Diario d'Algeria: Tappa infernale e oggi salita - Marco Fiorilla in gara al Tour d'Algerie. Per fortuna niente cadute
Versione stampabileUn dilanio. La tappa di oggi si è rivelata un inferno. Doveva essere la più semplice dal punto di vista altimetrico, la tappa di trasferimento. Invece il vento e la lunghezza del percorso ritoccata per eccesso, e che eccesso, hanno trasformato questa terza tappa in un'esperienza che mi ha messo a durissima prova.
Non sono riuscito a captare nessuna canzone nelle mie orecchie perché sin dall'inizio tra ventagli e cadute sono stato costretto a sforzi inauditi e a folli inseguimenti. Quando riesco a rientrare sul gruppo immagino che abbiamo già percorso 100 km ma invece sono solo 65. Un duro colpo al mio morale e alle mie gambe che comunque trovano sollievo in fondo al gruppo in una fase di rilassamento generale con il Velo Club Sovac a tirare per riprendere una fuga mai vista partire.
Già so che più avanti ci sarà una zona di saliscendi col vento laterale e contrario. Il ritmo sale e dovrei recuperare posizioni ma si sta troppo bene in coda. Ci sono pure le tre maglie di leader attorno a me, loro però con i gregari e qualche bella pedalata ce la faranno ad andare in testa senza problemi. Io no. Mi lascio cullare dolcemente nelle ultime posizioni consapevole che arriverà il momento in cui dopo 3 o 4 frustate dovrò arrendermi. E succede proprio questo. Riesco a salvarmi una, due, tre o anche quattro volte (non ricordo), poi mollo e aspetto chi già ha alzato bandiera bianca prima di me.
Secondo i nostri calcoli mancano circa 10 km all'arrivo ma non si vede nessun segnale. Sappiamo di farcela e procediamo a un ritmo regolare con un vento fortissimo che spacca le gambe. A un certo punto leggiamo una scritta sull'asfalto: -20 km. Asiatici, europei, africani e sauditi ci uniamo in coro con una unica parola: "Noooo!". All'arrivo avremo accumulato circa 11' di distacco ma sono dati che scopro solo prima di andare a dormire. L'ordine di arrivo, la classifica e il nome del vincitore di giornata per i corridori come me sono l'ultima cosa a cui pensare.
Il mio pensiero fisso all'arrivo in hotel è il letto e il cibo. Per fortuna non c'è da pensare ad altro perché Charlie, il direttore sportivo e meccanico del team, ogni mattina mi farà trovare la bici in condizioni perfette (mentre sento sempre strani scricchiolii dalle bici dei rwandesi che avevo tanto ammirato per la loro organizzazione); e la stanza di Joseph, il massaggiatore, è sempre aperta fino a tardi per prendersi cura delle nostre gambe e delle nostre ferite. Quasi tutti noi Greens finora abbiamo assaggiato infatti l'asfalto. Tutti tranne io e Christian. Spero di non dovere aggiornare la statistica domani dopo l'arrivo in salita a Santa Cruz, preceduto da altri GPM con "descentes dangereuses avec virages", come recita il Garibaldi algerino.