Dubai Tour 2014: Phinney giganteggia tra i grattacieli - SuperTaylor, Malori 7°, Pozzato-Nibali nei 20
- Dubai Tour 2014
- BMC Racing Team 2014
- Garmin - Sharp 2014
- Adriano Malori
- Alejandro Valverde Belmonte
- Fabian Cancellara
- Filippo Pozzato
- Joaquim Rodríguez Oliver
- Lasse Norman Hansen
- Marcel Kittel
- Mark Cavendish
- Peter Sagan
- Peter Velits
- Rui Alberto Faria da Costa
- Ryder Hesjedal
- Stephen Cummings
- Taylor Phinney
- Thor Hushovd
- Tony Martin
- Vincenzo Nibali
- Uomini
Taylor Phinney va ormai per i 24 anni, ha iniziato la sua quarta stagione da professionista e si è probabilmente reso conto, dopo un 2013 quasi da dimenticare, di essere arrivato al punto di dover dar sostanza a un palmarès fin qui meno corposo del suo talento. Ha cambiato pettinatura, il simpatico americano, ispirandosi - dice - a Kittel per un ciuffo che sfida la legge di gravità, ma in questo inverno non si è limitato a scolpirsi la chioma: evidentemente ha pure pedalato, tanto e bene, visto che ha iniziato a raccogliere frutti in una fase della stagione molto precoce, come mai prima gli era capitato.
Secondo (battuto da Malori) nella crono del San Luis, pochi giorni fa, oggi Taylor s'è preso una sonora rivincita, imponendosi nella prima tappa del nuovo Dubai Tour, 9.9 km contro il tempo, percorsi non sulle bici da specialisti, ma su quelle normali; e ciò ha avuto senz'altro un peso nell'esito della gara, perché se forse Phinney avrebbe vinto ugualmente (lo azzardiamo considerando la distanza che ha messo tra sé e gli altri), magari il resto del podio sarebbe stato un po' diverso.
Il primo a stampare il tempone, sui larghi viali di Dubai, all'ombra di immensi grattacieli (al passaggio davanti al Burj Khalifa, di gran lunga l'edificio più alto del mondo coi suoi 829.8 metri - antenna compresa - si prendeva l'intertempo), è stato Stephen Cummings, che ha fermato i cronometri sui 12'17", prova che ha anticipato di qualche minuto la discesa in strada di Phinney (partito presto per evitare il vento); che per la BMC (squadra d'appartenenza dell'uno e dell'altro) fosse un'ottima giornata, l'ha confermato il tempo di Taylor, 12'03", risultato largamente irraggiungibile da tutti quelli che hanno gareggiato dopo.
Adriano Malori, molto atteso dopo la vittoria in Argentina, non è andato al di sotto di 12'35", tempo che nel momento della sua prova gli valeva il terzo posto, e che alla fine gli ha assicurato la settima posizione. Si sono via via interposti tra i primi due (anche Cummings non è stato più superato da altri, dopo essere stato scavalcato dal compagno di squadra) e Malori 4 uomini: il primo è stato Cancellara, che con 12'28" non è andato certo vicino a insidiare la vittoria di Phinney.
Poco dopo è stato però Lasse Norman Hansen a fare sensazione, con un 12'19" che l'ha lanciato in zona podio: per lui che, proveniente dalla pista (è l'Olimpionico in carica dell'Omnium), è all'esordio nel professionismo (la Garmin del sempre lungimirante Vaughters l'ha messo sotto contratto), la prima gara stagionale porta in dote già un bellissimo risultato. Non tanto perché alla fine si è piazzato terzo, quanto perché si è lasciato alle spalle fior di mostri sacri della specialità. Per uno che, come il danese, si appresta (martedì prossimo) a compiere 22 anni, non è poco.
Quindi è stato Peter Sagan a firmare un buon tempo (12'34", 1" meglio di Malori), ma tutti attendevano che fosse il Campione del Mondo a cronometro Tony Martin, ultimo a partire (subito dopo il Campione del Mondo in linea Rui Costa) a rimettere tutto a posto con una prova - si immaginava - all'altezza della fama del tedesco. E invece - ed ecco qui il peso dell'utilizzo delle bici normali - il corridore della Omega Pharma si è dovuto accontentare del quarto posto, con un 12'25" che gli permette sì di sopravanzare il classico rivale Cancellara, ma che lo tiene ai margini del podio. Va detto che anche lui avrebbe voluto anticipare la partenza per il fattore vento, ma gli organizzatori ci tenevano a far gareggiare per ultimo l'iridato di specialità.
Ricapitolando, Phinney-Cummings-Hansen-Martin-Cancellara-Sagan-Malori. I distacchi inflitti da Taylor potrebbero anche permettergli di portare a casa la corsa, se nei prossimi tre giorni non si distrarrà e se sulla salitella della terza tappa non perderà terreno. Le varie ruote veloci presenti nella classifica medio-alta potranno pure scatenarsi nella caccia all'abbuono, ma il tempo che dovrebbero recuperare è considerevole: 31" Sagan, 38" Kittel, 54" Cavendish, addirittura 1'14" Hushovd. Troppo.
Quanto ai "classicomani", se Cancellara è a 25" da Phinney, un discreto Pozzato (12esimo al traguardo) è a 40": ci sarà spazio, nella terza tappa (quella altimetricamente più insidiosa), per provare a far saltare il banco? Tutto da dimostrare...
Sul versante degli uomini da gare a tappe, se Peter Velits (decimo a 37") è il migliore della categoria (a conferma dell'ottima giornata per i BMC), è tutta da interpretare la prova di Nibali, soprattutto in rapporto al risultato del Tour de San Luis: Vincenzo ha chiuso al 18esimo posto a 44" dal vincitore, meglio di tanti altri colleghi da GT (Rui Costa 24esimo a 49"; Valverde 36esimo a 54"; Hesjedal 41esimo a 57"; Rodríguez 89esimo a 1'40"), ma una grossolana analisi dei tempi lascia qualche dubbio. Se ci parametriamo al Sudamerica, dove su una distanza quasi doppia il siciliano aveva pagato 1'14" al vincitore, qui avrebbe dovuto far qualcosa di meglio del suo 12'47". È vero che lì c'era una salitella, ma è anche vero che oggi, se si fosse corso su bici da crono, Phinney avrebbe potuto dare un distacco maggiore allo Squalo dello Stretto.
Se invece prendiamo come riferimento Malori, si passa dal 1'14" di distacco tra lui e Vincenzo a San Luis, ai 12" odierni. Dov'è la verità, quindi? Da nessuna parte, visto che siamo all'inizio della stagione ed è anche normale vedere grandi spostamenti prestazionali tra una corsa e l'altra.
Domani, tra Dubai e la zona di Palm Jumeirah, un piattone di 122 km fungerà da seconda tappa, e lo spettacolo dovrebbe concludersi con un volatone (ovvi favoriti: Kittel e Cavendish), ma occhio a eventuali folate e conseguenti ventagli, i quali potrebbero rivoluzionare una classifica - identica all'ordine d'arrivo - che a prima vista sembra ben poco ribaltabile.