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Volta ao Algarve 2014: Modolo non passa, Cavendish bagna il 2014 - Volata anche in Andalusia: vince Hofland

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Mark Cavendish ottiene la prima vittoria stagionale, Sacha Modolo è quinto © BettiniphotoIn questo primo mesetto di gare abbiamo visto già vincere tanti e tanti corridori di spicco, a partire dagli uomini da grandi giri (Froome, Contador, Valverde, Evans, Porte, Quintana, Betancur) proseguendo con quelli da classiche (Ulissi, Gerrans, Phinney, Boonen, Terpstra, Kwiatkowski, Sagan), finendo con la categoria dei velocisti (Greipel, Kittel, Degenkolb, Démare, Bouhanni, Coquard, Kristoff, Ciolek, Modolo, Nizzolo...); posto che per quel che riguarda le prime due categorie mancano all'appello diversi big, è nella terza che, fino ad oggi, luccicava un'assenza davvero pesante: quella di Mark Cavendish.

Diciamo pesante perché uno sprinter, soprattutto nelle prime gare dell'anno (che altimetricamente spesso non sono trascendentali), ha tante occasioni per andare a segno. Il britannico invece s'è lasciato passare davanti al naso due intere corse a tappe (Tour de San Luis e Dubai Tour) e quasi una terza (Volta ao Algarve) senza - non diciamo vincere - neanche mettere la ruota in una top ten. Migliori risultati per lui finora, un 13esimo e un 18esimo posto al San Luis (oltre a due discrete cronometro proprio a San Luis - 20esimo - e l'altro giorno in Portogallo).

Oggi però Cavendish ha risolto la questione centrando il primo successo stagionale, prima che qualcuno calcasse troppo la mano sul fatto che il ragazzo s'era presentato ai nastri di partenza della stagione forse con qualche chiletto ancora da smaltire. A Vilamoura ritroviamo il Mark più noto, ovvero quello che alza le braccia sotto uno striscione d'arrivo: primo davanti a un paio di francesini super (Arnaud Démare e Bryan Coquard), al redivivo José Joaquín Rojas e a un Sacha Modolo che recrimina per non aver trovato lo spazio, tra Cavendish e le transenne, per passare. Il veneto giura che avrebbe avuto gambe sufficienti per superare l'inglese, ma tant'è, in una volata bisogna anche essere sapienti nel prendere e difendere le posizioni, e al limite (senza esondare nel penale) nel chiudere i varchi agli avversari.

La quinta e ultima tappa della Volta ao Algarve era partita con un colpetto di quel diavolo di Kwiatkowski, il quale si trovava dalle parti del traguardo volante di Vila Real de Santo António, appena 10 km di gara, e ha deciso - giacché c'era - di sprintare e di prendersi i 3" d'abbuono. Così, giusto per allontanare un po' i rivali di classifica (i quali però oggi non avevano terreno per attaccare seriamente il leader della generale).

Si è dovuto aspettare il km 41 per veder partire la fuga del giorno, composta da Garikoitz Bravo, Ángel Madrazo, Delio Fernández, Jan Barta, Francisco Moreno e Óscar Pujol; fuga di poco spessore, non tanto per i volenterosi che l'hanno animata, quanto per il poco spazio che il gruppo ha lasciato loro: appena 2'17" il loro vantaggio massimo (toccato al km 65, a 90 dalla conclusione), e una lunga fase interlocutoria nella quale il plotone li ha tenuti lì a poche decine di secondi, pronto a riassorbirli non appena i tempi fossero stati maturi.

Quel momento è giunto ai -14 dal traguardo, sul veloce circuito di Vilamoura (lungo 11.9 km, è stato ripetuto 4 volte), prima di un'ultima tornata percorsa a rotta di collo fino allo sprint che, come detto, ha premiato Cavendish e ha visto piazzarsi bene anche Danilo Napolitano (settimo) e Alessandro Petacchi (11esimo dopo aver lanciato lo sprint al capitano della Omega Pharma).

La classifica si chiude con l'incontestata vittoria di Michal Kwiatkowski davanti ad Alberto Contador (19" il suo distacco) e Rui Costa (32" per lui). A seguire, Geniez a 1'13", Kelderman a 1'32", Rubén Fernández a 1'33", Eduard Prades e Chris Horner a 1'35", Simon Spilak a 1'41" e Edgar Lemos Pinto a 1'42". Il primo italiano lo troviamo al 16esimo posto, si tratta di Adriano Malori, distanziato di 2'13" da Kwiatkowski.

Volata in Portogallo, volata nella vicina Andalusia. L'ultima frazione della Ruta del Sol prevedeva sì qualche salita lungo il tragitto, ma lontano dal traguardo e quindi in posizione poco strategica per permettere agli avversari di Valverde (dominatore assoluto della gara, con tre vittorie di tappa nelle prime tre frazioni) di pensare a qualche assalto alla diligenza.

Ad ogni buon conto, a 17 km dal via da Ubrique, sulle prime rampe del Puerto del Boyar, 9 coraggiosi si sono dati appuntamento per andare in fuga. Si trattava del polacco Adrian Honkisz, degli olandesi Laurens Ten Dam e Tom Dumoulin, del danese Jakob Fuglsang, del colombiano Julián Arredondo, degli spagnoli Amets Txurruka e Javier Mejías, del tedesco Linus Gerdemann e del belga Tim Wellens. Una simile composizione dell'azione rendeva abbastanza necessario che il gruppo vigilasse, visto che non mancavano, lì davanti, uomini in grado di tener duro sulla distanza, qualora la fuga avesse preso un buon margine.

Ma la fuga, ahiloro, quel buon margine non l'ha preso: solo 2'50" il vantaggio massimo (toccato al km 70, a 90 dalla conclusione), dopodiché Honkisz s'è staccato sul Puerto Las Abejas (ai -64), la Movistar ha tirato un po' il gruppo limando il distacco dai primi, e infine, a 36 km dal traguardo, quando quel distacco era sceso a 1'17", Fuglsang e Dumoulin hanno rotto l'accordo tra i battistrada, proponendosi in contrattacco. Addirittura Dumoulin (parliamone: 23 anni, secondo nel cronoprologo, in evidenza l'anno scorso soprattutto tra campionati olandesi ed Eneco Tour) ha staccato il collega, rimanendo da solo ai -31, e riguadagnando fino a 1'55" sul gruppo che intanto andava a riprendere gli ex fuggitivi.

L'intervento della Sky e soprattutto della Belkin è risultato determinante perché il gruppo tornasse a guadagnare terreno; e il buon Dumoulin, che ai 15 km aveva ancora 1' di vantaggio, ha esaurito le energie, venendo risucchiato a poco più di 5 km dalla conclusione. Il tempo di riprendere Tom, e il gruppo si è lanciato verso lo sprint. I più lanciati di tutti sono stati gli uomini della Topsport, in testa a blocco (come si suol dire) e talmente forti nella loro azione che, dopo un passaggio rapido su un paio di rotonde, a circa un chilometro e mezzo dalla fine, hanno frazionato il plotone.

Alle spalle degli scatenati Topsport, giusto una decina quelli che non hanno perso le ruote, e meno della metà quelli realmente veloci, tanto da disputarsi lo sprint: Moreno Hofland, tra questi, ha compiuto un piccolo capolavoro, visto che ha dovuto sprintare due volte: la prima, ai 600 metri, per chiudere un ulteriore buco che i Topsport stavano aprendo: Theuns e Van Asbroeck, impegnati a tirare fortissimo per favorire il compagno Van Bilsen, stavano continuando a sparpagliare avversari, e il solo Nikias Arndt era riuscito a rimanere con loro; Hofland, per l'appunto, ha fatto uno sforzo per rientrare pure lui in quel quintetto magico.

Dopo Theuns, Van Asbroeck è passato a tirare ai 400 metri, e i ragazzi della formazione belga si sono resi conto di come si possa essere sgangheratamente lunghi, nella propria azione, anche in una volata a ranghi tanto ristretti. Van Bilsen, forse colto dall'ansia di non farsi anticipare, si è lanciato ai 250 metri, decisamente troppo per resistere al ritorno degli avversari superstiti (anche perché il belga - al contrario di Cavendish nell'altra corsa - ha lasciato ampio spazio per farsi passare da un lato e dall'altro): Arndt si è infilato alla sinistra di Van Bilsen, superandolo a ridosso delle transenne e forse inducendolo anche a perdere una pedalata. Più forte ancora emergeva a centro strada Hofland, che è andato a vincere nettamente davanti al corridore della Giant e a quello della Topsport. A seguire, i compagni di quest'ultimo (Van Asbroeck, Theuns) e al sesto posto il migliore degli italiani, Davide Viganò (che ha preceduto Boasson Hagen, Jon Izagirre, Hoelgaard e Valverde).

Il capitano della Movistar, decimo al traguardo (per dimostrare quanto sia stato attento a non farsi sfuggire alcuna fase della corsa, ha addirittura guadagnato secondi in classifica, nei frazionamenti del finale, e chiude la Vuelta a Andalucía con 31" su Porte, 33" su Luis León Sánchez e Jon Izagirre, 43" su Kangert, 55" su Mollema, 1'02" su Degand, 1'06" su Navarro, 1'13" su Scarponi e 1'24" su Luis Ángel Mate, premiato dall'organizzazione con tanto gazpacho quanto pesa (70 chili, pare) in qualità di miglior corridore andaluso della classifica.

Dopo questa bella infornata di corse questa settimana (si è gareggiato in Oman, in Portogallo, in Spagna e pure in Francia nel week-end, nel Tour du Haut Var dominato da Carlos Betancur, oggi secondo dietro a Moinard dopo aver vinto ieri la prima tappa), nella prossima gli impegni si diradano assai: solo mercoledì 27 prenderà il via il Tour de Langkawi, prima che il week-end veda (oltre ai Mondiali su pista a Cali in Colombia) il via della stagione belga su strada (s'è appena chiusa quella del ciclocross, proprio oggi, e dietro l'angolo abbiamo Het Nieuwsblad e Kuurne-Bruxelles-Kuurne) e di quella svizzera (col GP di Lugano domenica), con contorno di altre gare in Spagna (Murcia, Almería) e in Francia (Drôme Classic).

Marco Grassi

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