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Freccia Vallone WE 2014: Ferrand-Prévot, la Treccia Vallone - Gran vittoria a Huy su Armitstead e Longo Borghini

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Grande vittoria alla Freccia Vallone per Pauline Ferrand-Prévot © uci.chPer dire il soggettino. Se a 17 anni arrivi tre volte seconda ai Mondiali su strada, puoi aver vinto tutte le medaglie che vuoi in MTB o nel ciclocross, ma inizi a pensare di aver sbagliato mestiere. E sì che te lo dicono: sei tu l'erede di Marianne Vos. Una mezza calzetta non lo devi essere. Poi Pauline Ferrand-Prévot vince l'iride ad Offida, e non sa che il bello deve ancora venire.

Siamo nell'agosto 2010, a marzo 2011 l'appena 19enne Ferrand-Prévot arriva a Cittiglio: prima da Élite, prima di Coppa. Timida, sfuggente, concentrata. Soprattutto concentrata, tant'è che arriva nona. Marianne Vos non c'è, ma segue con attenzione la francesina. E quando le due s'incontrano alla Freccia Vallone, la quarta vinta da Marianne Vos, Pauline Ferrand-Prévot chiude 7a. Però, questa francesina... Marianne Vos, che è tutt'altro che stupida, capisce che questa diventerà una forte. C'è un detto: se non puoi sconfiggere il nemico, fattelo amico. Applicato allo sport è ciò che porta Marianne a prendere un caffè (olandese? Francese? Quasi sicuramente orrendo) con Pauline. Dal prossimo anno ti va di correre con la Rabobank? Le va, a Pauline, inizia l'avventura.

C'è chi dice, in gruppo, che coloro le quali corrono con Marianne Vos, anche se forti, a volte fortissime, vengono livellate dalla capitanissima. Verso il basso, si capisce. Guardando Pauline nelle stagioni 2012 e 2013, è chiaro, lampante, che il lavoro svolto è di puro gregariato, sempre o quasi.

In due stagioni vince altrettanti Campionati nazionali a crono (e basta), grazie a quel passo che le permette di affermarsi comunque nel ciclocross e nella MTB, VTT, se preferite. Ma di vittorie, vittorie pesanti, su strada, ancora non se ne vedono. E però non si può ignorare il filotto di ottime prestazioni (anche) a Huy: 7a nel 2011, correva per sé, s'è detto. Nel 2012 lavora per la Vos (vincerà Evelyn Stevens) e chiude 11a, l'anno scorso, sacrificandosi - stavolta con successo - per Marianne, ottiene un bel 13° posto.

Continua la multidisciplina, sa che un giorno dovrà scegliere, per ora si diverte. Ma 'sta vittoria? Un po' di pazienza. Il 2014 vede una Vos fuori dai giochi, per scelta, durante i primi mesi della stagione. Si scatenerebbe la Ferrand-Prévot, non fosse che gli olandesi hanno appena acquistato una lavoratrice, e una grande atleta, come Anna Van der Breggen. Olandese alla Rabo Liv, vuoi mettere tra lei ed una francese chi avrà i gradi di capitano...

E invece Pauline parte bene: a Cittiglio veste la maglia di miglior giovane della Coppa del Mondo (e, per inciso, è 5a), al Fiandre chiude 11a. E alla Freccia? Torna la Vos. Tutti a credere che punterà alla sesta vittoria in cima al Mur. Tutti, eccetto chi la conosce. Marianne stessa lo dice apertamente, nella serata pre Freccia: sono alla prima gara del 2014, va bene tutto, ma domani aiuterò le mie compagne. Ah, quindi la Van der Breggen. Sì, non fosse che Anna, oggi, le gambe proprio non riesce a farle girare.

Marianne Vos abbraccia la vincitrice Pauline Ferrand-Prévot © Anton Vos

Lo capisce subito, e allora la Rabo Liv punta sulla bella (forse non lo è?), forte (si può affermare il contrario?) e di treccia munita (perfino nei più fangosi cross di Caracas) Pauline Ferrand-Prévot. Le Rabo Liv attaccano da subito, nei 127 km farciti di 12 côtes che da Huy riportano a Huy. Al primo passaggio sul Mur il gruppo si spezza in tre parti. Sulla Côte de Bellaire va via Audrey Cordon, Hitec Products. Verrà ripresa e seguirà il tentativo di Liesbeth De Vocht, Lotto Belisol. Che vuol dire? Che Elisa Longo Borghini ed Emma Pooley (la britannica è praticamente all'esordio stagionale, anche se ha già gareggiato alla Ronde van Gelderland) stanno molto bene.

Quando mancano circa 20 km al gran finale se ne va Linda Villumsen, della Wiggle Honda. E ciò significa che la danese con passaporto neozelandese e passo da paura vuol provare appunto l'assolo. Si prende un margine di 42", la fa davvero, paura. Ma dietro si lavora per chiudere e viene ripresa a poco più di 200 metri. I complimenti sono una magra consolazione, anche perché lei su quel podio è già salita nel 2012. Viene ripresa, si diceva, perché Evelyn Stevens, profonda conoscitrice di Huy (lei qui batté la Vos proprio nel 2012), lancia un attacco ai 300 metri.

Panico, ma non per Lizzie Armitstead e Pauline Ferrand-Prévot: la britannica che veste la casacca di leader di Coppa chiude, la miglior giovane della challenge sale su per il Mur come se fosse in MTB. Tra le ruote grasse si è abituati ad affrontare certe pendenze, non c'è da stupirsi se nel finale Pauline allunga; Lizzie tiene, ma non abbastanza per vincere. E così, in quattro prove di Coppa, ecco la terza ragazza che esulta per la prima volta nella challenge Uci. È la seconda francese, la Ferrand-Prévot, a domare il Mur de Huy (il precedente risale al 2004, con Sonia Huguet).

Terzo gradino del podio per la nostra Elisa Longo Borghini, molto costante, già lo scorso anno 2a in quella che forse è la sua gara preferita (o tra le più amate): «Ho preso un pochino indietro il Mur e le prime tre sono andate via. Di cattiveria ho ripreso la Stevens negli ultimi 70 metri». Una cattiveria che la fa pestare forte su quei pedali, negli ultimi metri. Risultato: mentre la Stevens arranca, Elisa risale. Non è l'obiettivo più grande ma ha ancora qualche annetto per provare a battere giovani e meno giovani su quel muro.

Quarta piazza per Evelyn Stevens, con Ashleigh Moolman - anche lei come la Longo Borghini dell'Hitec - al 5° posto. Marianne Vos, che era: al rientro; lontana dalle gare da gennaio (e parliamo di cross); in una Coppa del Mondo; al servizio, come gregaria di lusso, della Ferrand-Prévot. Ecco, questa Marianne Vos chiude 6a. Chapeau, ma non meno meritevole di applausi Emma Pooley, 7a a 13". Segue Linda Villumsen, coraggiosa, quindi Claudia Häusler ed Ellen Van Dijk.

Non bene, diciamo pure sul male, Emma Johansson, che a fine gara quasi s'è scusata con le compagne per la prova non all'altezza di una campionessa costante come lei (tutto 'sto dramma per un 11° posto). Dietro alla svedese dell'Orica c'è Anna Van der Breggen ed un'Elena Berlato che ha ritrovato la forma dei giorni migliori in Alé-Cipollini-Galassia. Bene la classe '94 (ancora Rabo Liv) Katarzyna Niewiadoma, 15a, per non parlare di Elena Cecchini. Reduce dalla vittoria al Winston-Salem Cycling Classic Criterium, la friulana dell'Estado de México-Faren chiude al 19° posto. Ora riposo, meritatissimo dopo un'inizio di stagione a tutta per davvero.

Delude un pizzico Rossella Ratto, che ha esordito solo a Cittiglio - fine marzo - e non ha ancora raccolto quanto seminato in inverno. Due anni fa fu 15a, esordio alla Freccia, e prima delle italiane; oggi 28a a 2'40" (va detto che ci ha provato diverse volte, invano). I suoi obiettivi sono più avanti. Alla voce delusioni, oltre alla bielorussa dell'Astana Alena Amialiusik (solo 21a a 59"), mettiamo anche Francesca Cauz (44a a 9'32") e la Campionessa italiana Dalia Muccioli (51a a 9'39"). Da chi fa della leggerezza e della forza in salita la sua arma vincente ci si aspetta di più. Su questo terreno, poi...

La Coppa del Mondo dopo tre prove vede in testa una Lizzie Armitstead in formato Marianne Vos: su quattro gare della challenge una vittoria e tre secondi posti, senza contare che la britannica della Boels-Dolmans, nelle ultime 12 gare disputate è andata a podio 10 volte, due sul gradino più alto. Dall'alto dei suoi 420 punti, comanda sulla Johansson, ad appena 260, quindi Van der Breggen a 238. Longo Borghini quinta. Anna Van der Breggen si consola con il primato tra le scalatrici, mentre Iris Slappendel non la molla più, quella maglia dedicata alla miglior velocista (presa alla Ronde Van Drenthe e soprattutto disegnata da lei). Miglior giovane, ça va sans dire, Pauline Ferrand-Prévot, che con 12 punti tiene a bada la nostra Elena Cecchini (insegue a 10, non lontana quindi).

È una prima parte di stagione all'insegna di Lizzie Armitstead, senza alcun dubbio. Doveva scegliere: velocista o cacciatrice di classiche? Ha optato per la busta giusta. Un po' come Pauline Ferrand-Prévot, gregaria di Marianne Vos fino a ieri, e che si dice ancor più fiduciosa, dopo questa vittoria (ma senza dubbio ripagherà la di nuovo capitana). E stiamo parlando di un talento su tutti i terreni, quasi una predestinata, una che a 17 anni veniva già battezzata come erede di Marianne Vos. Davvero un bel soggettino, questa Ferrand-Prévot.

Francesco Sulas

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