di potersi disputare la vittoria senza Kittel tra i piedi; il britannico ha avuto uno spunto migliore del veronese, e il successo, per un momento, se l'è davvero sentito in tasca. Ma a quel punto il citato bang del muro del suono è stato avvertito dai duellanti nonostante l'inevitabile trance agonistica che li pervadeva.
Kittel, rombando, si era lasciato alle spalle Bouhanni ai 200 metri (intanto il francese faceva a testate con Ferrari), e mentre Veelers si sfilava, lui continuava a rimontare, risucchiando Ávila e fiondandosi su Appollonio (che intanto aveva messo nel mirino un ormai sfiatato EBH). Swift e Viviani erano più avanti. In pratica Marcel, nella sua fiammante livrea rossa da leader della classifica a punti, s'è fatto più tempo al vento degli altri due, visto che ha dovuto chiudere il gap su di loro senza più poter sfruttare alcuna scia.
Ai 50 metri sembrava ancora difficile che Kittel potesse davvero acciuffare Elia e Ben. Ai 25 metri ha superato il veronese; ai 10 metri, pure l'uomo di Rotherham. Vittoria sensazionale.
Di quelle che per un attimo ti lasciano a bocca aperta, a chiederti come sia potuto accadere. Poi razionalizzi, ti dici che semplicemente questo marcantonio è il miglior velocista al mondo, attualmente, e che numeri del genere li vedremo ancora, e pure spesso, se tutto va bene. Certo, gli avversari del tedesco vivono chiari di luna non così allegri; e a voler essere puntigliosi, il treno Giant ha ancora molto da imparare: ma per fortuna il meccanismo non è perfetto, perché altrimenti non ci sarebbe proprio storia in giornate come questa.
Alle spalle di Kittel (che comunque ha speso tantissimo per questo successo: prova ne sia la faccia stravolta dopo l'arrivo), bruciato e deluso Swift, mentre Viviani è già quasi più rassegnato. Quarto s'è piazzato Appollonio (in crescita? Così pare), quinto Bouhanni con Boasson Hagen sesto e Ferrari settimo; all'ottavo posto si è inserito Ávila davanti a Nizzolo e Farrar (decimo come ieri), e poco fuori dalla top ten troviamo tre altri italiani che non hanno avuto una giornata semplicissima: Francesco Chicchi, vittima di un problema a uno scarpino a 12 km dalla fine (e già ieri aveva forato ai -17), è rientrato appena in tempo per lanciarsi in uno sprint che l'ha visto alla fine 11esimo; più pulp la vicenda di Manuel Belletti, caduto a poco più di 100 km dal traguardo e costretto - dolorante e conseguentemente medicato - a inseguire il gruppo per mezza giornata, prima di chiudere 12esimo; e citiamo anche Nicola Ruffoni, che ha forato ai -12 ma è stato lesto a cambiar ruota e a riprendere la scia del plotone (14esimo posto per lui).
Domani Kittel potrà lasciar raffreddare le sue pedivelle roventi, visto che la carovana rosa si riposerà, o meglio si trasferirà armi e bagagli verso l'Italia, la Puglia, Bari (martedì la quarta tappa - partenza a Giovinazzo, 112 km di lunghezza - chiamerà ancora all'opera i velocisti). Michael Matthews, nonostante sia caduto anch'egli oggi, ha salvato la maglia rosa e vedrà di difenderla pure dopodomani: ne ha tutte le possibilità, considerato che il più vicino a lui - Petacchi, secondo a 8" - difficilmente riuscirà a vincere e conquistare così un abbuono di 10" che significherebbe maglia rosa (certo, se l'australiano dovesse perdere contatto dal gruppo, hai visto mai che AleJet non si ritrovi pronto ad approfittarne: buon per lui che oggi quasi tutti tra quei pochi che lo precedevano nella generale hanno preso un buco all'arrivo rimettendoci 11"...).
La graduatoria a punti, quella che più da vicino interessa invece la categoria degli sprinter, vede Kittel ancor più primo (con 100 punti), davanti a Swift (69), Viviani (68), Bouhanni (65), Ferrari (56), Nizzolo (50) e Appollonio (44). Hanno voglia, gli altri, di fare la volata al traguardo volante per incamerare qualche punticino (è il caso di Viviani, che oggi ha regolato il gruppo conquistando il sesto posto allo sprint intermedio di Dundalk): per il momento non c'è storia; il gigante biondo è - semplicemente - inavvicinabile.