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Il personaggio: Matteo cresce step Quick Step - Trentin: «Voglio fare ancora esperienza, poi gli obiettivi personali»

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Matteo Trentin è già diventato una colonna portante dell'Omega Pharma-Quick Step © Bettiniphoto

dal nostro inviato

Avete presente il paese di Bengodi, ovvero il luogo fantastico citato anche nel Decameron di Boccaccio e che nell'immaginario collettivo è divenuto il simbolo del vivere lieto fra tranquillità e meraviglia? Bene, allora non stupitevi affatto se anche nella vita reale, prima o poi, ci si rende conto di poterlo idealmente raggiungere e poter finalmente trovare una giusta dimensione tanto agognata.

Chi sembra aver trovato già la giusta strada per approdare in questo fantomatico paese è indubbiamente Matteo Trentin, pedalandoci su attraverso un'ideale scalata che in pochi anni potrebbe tranquillamente portarlo al vertice del ciclismo italiano. A vederlo, il ventiquattrenne di Borgo Valsugana appare quasi come lo studente spensierato che affronta i primi anni di università, di quelli che sanno divertirsi nel modo giusto ma che poi col susseguirsi delle sessioni d'esame veleggiano tranquillamente verso una laurea col massimo dei voti.

Paragone che non parrebbe poi tanto campato in aria, se è vero che di questi tempi trovarsi all'Omega Pharma-Quick Step è come varcare la soglia di un ateneo, in cui s'imparano lezioni d'impostazione degli sprint di gruppo oppure dove è possibile iscriversi a corsi accelerati di sopravvivenza alle classiche, compreso ovviamente l'inferno del Nord. Che Trentin sia un ragazzo dalle ottime qualità lo si era già potuto constatare attraverso il suo percorso giovanile, fatto di tanto ciclocross (disciplina dove pure avrebbe potuto continuare ad essere uno dei top rider nostrani e che, per quanto possibile, non ha del tutto abbandonato) ma anche di squilli importanti su strada, tanto che un Liberazione ed un titolo italiano Under 23 vinti in maniera perentoria nel 2011 gli avevano spalancato subito le porte del professionismo.

Da allora sono passati quasi tre anni e davanti a noi c'è un atleta che pare già dotato di una straordinaria maturità, al punto da diventare una sorta di uomo per tutte le stagioni: lo inserisci nel treno deputato a lanciare gli sprint di Mark Cavendish, dove conta tantissimo l'esperienza che di norma solo professionisti già ben scafati dovrebbero possedere, e sa fare il suo menando trenate poderose. Lo porti in Belgio, dove il ciclismo è religione e le gare rispecchiano uno stile di vita dominato in tutto e per tutto dalle due ruote, e lo trovi pimpante e svelto ad attaccare sui muri, a fare selezione o a gettarsi nell'azione giusta, per fungere da ideale sostegno a sua maestà Tom Boonen. Aggiungiamo a questo anche una vittoria, una prima di quelle che non si scordano mai nel vero senso della parola, in una tappa di quella corsa chiamata Tour de France, dove tutti sognano fin da bambini di essere protagonisti, ed avremo un reale quadro d'insieme che spinge a guardare al futuro con piacevole fiducia.

L'abbiamo incontrato in quel di San Benedetto del Tronto, prima della partenza della cronometro conclusiva della Tirreno-Adriatico, e subito dalle sue prime parole non si poteva non essere colpiti da quell'umiltà che è necessaria se si vuole arrivare realmente ai vertici un giorno neppure tanto lontano: «Il mio obiettivo è quello di crescere bene e fare ulteriore esperienza - ci spiega subito - cercando poi di avere delle possibilità personali». Esordio dialettico che ci porta subito a toccare l'argomento delle classiche belghe, dove pure le performance sono state ottime, sia all'Omloop Het Nieuwsblad, sia soprattutto nella Kuurne-Bruxelles-Kuurne, in cui la sua straordinaria abnegazione è stata un fattore determinante per il terzo trionfo di Tom Boonen: «Le corse in Belgio - continua Trentin - necessitano di una grande esperienza per poter arrivare davanti, partendo dalle corse d'esordio per poi giungere fino al Giro delle Fiandre e alla Parigi-Roubaix. Sicuramente occorre imparare a saper limare, stare davanti, risparmiare energie, muoversi al momento giusto. Ci sono un milione di fattori che quindi fanno in modo che si vinca o si perda una corsa».

Venendo alla stretta attualità, la bella vittoria di Mark Cavendish a Porto Sant'Elpidio («in cui abbiamo fatto un treno da manuale», sottolinea) è stata sicuramente il modo migliore per far innalzare l'autostima in vista dell'appuntamento clou del mese di marzo, costituito dalla Milano-Sanremo di domenica prossima. Classicissima in cui un'Omega Pharma-Quick Step già molto forte si presenterà al via ulteriormente rafforzata: «Ci saranno degli innesti importanti come Tom Boonen e Zdenek Stybar - ci anticipa Matteo - per cui saremo una squadra che sulla carta potrà dire la sua in ogni occasione, sperando che poi la realtà rispecchi le previsioni».

Non succede a tutti, del resto, di poter vantare due capitani del calibro di Cavendish e Boonen ma anche qui Trentin ci fa notare come la diversità caratteriale non infici assolutamente le qualità, poiché «ognuno ha il suo carattere ed è diverso dall'altro, tuttavia sono due grandissimi campioni». Atleti che, per forza di cose, costringono a mettere da parte le ambizioni personali ma l'essere gregario di simili corridori tuttavia al momento non rappresenta affatto un problema per Matteo, che con estrema umiltà continua a ribadire l'importanza della propria crescita in ottica futura: «Non ho obiettivi particolari a livello di risultati. Un corridore con le mie caratteristiche può reputarsi soddisfatto se riesce ad essere davanti nelle varie gare. Bisogna crescere pian piano, iniziando magari a puntare ad obiettivi meno esigenti per poi puntare a qualcosa di più ambizioso, se se ne hanno le qualità. Andare quindi avanti step by step, senza sbilanciarsi troppo con dichiarazioni avventate».

Piedi ben piantati in terra quindi e tanta voglia di continuare a far bene e meritarsi la piena fiducia del team. Basi ben concrete quelle di cui dispone Matteo Trentin, che andando avanti di questo passo ci arriverà eccome a prendersi la sua personale laurea nell'università del ciclismo.

Vivian Ghianni

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