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Giro del Trentino 2014: Landa e Meintjes giovani d'assalto - Pellizotti terzo sul Bondone. Classifica a Evans su Pozzovivo

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Mikel Landa, vincitore sul Monte Bondone © BettiniphotoL'arrivo mitico, il sole, i luogotenenti, le nuove leve, la sicura difesa di Cadel Evans, i pochi attacchi dei suoi avversari, il gran finale del Giro del Trentino 2014 sul Monte Bondone. Ha vinto un nome che non ti saresti magari aspettato, quel Mikel Landa che non si è limitato a fare da gregario per l'Astana, ma ha avuto via libera nel finale per andare a cercare la sua meritata fetta di gloria; e ha vinto un po' pure Louis Meintjes, giovanotto sudafricano i cui natali non sconvolgono più un ciclismo che ha già visto un (mezzo) kenyano vincere una cosetta come il Tour de France, ma la cui bravura in salita fa pensare che il continente africano abbia appena aperto - con Froome - un elenco di vincenti destinato ad essere lungo.

E ovviamente ha vinto su tutta la linea Cadel Evans, che ha respinto con autorevolezza i tentativi (non troppi, a dire la verità) dei suoi rivali di classifica lungo i 19 km di ascesa al Bondone, e che ha così portato a casa una bella vittoria nella generale del Giro del Trentino, a due settimane esatte da un Giro d'Italia che lo chiamerà ad altri miracoli atletico-anagrafici.

Chi esce sconfitto, o quantomeno relegato al ruolo di attore non protagonista, è il ciclismo italiano, oggi: con Franco Pellizotti bravo terzo al traguardo, e con Domenico Pozzovivo che non è riuscito a mettere in difficoltà Evans e si accontenta della piazza d'onore in classifica, va anche detto che quei giovani che aspettavamo con particolare palpitazione (su tutti Fabio Aru, ma in subordine anche Manuel Bongiorno e quell'Edoardo Zardini che abbiamo imparato a conoscere l'altro giorno a Brentonico) sono andati un pelino al di sotto delle attese, ognuno in rapporto agli obiettivi che gli riconoscevamo stamattina.

La quarta e ultima tappa della corsa trentina è partita da Val Daone con una fuga talmente male assortita da essere scoppiata subito: Alex Dowsett, Leonardo Duque e Diego Rosa si sono mossi al km 17, ma già sulla prima salita, il Passo Campo Carlo Magno, i due "ospiti", uno famoso per le sue crono, l'altro per qualche volate, si sono ovviamente staccati dal buon Rosa, il quale ha dovuto proseguire da solo, con un minutino di vantaggio sul gruppo, finché da dietro non si sono portati su di lui altri 11 uomini, scattati dopo la discesa del Campo Carlo Magno (intorno al km 60) e andati a formare col corridore dell'Androni un'azione ben più nutrita e credibile.

Gli undici erano José Serpa, Adriano Malori, Gianfranco Zilioli, Emanuele Sella, Moreno Moser, Philip Deignan, Angelo Pagani, Marek Rutkiewicz, Jacques Janse Van Rensburg, Yonathan Monsalve e ancora Duque, terribilmente attratto dai traguardi volanti (dei quali guidava la classifica e l'avrebbe guidata fino alla fine). Da citare la presenza di Moser, che si è tolto la soddisfazione di passare nel gruppo di testa dalla sua Palù di Giovo (Gpm a poco meno di 40 km dalla fine), nell'ambito di un'azione utile per affinare la condizione in vista dell'esordio al Giro d'Italia.

Il gruppo, tirato agevolmente dalla BMC e poi pure dalla AG2R (ovvero dalle squadre del primo e del secondo della classifica), non ha mai lasciato grande margine alla fuga, appena 3'30" di vantaggio massimo, toccati al km 105 (a 70 dalla fine), e ha fatto le cose in modo da piombare sugli attaccanti proprio ai piedi del Bondone: è stata l'Astana a finalizzare l'inseguimento, annullando la fuga a poco meno di 20 km dal traguardo. Sella - coadiuvato da Songezo Jim, che l'ha raggiunto in avanscoperta rispetto al plotone - ha resistito un chilometro in più rispetto agli altri 11, ma all'approccio della scalata conclusiva ci si è presentati tutti raggruppati.

Il ritmo imposto dal team kazako ha fatto male a molti, in gruppo, tanto che dopo 5 km di scalata non erano rimasti davanti più di 30 pedalatori. A 13 km dalla fine, Zardini ha pagato le trenate di Scarponi e Tiralongo (quest'ultimo si è poi fatto da parte ai -11), e ai -10 un ennesimo colpo l'ha assestato Pozzovivo, scattato con Duarte, Evans e il sorprendente Louis Meintjes, il sudafricano cui accennavamo in apertura, il quale si era presentato al via della tappa pronto a difendere una 13esima posizione in classifica, già di per sé lusinghiera, e magari a migliorarla.

Tra gli altri big, Wiggins (sempre presente) ha fatto la sua razione di tirate, mentre tra gli Astana è toccato ad Aru lavorare. Ai 9 km l'azione di Pozzovivo e soci è stata annullata, e il drappello di testa a quel punto contava tre uomini Astana (Scarponi, Aru e Landa), due BMC (Evans e il preziosissimo Morabito), due MTN (Meintjes e un Pardilla al gancio), e poi, ognun per sé, Niemiec, Wiggins, Pellizotti, Bongiorno, Duarte, Rabottini, Machado e Marcos García.

A 6 km dalla vetta, l'equilibrio che si era ricomposto alle spalle di Morabito (che ha tirato a lungo per Evans) è stato rotto da uno scatto di Pellizotti, annullato da una trenata di Landa; ai 5 km è allora partito Meintjes, e stavolta Pellizotti ha atteso un attimo di troppo, mettendosi in caccia subito dopo in compagnia di Landa: evidentemente erano loro tre i più brillanti della giornata, visto che gli altri, da lì alla fine, hanno solo visto espandersi il distacco rispetto agli attaccanti.

Del resto Evans non aveva alcuna necessità di attaccare, gli bastava controllare la situazione tenendo un ritmo abbastanza buono per impedire a Pozzovivo (l'unico che realmente Cadel marcasse oggi) di scattargli in faccia. Detto fatto, l'australiano, disinteressato alla lotta per il successo di giornata, ha tirato il gruppetto da bravo capoclassifica, rispondendo a tono anche a un ultimo tentativo di Pozzovivo nel finale, e chiudendo senza patemi la sua avventura trentina di quest'anno.

Ma avevamo lasciato i primi tre ai 5 km; ai 3 km Meintjes era ancora solo al comando, con 10" su Landa che nel frattempo aveva staccato Pellizotti; ai 2 km lo spagnolo ha chiuso il piccolo gap che lo separava dal 22enne (sì, 22enne!) della MTN, e poco prima del triangolo rosso dell'ultimo chilometro ha aperto il gas, partendo in contropiede e risultando imprendibile per il pur bravo avversario. Non che Landa sia troppo più anziano di Meintjes, la sua carta d'identità, alla voce "età", recita "24 anni", e in una carriera fin qui spesa interamente nella patria arancione della Euskaltel (e della giovanile Orbea prima), aveva già lanciato lampi di classe, in salita e soprattutto nella prediletta Vuelta a Burgos (nella quale colse un bel successo, l'unico fin qui da professionista, nel 2011, tappa di Lagunas de Neila). Al Giro gli toccherà lavorare per Scarponi e forse anche per Aru, ma ciò non gli impedirà di mettere esperienza in cascina in vista di un futuro da capitano nei GT: ipotesi che al momento non possiamo più che mai escludere.

Al traguardo Landa ha preceduto di 10" Meintjes, di 35" Pellizotti, e di 41" un terzetto con Niemiec, Evans e Duarte; Pozzovivo è arrivato a 46" con Scarponi, e la top ten è stata chiusa da Machado e Aru a 49"; Wiggins ha chiuso con un onorevole 11esimo posto a 1'04" dal vincitore, ed è da sottolineare l'impegno con cui il Baronetto ha interpretato questo Giro del Trentino: peccato che i suoi sforzi di questi giorni lascino l'impressione di essere stati un po' fini a se stessi: Bradley ha lavorato come un gregario ma senza avere in realtà un capitano, e non ha quindi messo a frutto per sé questo lavoro; di più, tutto ciò non gli serve nemmeno per fare una buona gamba in vista del Giro, dato che lui alla corsa rosa non parteciperà.

Chi ci parteciperà invece, come più volte ricordato, sarà il vincitore della gara trentina: Evans chiude con 50" su Pozzovivo, 1'01" su Niemiec e Duarte, 1'06" su Meintjes (risalito fino alla quinta posizione: notevolissimo), 1'07" sul regolare Machado, 1'09" su Aru (non diciamo che ha deluso, visto che l'appuntamento importante per lui inizia tra due settimane, anche se forse avremmo sperato in qualcosina di meglio), 1'11" su Scarponi (che pare stia carburando bene), 1'26" su Pellizotti, 1'32" su Landa.

In sede di bilancio, non possiamo che elogiare la corsa trentina, una delle gare meglio organizzate (e supportate anche a livello di comunicazione) del panorama italiano. Peccato solo per la non tantissima gente presente oggi sul Bondone (sì, c'era qualcuno, ma giusto nelle centinaia di metri finali): lo scenario, con tanto di panoramiche distese di neve, meritava maggiore passione (partecipazione) da parte del pubblico ciclofilo, tantopiù in un giorno festivo e pieno di sole. Sarà per l'anno prossimo?

Marco Grassi

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