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Tirreno-Adriatico 2014: È di Pelucchi il pugno più forte - Matteo vince su Démare e Greipel. Caduto Kittel, Cavendish lontano | Cicloweb

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Tirreno-Adriatico 2014: È di Pelucchi il pugno più forte - Matteo vince su Démare e Greipel. Caduto Kittel, Cavendish lontano

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Matteo Pelucchi vince a Cascina, Arnaud Démare alle sue spalle si rammarica per la sconfitta © BettiniphotoQuando una cosa è bella non bisogna aver paura di dirlo, e la volata di Matteo Pelucchi a Cascina è stata bella. Bella davvero, per tutta una serie di motivi, non ultimo il fatto che il nome del suo autore fosse citato, negli elenchi degli sprinter presenti alla Tirreno-Adriatico, alla voce "altri". Ci sono Cavendish e Kittel, Greipel e Démare, e tra gli italiani Modolo e Colbrelli, eccetera eccetera: ecco, in quell'eccetera era annoverato anche Pelucchi, che oggi si è presentato al mondo del ciclismo maggiore in tutto il suo splendore. 25 anni, proveniente da Giussano, il corridore della IAM Cycling ha avuto fin qui una carriera particolare, tra i pro'.

Non ingaggiato da un top team italiano al passaggio al professionismo, il lombardo si era accasato alla Geox nel 2011, e con quella maglia aveva vinto la sua prima corsa, la Clásica de Almería. Dopodiché, chiuso il sodalizio guidato da Mauro Gianetti, Matteo ha deciso di emigrare: una stagione nella Europcar (con un paio di affermazioni in terra di Francia), quindi altro cambio di casacca e approdo, lo scorso anno, alla nuova IAM. È stata, quella del 2013, una stagione di transizione sia per la squadra che per i suoi corridori, e Pelucchi non ha fatto eccezione, facendo capolino diverse volte negli ordini d'arrivo di giri di seconda fascia, ma non perdendo l'abitudine al timbro della vittoria (una tappa al Circuit de la Sarthe).

Il 2014 si presentava come un primo anno di svolta per la formazione svizzera, che si è rafforzata e ha iniziato a raccogliere inviti per gare più importanti; ma purtroppo un mese fa la squadra è stata sconvolta dalla morte di Kristof Goddaert, caduto in allenamento e investito da un bus in Belgio. Caso vuole che l'ultimo tweet inviato dallo sfortunato Kristof, lo scorso 13 febbraio, fosse indirizzato proprio a Pelucchi: "@Pelucchi_Matteo vai a letto amico, domani multo importante #dohacorniche #italiansdoitbetter". Non è invece casuale che Matteo, esattamente un mese dopo, dedichi la sua vittoria a Goddaert.

In tre anni non ha ancora partecipato a un grande giro, Pelucchi, ma quest'anno potrebbe esordire addirittura al Tour de France (per il quale la IAM ha ricevuto una wild card). Di sicuro il suo impegno in questi mesi sarà tutto volto a convincere i suoi direttori sportivi a dargli una maglia per la Grande Boucle; anche se per quella, azzardiamo, potrebbe bastare già il capolavoro di oggi, in una gara in cui il giussanese ha dimostrato non solo di poter competere coi migliori sprinter sulla piazza, ma pure di poterli battere.

La frazione, la seconda della Tirreno, era partita da San Vincenzo già con una fuga (animatasi al km 2): Alex Dowsett, Daniel Teklehaymanot, David De La Cruz e i nostri Marco Canola e Davide Malacarne rappresentavano un quintetto troppo ben assortito perché il gruppo lasciasse troppo spazio: con una esemplare collaborazione tra i team dei principali velocisti (lèggasi: Omega Pharma per il leader Cavendish; Giant per Kittel; Lotto per Greipel), i battistrada sono stati tenuti a non più di 5' di distanza. Canola ha speso la sua giornata per sprintare sui tre Gpm previsti dal percorso (salitelle di poco conto) e per conquistare così la maglia verde di migliore scalatore: vedremo come la difenderà nei prossimi giorni.

Dowsett aveva invece intenzioni più bellicose, e si è lanciato per due volte verso i traguardi volanti di Cenaia e Uliveto Terme; nella seconda occasione, visto che mancavano poco più di 30 km alla fine, e che il gruppo era dato in forte rimonta (3' circa il margine degli attaccanti a quel punto), il britannico della Movistar ha deciso di proseguire tutto solo, lasciando al loro destino gli ex compagni di fuga. Sia loro che lui, in ogni caso, erano destinati ad essere ripresi dal plotone: Dowsett è stato risucchiato a 7 km dalla conclusione.

Poco prima, ai -13, una caduta aveva coinvolto diversi corridori: Santaromita, Devolder, Grivko, Willems, Machado, Cataldo, Lutsenko, Guarnieri, De Clercq; e Jurgen Van den Broeck, che è quello che ne è uscito peggio: ha riportato un taglio al ginocchio, ha poi portato a termine la tappa ma domani non ripartirà (comunque la somma delle cadute in carriera per il belga inizia a diventare astronomica). Nel momento di incertezza successivo al capitombolo, qualcuno ha provato a evadere (nella fattispecie, Belkov), ma tutto s'è ricompattato nel giro di pochi chilometri.

La Tinkoff ha lavorato fino ai 3 km per tenere davanti Contador (che non voleva ovviamente correre rischi rimanendo intruppato in mezzo al gruppo), e ai 2.6 km abbiamo perso un protagonista annunciato dell'imminente sprint: Marcel Kittel è infatti caduto su una rotonda, reagendo in malo modo nei confronti della sua bici (scaraventata con immane rabbia sull'asfalto). I rivali del tedesco rimanevano invece in lizza: ci rimaneva il suo connazionale Greipel, malgrado qualche carenza d'intesa col proprio treno; e ci rimaneva Cavendish, che però a sua volta non dimostrava di avere una buona presenza di spirito in testa al gruppo.

E infatti l'uomo di Man non ha praticamente nemmeno sprintato (ha chiuso lontano, al 17esimo posto), trovandosi chiuso o a corto di benzina nelle gambe. È stata la FDJ (dopo qualche trenata dei Lampre) ad apparecchiare tavola per quella che sperava essere una portata sostanziosa preparata dallo chef Démare. Il francesino ha anche fatto il suo, scegliendo la linea migliore per sprintare (verso il lato sinistro della strada, assecondando una semicurva verso sinistra, appunto), e prendendo la testa della corsa all'approssimarsi della linea d'arrivo.

Ma nella bagarre del finale (non s'è più visto un treno nell'ultimo chilometro, ognuno ha fatto da sé), oltre a diversi corpo a corpo (Sagan contro Greipel, Modolo contro Bennett), abbiamo ammirato anche la caparbia volontà di Pelucchi di assicurarsi una delle ruote migliori della compagnia: quella di Greipel, il quale, appena finito di fare a spallate con Sagan, s'è lanciato a centro strada, ma è stato superato a destra proprio dall'irresistibile spunto di Pelucchi. Il quale ha affiancato la linea di Démare (che sprintava dall'altra parte), e ha finito col prevalere sotto lo striscione, per lasciarsi poi andare a un'esultanza incontenibile quanto breve.

Al secondo posto, Démare (dando un bel pugno al manubrio) ha preceduto Greipel, mentre Bennett, 23enne neopro' irlandese della NetApp, ha colto un buon quarto posto davanti a Sagan, Appollonio, Fortin, Modolo, Hurel e Sbaragli. La classifica non cambia più di tanto, Cavendish è sempre leader con lo stesso tempo di Kwiatkowski, Urán e Renshaw; a 2" c'è Petacchi, a 3" Tony Martin, a 11" gli Orica, con Santaromita a chiudere la top ten.

Domani potrebbe esserci qualche buco nel finale, visto che l'arrivo della terza tappa (Cascina-Arezzo, 210 km) è su uno strappetto di quasi un chilometro al 5%: di sicuro qualche sprinter perderà contatto, così come è sicuro che ci sarà il tentativo di vincere da parte degli uomini da classiche. Osservato speciale, come sempre in questi casi, Peter Sagan.

Marco Grassi

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