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Amstel Gold Race 2014: Nibali e Gasparotto, l'Astana c'è - Enrico il migliore degli italiani, buona prestazione complessiva del team | Cicloweb

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Amstel Gold Race 2014: Nibali e Gasparotto, l'Astana c'è - Enrico il migliore degli italiani, buona prestazione complessiva del team

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Anche quest'anno Enrico Gasparotto si è ritagliato un ruolo nel finale dell'Amstel Gold Race © Bettiniphoto

Nel giorno in cui Philippe Gilbert torna a vincere nella prova inaugurale (che è anche quella a cui è più affezionato) dell'amato trittico delle Ardenne, le principali aspirazioni di casa nostra erano rivolte con particolare interesse all'Astana e non è certamente difficile immaginare il perché. Proprio nel team kazako infatti milita Enrico Gasparotto, ovvero l'ultimo italiano capace di vincere la classica olandese (anche se l'arrivo era ancora posto in cima al Cauberg) e che da qualche anno aveva mostrato un notevole feeling con le gare ardennesi. In secundis appare persino pleonastico citare Vincenzo Nibali, che proprio quest'oggi riattaccava il numero dietro la schiena dopo il periodo di allenamenti sul Teide e dopo aver testato nei giorni scorsi gli ostici tratti di pavè che animeranno la quinta tappa del prossimo Tour de France, che il 9 luglio porterà i corridori ad Arenberg.

Partiamo proprio dal siciliano per analizzare la convincente prova odierna offerta dai kazaki: è fuor di dubbio che l'Amstel servisse a Nibali per affinare la propria condizione, in quanto in cima ai pensieri dello Squalo dello Stretto non può che esserci la Doyenne, inseguita e sfiorata soprattutto 2 anni fa, quando a dargli il dispiacere fu il suo attuale compagno di squadra Maxim Iglinskiy. Ecco, il concetto di squadra è quello che caratterizza principalmente la prova del siciliano: l'Amstel di Nibali non si è infatti limitata ad un semplice accumulo di chilometri, con qualche allungo sporadico utile magari a far girare la gamba. No, il Nibali visto oggi guarda all'immediato futuro pensando anche al gran supporto che può derivare dal poter contare su quei compagni di squadra che condivisero con lui il podio dell'edizione 2012 della Liegi (Iglinskiy, per l'appunto, e Gasparotto che si classificò terzo) e sa che ciò che viene dato poi può essere restituito in maniera, se possibile, ancora più proficua. 

Così, dopo che si è sviluppata l'interessante azione che ha visto protagonisti tra gli altri Voeckler, Van Avermaet ed il compagno Fuglsang (di lui parleremo a breve), Vincenzo si è prodotto in un allungo ai -25 dalla conclusione, prima del penultimo passaggio sul Cauberg, per tastare un po' il polso del gruppo e successivamente, negli ultimi 15 chilometri, lo si è visto attivo protagonista in testa al plotone, preoccupato di tenere alta l'andatura ma soprattutto di condurre nella posizione ideale Gasparotto all'attacco dell'ultimo Cauberg. Un frangente in cui, con l'adrenalina che saliva sempre più in vista della scalata finale, Nibali ha dato tutto quel che poteva alla causa, dal momento che l'assecondare al meglio le ambizioni di coloro che possono fungere da seconde punte e, in occasione dei grandi giri, da validi gregari, è tutto di guadagnato e dimostra una volta di più la capacità di mostrarsi leader e gestire il proprio gruppo (la prova del siciliano si è poi conclusa con la 52esima piazza a 1'01" da Gilbert, nello stesso drappello in cui era presente anche Damiano Cunego).

D'altronde, è anche difficile immaginare un Nibali anonimo in determinati contesti, lì dove i Contador purtroppo saltano a pie' pari, almeno per questa stagione, l'appuntamento con le Ardenne e i Froome puntano ad una buona prestazione solamente alla Liegi di domenica prossima. Anche in questo il siciliano sa distinguersi in meglio rispetto ad alcuni diretti concorrenti per il prossimo Tour de France e può guardare con assoluta fiducia alla Doyenne di domenica, anche se per tentare nuovamente l'assalto al successo occorrerà un'ottimale scelta di tempo poiché in uno sprint ristretto le possibilità si ridurrebbero notevolmente. 

Nulla però vieta di pensare che questo Nibali possa, con la sua condotta di gara, riuscire ad agevolare le ambizioni di Enrico Gasparotto, cresciuto sensibilmente a livello di prestazioni nella Liegi nelle ultime due stagioni. L'atleta friulano era atteso già quest'oggi ad un'ottima prestazione, nonostante l'avvicinamento all'appuntamento non fosse stato dei più appariscenti (il nono posto di Vitoria ai Paesi Baschi era la miglior prestazione del 2014 per l'ex tricolore prima di quest'oggi) e sul Cauberg era effettivamente messo bene. L'azione preparatoria di Samuel Sánchez e soprattutto l'attacco deciso di Gilbert hanno però decisamente scombinato i piani di Gasparotto, che non è stato in grado di replicare adeguatamente anche al tentativo d'inseguimento di Valverde e Kwiatkowski e si è così dovuto accontentare di un ottavo posto a 10", piazzamento che lo ha comunque reso il migliore degli italiani in gara.

Risultato che non ha potuto non lasciare una punta di rammarico nel friulano, che aveva il compito di finalizzare la buonissima prestazione di squadra, in cui anche lo sloveno Borut Bozic (reduce da Fiandre e Roubaix e buon protagonista delle altre semiclassiche belghe del pavé) si era speso ottimamente per la causa su un percorso assai esigente, venendo poi pubblicamente elogiato dal friulano nelle interviste del dopo-gara. L'aver comunque ritrovato un Gasparotto pimpante è un ulteriore aspetto positivo in vista della Doyenne, dove si ha la sensazione che se non sarà Nibali potrebbe toccare nuovamente a lui il compito di cercare il gran risultato.

Chi dall'Amstel odierna è uscito ugualmente molto bene è senz'altro Jakob Fuglsang, non nuovo a belle prestazioni in terra olandese (nel 2011 sfiorò il podio arrivando 4° sul Cauberg) e che ha rappresentato un importantissimo tassello tattico per il team kazako: entrando infatti nell'azione promossa da Voeckler nei pressi dell'Eyserbosweg (a poco meno di 40 chilometri dal traguardo), in un frangente in cui si sono mossi anche altri atleti pericolosi quali Van Avermaet, Weening e Stybar, l'Astana ha potuto contare su un altro atleta in grado di poter arrivare anche alla finalizzazione in caso di buona riuscita, dal momento che il gruppo (specialmente sotto l'impulso dei Katusha e poi dei Movistar) ha avuto il suo bel da fare per limitare il gap ed evitare quindi che si ripetesse un'azione (composta però da più uomini in questo caso) che portasse ad un epilogo simile a quello dello scorso anno.

A meno di 15 dall'arrivo poi Fuglsang è stato bravo una volta di più nell'incollarsi a ruota di Van Avermaet, intuendo che il belga della BMC, già buon protagonista sul pavé, potesse essere l'uomo da marcare, soprattutto per i possibili risvolti tattici da attuare nel team americano. Guardata a vista una delle seconde punte più pericolose, l'azione ha avuto il pregio di costringere ad una nuova reazione il gruppo (che pure doveva ancora riassorbire i fuggitivi della prima ora Riblon e Van Hecke), sgravando ancora una volta i kazaki da qualsiasi compito d'inseguimento. La gamba del danese appare buona e non è escluso che sulle temibili pendenze del Muro di Huy mercoledì prossimo non possa essere proprio lui ad avere la propria occasione, in attesa di fungere da validissima spalla per la Doyenne.

Prova invece tutta all'insegna della fatica e dell'esperienza per il più giovane tra i kazaki in gara, vale a dire quell'Alexey Lutsenko balzato agli onori delle cronache per il titolo iridato vinto proprio sulle strade olandesi nel 2012 tra gli Under 23 (l'arrivo era a Valkenburg e si scalava anche in quell'occasione il Cauberg) e che quest'oggi si è sciroppato oltre 200 chilometri di avanscoperta, saltellando su e giù per le innumerevoli côtes disseminate sul tracciato e trovando anche la forza per dare qualche trenata in appoggio a Fuglsang nel momento in cui il drappello del danese fagocitava man mano tutti i fuggitivi di giornata. Per lui una giornata di cui fare sicuramente tesoro in prospettiva futura ma anche una valida conferma sul fatto che anche su di lui, senz'altro il talento più atteso per l'avvenire kazako, si può certamente contare. 

Infine non resta che spendere qualche riga anche per Maxim Iglinskiy, spesso giunto nella condizione ottimale in questo tipo di gare e che ha cercato di disimpegnarsi anch'egli in appoggio alla squadra. Il suo lavoro, unito anche all'esperienza già acquisita, può risultare determinante soprattutto nei momenti topici della Doyenne, entrando in azione lì dove magari ottimi passisti come Grivko o Westra potrebbero essersi già spesi generosamente per la causa, infilandosi nella fuga principale o mettendosi in testa al gruppo se le circostanze lo richiederanno. In ogni caso se l'Amstel Gold Race qualche segnale doveva darlo, l'Astana esce assolutamente promossa nonostante sia arrivato solo un piazzamento di rincalzo e per domenica prossima anche il pubblico italiano può nutrire senz'altro ben più di una speranza.

Vivian Ghianni

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