Milano-Sanremo 2014: Nibali cercava gente con le palle - Vincenzo, gli attendisti e i corridori che regala(va)no spettacolo
Se Vincenzo Nibali corre nella squadra voluta, forgiata e portata avanti da Alexandre Vinokourov, istituzione del Kazakistan nel ciclismo, un perché ci dev'essere. Naturalmente la pecunia kazaka non olet - inutile dire che questo è il motivo principale - ma c'è da osservare un'altra cosa: Vino, a suo tempo, è stato un corridore con le palle, e Nibali in lui si rivede, è evidente. L'attaccante ad ogni costo, anche se poi viene ripreso (e la delusione per un secondo posto a Liegi dietro Maxim Iglinsky è pur sempre minore di un ennesimo piazzamento senza essersela giocata fino in fondo): qualcuno paragona Nibali ad un Pirazzi con un nome più importante nel ciclismo internazionale, ma dire questo è altamente ingeneroso nei confronti del messinese (ed al contempo riduce a macchietta-attack il bravo e volenteroso corridore di Fiuggi).
Vincenzo Nibali ieri ci ha provato sulla Cipressa, da solo, ed è rimbalzato ai primi metri del Poggio, imboccato con 12" sul gruppo, pur sapendo che da dietro sarebbero andati a prenderlo facilmente. Alla luce di ciò, Nibali ne uscirebbe come un pazzo scriteriato, senza un minimo di senso tattico, che allunga quando vuole, quando se la sente, salvo poi venir ripreso dal gruppo. È appena più complessa, la questione. Nibali chiarisce subito a fine gara che è venuto alla Sanremo «per fare una buona corsa. Per me era inutile aspettare la volata». Precisamente. Ma dice di più: «Le voci nel gruppo erano sicuramente quelle di fare una Sanremo molto più dura nel finale, visto che non c'erano né le Manie né la nuova salita che doveva essere inserita (la Pompeiana, n.d.r.)».
Le intenzioni, quindi, andavano in quella direzione, ossia indurire al massimo la corsa, staccare i velocisti, giocarsela tra pochi intimi. La pratica, sia per il freddo che per i 294 km da coprire, è stata un'altra cosa. Molto (troppo?) attendismo, selezione da dietro, se la gioca chi resta lucido davanti, come se fosse facile... Il finale è noto, ma Nibali ancora non ci sta ed alle 18.45 twitta: «Ho aspettato per una buona compagnia!! Da solo sapevo che era difficile!! Ma dove sono i corridori con le ○○ di una volta??», aggiustando il tiro dopo otto minuti: «Chiaro che non è una critica!! Ma puro incitamento!!».
La critica costruttiva, o incitamento, sia quel che sia, scuote immediatamente gli smartphone del gruppo. Sonny Colbrelli, quasi scherzando, risponde a Vincenzo che se fosse scattato in pianura, allora sì che l'avrebbe seguito, ma in salita non ne aveva. Il Gerva, alias Luca Paolini, si sente tirato in causa ed in qualche modo si scusa con Nibali, che evidentemente non ce l'ha con lui, ma con chi gli «aveva sussurrato che c'era, ma poi si è tirato indietro. Mai fidarsi». E ancora: «Ai meno 3 dalla Cipressa mi han cercato».
Mentre Scinto ricorda i bei tempi in cui Michele Bartoli scattava e nessuno lo seguiva, consigliando a Nibali una sorta di macchina del tempo («Dovevate correre nella stessa epoca», afferma il Pitone), si fa la conta di chi alla vigilia, a Milano, aveva promesso battaglia nel finale, per isolare i velocisti. E si pensa, per fare tre nomi, a Philippe Gilbert («Spero di trovare alleati per evitare la volata», affermava il vallone della BMC), a Fabian Cancellara, che certo non era interessato allo sprint, ma a seguire Nibali sulla Cipressa nemmeno c'ha pensato (eppure l'ha preso ugualmente in quel posto, parafrasandolo). Lo stesso Sagan poneva un interessante quesito: «Chi vi ha detto che sarà volata?».
Parrebbe appunto lo slovacco della Cannondale quello (tra i tantissimi nel gruppo di testa) che ha cercato Nibali, per un eventuale attacco («Lui mi aveva detto proprio che voleva attaccare sulla Cipressa», dichiarerà Nibali a Gazzetta.it). Non stupisce, visti i precedenti da compagni di squadra, in Liquigas, quando gli attacchi che spiazzavano erano orchestrati spesso da Nibali, finalizzati da Sagan. A tutti mancano le gambe, manca il coraggio (le palle, per essere più espliciti, à la Nibali)?
Forse tutt'e due, tant'è che i presunti attaccanti non seguiranno Nibali ed il nostro, dopo uno scatto più o meno telefonato (non certo l'allungo di chi vuol fare il vuoto), una mezza occhiata veloce a Sagan e De Marchi (come a dire: allora ci siete?), un altro periodo d'attesa sulla Cipressa, per vedere se qualcuno l'avrebbe raggiunto, se ne andrà, conoscendo già il suo destino di risucchiato dal gruppo. Meno male che Vincenzo c'è, altrimenti chi scatterebbe, rendendo la gara decisamente più viva? Ora, senza scomodare Coppi, Bartali o Pantani (che proprio sulla Cipressa uno scatto dei suoi lo fece, nel '99), sarebbe andata diversamente se un Cancellara, un Sagan, un Gilbert, avessero seguito Nibali? Domanda retorica.
Giocando al gioco di Scinto (a proposito: quel «partiamo per correre da protagonisti, come facciamo sempre. Non ci interessa se sarà corsa vera e difficile, vogliamo provarci» detto dal Pitone a Milano era di circostanza?), che Sanremo sarebbe stata se Nibali avesse incrociato sulla sua strada, sul suo destino, il miglior Alberto Contador (che può benissimo essere quello attuale), con scatti cattivi e decisi? O, per tornare all'inizio, il Vinokourov che nel 2005 vinse la Liegi andando in fuga con Jens Voigt - altro corridore con le palle - dopo aver attraversato mezzo Belgio.
Oppure con il Fabian Cancellara formato 2010, quello che inanellò Fiandre e Roubaix partendo da lontano e sfidando Tom Boonen, l'uomo di casa. Che corsa avremmo visto, con quel Claudio Chiappucci che, per restare alla Classicissima, nel '91 attaccò nella discesa bagnata del Turchino e di lì tirò dritto fino alla città dei fiori? O con Bettini, Bartoli, perfino Celestino e Paolini... Gli esempi si sprecano, altro che tatticismi, altro che paura del Poggio, altro che gregari di lusso messi a scortare i capitani, velocisti che s'arrampicano sulle colline liguri.
Al ciclismo (ed agli appassionati) serve, oltre che più fortuna con il meteo (nella fattispecie alla Sanremo), più gente come Vincenzo Nibali - ce ne sono, senza dubbio! - e meno pedalatori calcolatori. Più ciclisti che si rifacciano a Vinokourov, oppure a Bettini. Più ciclisti con le palle, insomma.